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Wednesday, July 28, 2004

In Italia dilaga l'individualismo

Devo dire che da un po' leggendo i quotidiani salto le pagine di politica interna, soprattutto quelle sulla maggioranza. Se la storia non fosse la stessa da trent'anni sarebbero almeno roba buona sotto l'ombrellone, alla Tom Clancy. E poi sotto l'ombrellone neanche ci sto. A riprendere per un momento il filo però c'è di che disgustarsi. Non ricordo da anni un simile trionfo della concertazione vecchio stile. Cacciato Tremonti, questo governo si è affrettato a riunire la solita congrega di interessi, "forti" ma particolarissimi, per discutere la linea economica. Come finirà è scritto: il sacco delle casse dello Stato a danni di tutti noi che ci facciamo il q...
Per preservare questi interessi particolarissimi il piano è quello di sempre:
«Bisogna conservare lo Stato sociale – costruito quando abbondavano i bambini e l'età media era di dieci anni più bassa – Stato che, non essendo stato riformato, è tra i più costosi e inefficienti del mondo. Bisogna conservare un sistema pensionistico destinato al collasso, bisogna soprattutto conservare e aumentare la spesa pubblica, proprio quella corrente, fatta degli stipendi degli inamovibili dipendenti pubblici. Per farlo, questi difensori dell'interesse pubblico chiedono di alzare l'inflazione programmata, che poi si riflette in rincari per tutti. In compenso non si debbono ridurre le tasse, in modo che si possa continuare ad aumentare le maestre nelle scuole con meno allievi. Ormai i sindacati, in tutta Europa, sono forti solo dove si lavora meno, in alcune grandi fabbriche cogovernate dai consigli dei delegati, nel pubblico impiego e fra i pensionati (che non lavorano più). Quelli che lavorano di più, titolari e dipendenti delle aziende familiari o piccole e medie, giovani che si arrabattano nel mercato del lavoro flessibile del terziario, non trovano adeguata rappresentanza nel salotto buono della concertazione, né dalla parte sindacale né da quella aziendale».
«Un concerto di solisti», Il Foglio, 27 luglio 2004
Prevale la convinzione che sia "democratico" riunire e accontentare le più numerose rappresentanze sociali e d'impresa possibili, ma è un fatto innegabile che si tratta solo di una nuova "Camera dei fasci e delle corporazioni" di mussoliniana memoria. La democrazia rappresentativa è un'altra cosa: il governo eletto rappresenta per quattro o cinque anni l'interesse generale e porta avanti la sua politica in modo autonomo. Può essere impopolare, ma non sarà anti-popolare.

Non bisogna farsi troppe illusioni neanche sul nuovo ministro Siniscalco. Per quanto certo validissimo, mi pare che abbia più le sembianze del funzionario disciplinato e senza troppi grilli per la testa, più indirizzato a prendere ordini che non a sviluppare una politica autonoma.
Gli inganni però devono almeno cessare, le maschere venir via, e che si sappia una volta per tutte: il taglio delle aliquote fiscali - pilastro della politica tremontiana incentrata sullo sviluppo - è stato bloccato, dai poteri "forti" che hanno trovato valide sponde in An e Udc, non tanto per timore di sforare il tanto evocato patto di stabilità e di aggravare il deficit pubblico, ma perché quei soldi (i nostri soldi) devono essere elargiti a quegli interessi particolarissimi che quei poteri forti - e partiti come An, Udc, Ds - rappresentano. Berlusconi cosa crede di guadagnarci? I voti del ceto "improduttivo", come nella Prima Repubblica tornati ad essere decisivi. Fine del discorso.

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