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Sunday, July 18, 2004

Tutti contro tutti a Gaza. Il fallimento di Oslo...

... perché si è creduto in Arafat ignorando la questione democratica
«Si può guidare un governo se l'uomo che dovrebbe esserne il tutore, il presidente palestinese Yasser Arafat, fa di tutto per impedirgli di governare? Favorendo, con il suo comportamento irresponsabile, sequestri di persona, terrorismo, lotte fratricide, vendette incrociate, corruzione sfrenata?». Inizia così oggi la corrispondenza sul Corriere della Sera.

Gli uomini di Dahlan contro quelli di Arafat e i miliziani di Hamas contro entrambi. E' il caos a Gaza, l'anarchia, il crollo dell'Anp, la guerra civile. Arafat continua a tenere per sé casse e servizi di sicurezza, senza mai neanche aver cominciato l'applicazione della road map. La riforma della sicurezza che tutti chiedvano come premessa indispenabile ora viene varata in poche ore, ma ai vertici ci sono i fedelissimi del raìs. Scoppia la rivolta, armata e non. In migliaia hanno sfilato contro le nuove nomine: «No alla corruzione, sì alle riforme e al cambiamento», era lo slogan. Ora è giusto chiedersi dove siano finiti i miliardi di dollari di dieci anni di finanziamenti che dovevano servire ad amministrare un territorio poco più grande del Molise con una popolazione di 3 milioni di anime. E chi lo forniva, sapeva dove finiva questo denaro?
E' anche la fine di Arafat, annunciata già un paio di anni fa. Solo gli europei hanno preferito non vederla, continuando a puntare sulla sua leadership quando era palese a tutti, anche ai palestinesi, che questa era "il problema" e non "la soluzione". L'ennesimo segnale di impotenza del vecchio continente.
Di Arafat: un grande terrorista, ma un pessimo statista. E a pagare i suoi errori sono i palestinesi.

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