Due editoriali perfettamente contrapposti, quello di Carlo Cardia su Il Foglio, che partendo dall'insuccesso della Rosa nel Pugno sostiene che la laicità non sia un problema avvertito dai cittadini, e di Gian Enrico Rusconi, di tutt'altro avviso: «E' in gioco l'etica pubblica che è di interesse generale e che forze politiche del centrosinistra hanno eluso durante la campagna elettorale. Con reticenze e un po' di cattiva coscienza. L'etica pubblica si esprime laicamente in normative che non potranno soddisfare tutti i cittadini. Ma nessun cittadino deve trovarsi in posizione di svantaggio (o addirittura di sofferenza) perché non condivide le convinzioni di una presunta "maggioranza morale"».
Sotto la «mannaia ideologica dell'accusa di "relativismo" si è intimidito e stravolto il valore della pluralità degli stili morali di vita che è il modo concreto di realizzare il principio (condiviso apparentemente da tutti) della libertà di coscienza». La questione laica dunque «potrebbe esplodere in modo incontrollabile e distruttivo più di quanto non si sospetti».
La Rosa nel Pugno dovrebbe impegnarsi a dare un profilo più completo e riconoscibile all'etica laica. La laicità dei radicali non è certo anti-religiosa, non significa imbavagliare i vescovi o mettere in discussione minimamente la libertà d'espressione. Vuol dire abolire per il Vaticano, come per i sindacati o qualsiasi altra "corporazione", tutti i privilegi da parastato. Ma il concetto di laicità non va fatto valere solo nei confronti delle pretese confessionali, ma ovunque si manifesti il paternalismo di Stato e il moralismo legislativo.
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"La laicità dei radicali non è certo anti-religiosa, non significa imbavagliare i vescovi o mettere in discussione minimamente la libertà d'espressione. Vuol dire abolire per il Vaticano, come per i sindacati o qualsiasi altra "corporazione", tutti i privilegi da parastato."
Perfetto, oserei dire.
Ciao Paolo
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