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Tuesday, November 21, 2006

Napolitano e Ratzinger si aggrappano ai Patti d'acciaio

Il presidente Napolitano in udienza dal PapaInnanzitutto non pestarsi i calli

Un incontro ben preparato dai rispettivi staff quello di ieri al Vaticano tra il presidente della Repubblica e il Papa. All'insegna di un rigoroso richiamo ai Patti Lateranensi e al Concordato, esplicito in entrambi gli interventi, tanto da indurci a ritenere che la sintonia fosse ricercata e preparata con accortezza. Tali le rispondenze tra i due discorsi, quasi un duetto, da poter sospettare uno stesso speechwriter.

Il Papa esordisce: «Per assicurare alla Santa Sede "l'assoluta e visibile indipendenza" e "garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale", col Trattato Lateranense si è costituito lo Stato della Città del Vaticano. In forza di tale Trattato, la Repubblica italiana offre a diversi livelli e con diverse modalità un prezioso e diuturno contributo allo svolgimento della mia missione di Pastore della Chiesa universale...».

Per questo Ratzinger ringrazia eccetera eccetera...

Poi cita la "Gaudium et spes" per ribadire che «la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro...»

Il Papa quindi ricorda che questa visione è condivisa anche dallo Stato italiano, «che nella sua Costituzione afferma anzitutto che "lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani" e ribadisce poi che "i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi" (art. 7)». Tale «impostazione delle relazioni fra la Chiesa e lo Stato», vale la pena di ricordare, per essere precisi, «ispira» anche il Concordato del febbraio 1984, «nel quale sono state riaffermate sia la indipendenza e sovranità dello Stato e della Chiesa sia la "reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese" (art. 1)».

Ed ecco il controcanto di Napolitano: «In Italia, l'armonia dei rapporti tra Stato e Chiesa è stata e resta garantita dal principio laico di distinzione sancito nel dettato costituzionale e insieme dall'impegno, proclamato negli Accordi di modifica del Concordato, alla "reciproca collaborazione per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese". In ciò ci guidano i principi della nostra Carta fondamentale, che ha tra i suoi cardini la dignità e il pieno sviluppo della persona umana e coniuga con il riconoscimento della libertà religiosa l'assunzione dei Patti già sottoscritti con la Chiesa Cattolica».

L'obiettivo comune è «rasserenare il clima». Quale miglior esordio, per un «clima più disteso», che un richiamo reciproco ai Patti comuni? Il conflitto non conviene a nessuno: «Il nostro principale assillo è rinsaldare l'unità della Nazione e la coesione della società italiana: per tale compito sappiamo di poter contare, Santità, sulla Sua speciale sensibilità e sollecitudine».

Già, non si governa questo paese senza i cattolici. Se si fanno polemiche troppo gravi, o se ai cittadini concediamo il capriccio di scegliere l'eutanasia, li compattiamo, le loro differenze non esplodono. Retaggio togliattiano? O suggeritore dalemiano, visto che il ministro degli Esteri era al seguito del presidente? Possiamo escludere che abbia agito, anche in questo caso, "La Presidenza"?

Ratzinger da parte sua assicura che «la libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano, non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira ad una supremazia autoritaria su di essi».

«Sì, Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l'uomo... Se è vero che per la sua natura e missione "la Chiesa non è e non intende essere un agente politico", tuttavia essa "ha un interesse profondo per il bene della comunità politica".

Chiesa e Stato sono chiamati, dunque, per quanto ciascuno per la «rispettiva missione», a «servire l'uomo». Per Napolitano addirittura sono chiamati ad «una comune missione educativa». Cioè, per il presidente la missione sarebbe «comune», mentre per il Papa ciascuno avrebbe la propria. Missione, per Napolitano, da esercitare «là dove sia ferito e lacerato il tessuto della coesione sociale, il senso delle istituzioni e della legalità, il costume civico, l'ordine morale». Avete letto bene. Napolitano parla di «costume civico» e «ordine morale», espressioni che solo a leggerle mi si rivolta lo stomaco.

Ordine morale? Esiste una «missione educativa» dello Stato «là dove sia ferito e lacerato... l'ordine morale»?! Chi è il custode del giusto «ordine morale», così da fare da guida agli altri?

Prosegue Napolitano: «Ci sono, certo, scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato, alla responsabilità e all'autonomia della politica. Ma avvertiamo come esigenza pressante ed essenziale il richiamo a quel fondamento etico della politica, che fa tutt'uno col patrimonio della civiltà occidentale e si colloca tra "gli autentici valori della cultura del nostro tempo". Mai dovrebbe la politica spogliarsi della sua componente ideale e spirituale, della parte etica e umanamente rispettabile della sua natura».

Malvino osserva che le due proposizioni possono essere invertite. In quel caso, evidentemente, il significato sarebbe ben diverso: «Avvertiamo come esigenza pressante... bla bla bla. Ma ci sono scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato...».

Siccome però non è come in matematica, dove cambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia, qui Napolitano ha fatto una scelta e il prodotto cambia eccome. No, non s'è detta la stessa cosa.

Una Repubblica fondata sull'etica, su questo il presidente e il Papa sembrano concordare senza fatica. Poco importa che il «fondamento etico» di Napolitano non abbia origine confessionale, tanto basta per porsi al di fuori del concetto di laicità.

Ultimo zuccherino sulle radici cristiane dell'Europa: Napolitano si dice convinto che «molto possa fare per la causa della pace e della giustizia nel mondo l'Europa unita, parlando con una sola voce e riconoscendosi in grandi valori condivisi, che riflettono il *ruolo storico* e la sempre viva lezione ideale del Cristianesimo».

4 comments:

Anonymous said...

Due Stati, due burocrazie.

W la LIBERTA' di Popper e Friedman!

Anonymous said...

dimenticavo.........

ed un solo popolo di sudditi sciocchi da.... spennare e dominare.

Anonymous said...

A proposito, oggi è martedì. E prodi fornirà le sue risposte ai Radicali di Rita Bernardini, la superpannelliana commossa.

Già rido al solo pensare all'impapocchiamento reciproco e vuoto e soprattutto a ciò che mestamente e penosamente ci verrà propinato dalla Direzione come "giusta attenzione ad almeno una parte delle nostre proposte" (se va bene!).
ahahahahahahah!

Anonymous said...

essere liberi da tutte le "chiese", questa è la cosa veramente importante, l'unica direi.

però, diciamola tutta, il papa è un vecchio pio ma almeno è il papa, parla senza riserve mentali...io, quando ascolto qualche vecchio pio comunista parlare a favore della << promozione dell'uomo >> e del << bene del paese >> oppure di << dignità e pieno sviluppo della persona umana >>, come pure di << riconoscimento della libertà ( religiosa >>...prima mi sbellico dalle risate e poi...sono pervaso da un raggelante brivido di terrore che mi scorre lungo la schiena.

help!!!!!!!!!!!!!!!!!


ciao.


io ero tzunami