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Thursday, April 13, 2006

Il buon nome e la faccia dei radicali della Rosa

All'articolo di ieri di Christian Rocca sul «fallimento» elettorale, «clamoroso e ampiamente meritato», della Rosa nel Pugno risponde con un serrato e puntuale intervento Daniele Capezzone: «Si continua a parlare di Silvio Berlusconi in modo a mio avviso astratto, come se "Berlusconi" fosse un'entità virtuale, un "luogo" non visitato e non visitabile, o, ancora di più, uno "spazio" a cui consegnare le proprie speranze».

Si potrebbe a questo punto obiettare che «l'attuale centrosinistra è ben lontano da un livello adeguato di volontà e - soprattutto - di capacità riformatrici e liberali». Vero, ma qui giungiamo al vero nodo. Il problema di certi commenti astiosi nei confronti dei radicali, quasi gongolanti per l'insuccesso della Rosa nel Pugno, è che scaturiscono da un retropensiero che andrebbe discusso. L'incontro con lo Sdi, e il conseguente apparentarsi con il centrosinistra, sarebbe stato un «errore». Chiariamoci allora: si rimprovera ai radicali l'insuccesso elettorale o un «errore» strategico? Sono due critiche diverse e spesso si cerca di far passare la seconda attraverso la prima.

Parlare di «errore» implica che tra diverse opzioni politiche, almeno due, tutte più o meno praticabili, i radicali abbiano scelto quella dalle minori prospettive. In questo caso si sottintendono tre opzioni: allearsi con il centrodestra; entrare nell'Unione, ma senza la coppia di fatto con lo Sdi; andare alle elezioni da soli. Chi volesse sostenere che la strada intrapresa si sia rivelata sbagliata, dovrebbe dimostrare la praticabilità di una alternativa, o sostenere addirittura che fosse preferibile l'inazione.

Nel centrodestra ogni spazio per i radicali era chiuso, ormai l'ha ammesso anche Berlusconi che, stando a quanto riportato dalle cronache, ha confessato il suo rammarico per aver sbagliato a non dedicarsi con più attenzione all'alleanza con i radicali, che ha riconosciuto essere determinanti. «Sapete - si è giustificato - che avevo contro l'Udc», e ha aggiunto che da «una serie di ambasciate d'Oltretevere si arguiva che da quelle parti un'alleanza del genere non sarebbe stata gradita». E se non è ingerenza questa! I radicali da soli sarebbero stati difficilmente accolti nell'Unione, come dimostra il veto alle regionali dell'anno scorso, e comunque ancor più ostracizzati. Di andar da soli neanche a parlarne (2001 docet).

Allora dai Rocca e dai Diaconale mi sarei aspettato editoriali post-elettorali che, pur continuando a elencare i motivi di compatibilità dei radicali con il centrodestra, molti condivisibili, puntassero l'indice nei confronti di Berlusconi e della miopia degli alleati, che hanno fatto di tutto - attraverso scelte politiche e candidature - per espungere non solo Pannella & Bonino, ma qualunque forza liberale e libertaria dalla coalizione.

Sento già balenare nell'aria l'obiezione. "E' naturale, se non ci fosse stata la deriva "laicista" dei radicali e se Pannella non avesse optato per una linea libertaria che esaltava i contrasti con il centrodestra..." Ma ammesso e non concesso che nella destra italiana non abbia cittadinanza un partito laico e libertario, non scordiamoci che da quando Berlusconi è sceso in campo, per tutti questi dodici anni, i radicali erano lì, con la loro «piattaforma elettorale liberale e liberista», pronti al dialogo, a fare tratti di strada insieme. Ricordiamo i referendum sull'articolo 18 e la separazione delle carriere, definiti «comunisti» da Berlusconi; il dialogo che vi fu per le regionali del 2000, un anno prima dalle politiche; i "contratti" con il governo che Pannella proponeva di stipulare su singole iniziative; e ancora, un anno fa, l'iniziativa dell'"ospitalità", l'ultima occasione non colta. C'è sempre qualcosa o qualcuno che convince Berlusconi che l'accordo "non conviene".

Nel frattempo, andrebbe ricordato che i liberali della CdL si sono guardati bene dallo spendere la loro autorevolezza per aprire uno spazio ai radicali, per convincere Berlusconi. Come pure andrebbe registrato che alcuni radicali la strada della CdL l'hanno tentata anche in queste elezioni, andando incontro a un fallimento sul quale non vedo altrettante attente analisi. I radicali "veri", così li ha chiamati Berlusconi, anche a volerli votare era persino impossibile trovarli, perché neanche quelli Berlusconi ha avuto la grazia di "ospitare". Così, i radicali che come Rocca non ce l'hanno fatta a votare le liste della Rosa chi hanno eletto al posto Pannella? L'operazione che Berlusconi ha compiuto con il movimento di Della Vedova è sotto gli occhi di tutti e l'avrebbe tentata anche con Pannella & Bonino: offrire qualche seggio, ma inglobare l'elettorato radicale in Forza Italia.

Ci troviamo d'accordo con Filippo Facci dunque, quando scrive che «quei commentatori che ora si compiacciono di un voto radicale giudicato comunque inferiore alle aspettative (forse le loro) personalmente mi paiono stucchevoli, e fanno il paio con chi ha fatto di tutto per mortificare ogni pulsione libertaria che pure nel centrodestra c'è, e continuerà a esserci. La sostanza è che a sinistra hanno Emma Bonino e noi Bruno Tabacci».

Riguardo la laicità, cadono in contraddizione Della Vedova & Co., che non riescono a vedere nel Vaticano, al pari dei sindacati, una corporazione che vive di privilegi, invece che una "lobby" legittima in un contesto liberale, come dovrebbe essere.

Ebbene, è comprensibile che il simpatizzante radicale visceralmente allergico a Prodi e alla sinistra non ce l'abbia fatta a sostenerne, seppure indirettamente, la vittoria. Rispetto a questi voti mancati Christian Rocca espone molte buone ragioni che sicuramente hanno determinato una parziale erosione di elettorato radicale degli ultimi 10-15 anni. E' stato sottovalutato l'impatto dello slogan statalista sulla scuola pubblica concesso allo Sdi ed erano fuori luogo i toni scontatamente anti-berlusconiani che a volte si sono sommati ai tanti cori già esistenti e, come si sa, controproducenti, senza aggiungere nulla in chiave "radicale".

Tuttavia, il politico ha il dovere di ragionare in altri termini: da una parte di percorrere le strade praticabili nelle condizioni date, dall'altra di fare tutto il possibile per convincere l'elettore delle ragioni della sua scelta. Fallire nel primo compito vuol dire commettere un «errore» strategico; fallire il secondo spiega un insuccesso elettorale. Ammettendo pure che si assolvano al meglio questi due compiti, rimangono variabili imponderabili.

Il risultato della Rosa è nettamente deludente, perché la percentuale del 2,5 per cento è inferiore alla somma degli zoccoli duri radicale e socialista, ma non credo che sia composto da voti socialisti. Se soprattutto al Nord i radicali hanno perso i voti dei loro simpatizzanti più liberisti, anche i socialisti al Sud hanno disatteso le aspettative. Le indubbie doti da vero combattente di Berlusconi e la totale incapacità di Prodi nelle ultime fasi della campagna, giocate proprio sui temi sensibili a molti radicali, non hanno sicuramente giovato.

Tuttavia, non si può disconoscere il risultato positivo del ritorno dei radicali in Parlamento con un numero di seggi cui da tempo non erano abituati. Di una necessità "disperata", grazie alla loro abilità politica, hanno fatto virtù e speranza concreta, di nuovo sfuggendo alle maglie della partitocrazia. Alla Rosa nel Pugno si possono fare mille contestazioni, ma occorre riconoscergli di aver saputo, in questi mesi, aprire nel centrosinistra contraddizioni laiche e liberali - sia nei confronti del compromessino storico Ds-Margherita, sia della sinistra comunista - che nessuna forza liberale ha saputo aprire nel centrodestra. Ora la sfida è se sapranno tenere aperti questi fronti anche con la loro attività parlamentare. Qui si giocano il nome e la faccia. Vogliamo scommettere?

11 comments:

Anonymous said...

alla luce dei risultati elettorali la principale accusa che si muove ai Radicali è di aver fatto vincere una coalizione in cui non hanno peso visto che al senato non hanno eletto nessuno e alla camera i loro voti non sono determinanti grazie al premio di maggioranza.

sono contento che tornino dei Radicali in parlamento e spero che siano davvero i "giapponesi di Prodi" ma non si può che rimanere delusi a vedere dei liberali liberisti, dei Radicali, essere determinanti per la vittoria di una coalizione statalista anti americana ecc ecc il tutto senza ricevere in cambio niente, è questo il punto:

cosa è realmente possibile sperare di ottenere nell'Unione, questa Unione, con questi rapporti di forza, sulle tematiche Radicali?

si è arrivati all'assurdo che i Radicali per veder promosse parte delle loro aspirazioni vedendo l'impossibilità di entrare nella CDL, avrebbero fatto meglio a correre da soli, è assurdo, ma è ancora più assurdo la Bonino alleata con Diliberto...

P.S. arrivano i primi riconoscimenti per il governo Prodi... da hamas
E' questo il posto dei Radicali?

Anonymous said...

Il vero dato - totalmente inatteso - che queste votazioni offrono è che la Cdl non ha alcun bisogno dei radicali. Nella sua dabbenaggine politico-organizzativo-culturale, il centrodestra non ha presidiato a dovere i fronti caldi del "ballot raising", cioè non ha neutralizzato le liste civetta come quella di Panto in Veneto o quella di Musumeci in Sicilia. Con quelle migliaia di voti in più, il cdx si sarebbe dimostrato maggioranza strutturale del paese. I radicali, secondo la mia modesta opinione, stanno bene dove stanno.

Anonymous said...

A mio parere la performance della RnP è stata fenomenale. Non scherzo.

Addirittura il 2,5% ! Personalmente, li davo poco sotto il 2%. Perché avere tra le proprie fila il politico più sopravvalutato di sempre, tal Capezzone Daniele, il suo indubbio handicap lo porta.

Poco male. Ben venga una robusta pattuglia della RnP alla Camera. Daranno battaglia su temi veri del liberalismo: la scuola pubblica, in primis. Peccato che al Senato, vista la loro assenza, qualsivoglia proposta rivoluzionario-liberale che i Nostri presenteranno alla Camera si arenerà per colpa di quei 154 senatori statalisti dell'opposizione, che invece vorrebbero più scuola privata e meno pubblica. Dura la vita per il liberale vero.

Vero Jim?

Nico Valerio said...

Mai sospettato che Rocca sia un po', come dire, sopravvalutato?
E' il demi-monde dei blogger che lo ha incensato. In realtà è solo un giornalista. Un giornalista che vuole continuare ad avere successo e come Bel Ami va dove spira il vento. Da Montanelli in poi, mai conosciuti giornalisti davvero bastian contrari: non lavorerebbero. La loro abilità (vi ricordate della rubrica "L'Anti-italiano" dell'italiano tipico Bocca?)è fare ad intendere di essere diversi, emarginati. Tutto ufficio stampa... E quelli del Foglio non fanno eccezioni. Se io volessi scrivervi, per esempio (già provato), non potrei.
Basta con questi finti alternativi, davvero radical chic, ma col portafoglio molto conservatore...
Bisognerà un giorno scrivere il ritratto vero dei giornalisti del Foglio...

Nico Valerio said...

A Ismael, visto che ti leggo una volta tanto fuori casa, una domandina, mi devi spiegare perché al carissimo amico JimMomo indirizzi praticamente "lettere d'amore", mentre a me scrivi perfide letteracce...:-))
Mi rodo dalla gelosia...:-)
JimMomo, che dici, glielo riveliamo che abbiamo quasi sempre le stesse idee?

Anonymous said...

I radicali devono stare a sinistra, è la loro storia. Punto.

Anonymous said...

"Il risultato della Rosa è nettamente deludente, perché la percentuale del 2,5 per cento è inferiore alla somma degli zoccoli duri radicale e socialista, ma non credo che sia composto da voti socialisti. Se soprattutto al Nord i radicali hanno perso i voti dei loro simpatizzanti più liberisti, anche i socialisti al Sud hanno disatteso le aspettative."

Che dire, complimenti, siete riusciti a disgustare sia i vostri sostenitori (che di socialismo non vogliono neanche sentire parlare), sia i sostenitori dei socialisti, che giustamente non possono certo dare voti a liberali e liberisti.

Insomma, gli elettori che si sono rifiutati di votare per questa ammucchiata fallimentare hanno dimostrato che questa iniziativa era sbagliata.

Certo i radicali ora hanno qualche poltrona. O meglio qualche strapuntino.

Bella soddisfazione questo contentino, in fondo e' solo costato l'abbandono dei propri principi e la perdita di fiducia da parte degli elettori. Di che esserne proprio contenti. Auguro all'attuale dirigenza un destino tanto fecondo quanto quello che avra' l'Italia grazie all'esito di queste elezioni in cui nessuno ha prevalso e che in pratica bloccano tutto, esito che e' stato ottenuto anche per merito loro.

Unknown said...

Personalmente dissento sul fatto che oggi i radicali debbano stare a sinistra (perlomeno con questa sinistra che è tutto meno che "liberal").
E dico che l'errore l'ha fatto Berlusconi piegandosi all'UDC.
L'ho già detto nel mio blog, oltretutto alla CdL un pò di liberismo radicale avrebbe fatto solo bene.
Non dimentichiamo che c'è una forte destra sociale che alla fine è della forza di Bertinotti!

Anonymous said...

glielo riveliamo che abbiamo quasi sempre le stesse idee

Dopo l'esito elettorale, questa seconda tegola (più "intima", ma ai miei occhi di portata non meno ampia) rischia di compromettere definitivamente quel poco che rimane del mio equilibrio psicofisico...mannaggia al "bivio liberale"!

Sgembo said...

Rocca ha solo due grandi pregi:

1-Scrive benissimo

2-Ha un bellissimo senso dell'umorismo.

Tanto basta per fare di lui un grande blogger, ma da qui a prenderlo come maestro politico ce ne passa!

Unknown said...

Credo che Rocca sia stato eccessivo e non abbia riconosciuto l'importanza del tentativo della RnP nel centrosinistra. D'altro canto, neppure d'Alema sembra volerlo riconoscere...