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Tuesday, November 07, 2006

Congresso a porte chiuse

Mi ritrovo completamente nell'analisi di Stefano Folli, questa mattina su Il Sole24 Ore, sul Congresso di Radicali italiani. Il congresso «più chiuso in se stesso da molti anni a questa parte. E' un segnale d'allarme da non trascurare. I radicali non possono permettersi di apparire stanchi e ingrigiti. Sono stati per decenni il sale della politica italiana, grazie a Pannella, a Emma Bonino, in questi ultimi anni a Capezzone e a tanti altri militanti: difficile immaginarli diversi, privi di fantasia e in debito d'ossigeno. Se questa volta il congresso ha dato, in parte, questa impressione, una riflessione andrà fatta...»

«E' bene che il congresso si sia ritrovato unito sulla necessità di confermare la collocazione nel centro-sinistra. Rovesciare la politica delle alleanze dopo appena cinque mesi di governo Prodi non avrebbe avuto senso. Certo, sono leciti i dubbi sulla prospettiva strategica di tale scelta. Può darsi che una forza "liberale e liberista" come è il partito radicale alla lunga si trovi a disagio in una coalizione in cui sono così agguerriti i gruppi della sinistra massimalista (o "conservatrice", come la definisce Luca Ricolfi). Ma solo il tempo, su questo punto, potrà emettere la sentenza».

Nel frattempo, «quel che conta è come i radicali sapranno e vorranno stare nell'alleanza di centro-sinistra». Avrebbe dovuto essere quel come al centro del dibattito politico interno e congressuale. «Ed è un peccato che non sia emerso con chiarezza, un po' offuscato dagli aspetti psicologici della contesa, poi rientrata, fra Pannella e Capezzone», osserva anche Folli.

In realtà i fatti hanno dimostrato, e forse (ma quanta fatica!) se n'è accorto anche Pannella, che «nel partito radicale di oggi c'è bisogno di tutti. Dei leader storici, ma anche di un giovane politico intelligente e intuitivo come Capezzone», il quale forse «si sarà occupato poco e male del tesseramento, ma ha colto il dato di fondo... la necessità che l'Italia non rinunci a una forza "liberal-radicale", magari snella ma, appunto, "corsara"». E «capace di muoversi nella maggioranza» con «intraprendenza» e «spregiudicatezza»... «Nessuno come Marco Pannella è in grado di cogliere oggi questa necessità e di agire in conseguenza».

«Occorre solo che il gruppo di vertice sia unito e diventi a tutti gli effetti classe dirigente». Questa è davvero la maggiore difficoltà, ma anche la definitiva prova di maturità.

Con la cultura di governo, che la Bonino nel suo intervento auspicava si facesse «penetrare tra i militanti», in realtà si dovranno misurare anche i vertici. «Devono abbandonare l'astrattismo per rappresentare chi produce», suggerisce Luigi De Marchi, psicologo, politologo e saggista, al Secolo d'Italia.

De Marchi punta il dito sul vero nodo, non emerso dal dibattito. La disinvoltura di Capezzone nella ricerca di un rapporto con i ceti produttivi a cui si contrappone la cautela, se non la diffidenza, di Pannella. Ma così facendo si rischia di entrare mai davvero in gioco.

E' Gigi De Marchi a sottolineare la necessità di «privilegiare il rapporto con i ceti produttivi per colmare lo storico deficit del partito, che ha sempre avuto un tasso di consenso inferiore alle sue potenzialità... devono schierarsi con i produttori del privato contro la burocrazia statalista, è questa è la vera lotta di classe del nostro tempo». E le libertà civili? Ai ceti produttivi non interessano, non vi si opporrebbero. E, anzi, di solito la conquista di libertà civili apre nuove e maggiori occasioni di consumo.

Secondo De Marchi, Capezzone «ha scontato l'eccesso di critica al governo, ma del resto ha ragione. Nel vederli così appiattiti su una coalizione burocratico-statalista come l'Unione, ha puntato i piedi per non subire la realpolitik sinistrese della coalizione».

«I radicali - aggiunge lo psicologo - hanno un avvenire se non abbandonano la loro diversità e aumentano il radicamento con i ceti produttivi, altrimenti resteranno il partito delle nobili opinioni. Se solo sapessero ascoltare le voci del mondo degli autonomi, della partite Iva, se riuscissero a smascherare l'ipocrisia della lotta all'evasione», ipocrisia figlia di una concezione hegeliana dello Stato, identificato con la comunità, l'interesse generale.

A rigor di logica, infatti, è lo Stato, non l'evasore fiscale, a prelevare ricchezza dalla comunità nella quale essa viene prodotta. Se ne impossessa per restituirla, certo, sotto forma di servizi, ma teoricamente gli evasori fiscali non rubano nulla, trattengono ciò che hanno legittimamente guadagnato. Lo Stato, dovremmo riabituarci a quest'idea, non è "la Comunità". E' nella migliore delle ipotesi una persona giuridica cui i membri di una comunità cedono poteri e risorse per averne in cambio maggiori libertà e i servizi strettamente necessari; nella peggiore, e più in concreto, lo Stato risponde ai nomi e ai cognomi di un gruppo di persone che tende strutturalmente all'autoconservazione, all'espansione dei propri poteri e alla tutela dei propri interessi.

L'occasione, dunque, è d'oro. Con questo governo, in questa maggioranza, i radicali possono davvero porsi come interlocutori di un mondo già deluso ma che comunque non può fare a meno di un rapporto con chi sta guidando il paese in questo momento. Ci sono le insidie di normalizzazione e conformazione, certo, ma non si era consapevoli che ci sarebbe stato di che sporcarsi le mani quando si è fatta la scelta di rientrare nelle istituzioni di questo "regime"?

15 comments:

Anonymous said...

http://perdukistan.blogspot.com/2006/11/esserci-non-farci.html

Anonymous said...

beh...l'altro ieri su canale cinque sono passate le immagini del congresso con i tavolinisti impegnati in un applauso che mi sembrava quello di un politburo degno dei soviet...


grigio fumo di...pessima qualità!!!

sabbione?


cioccomarocco...

ciao.

io ero tzunami

Anonymous said...

Le parole di ieri della Coscioni, poi smentite oggi (e perciò riconfermate secondo una nota regola giornalistica), la dicono lunga sui prossimi mesi.
Ancora liberisti i radicali? Cioè davvero liberali in economia?
Personalmente non lo credo: basta guardare gli atti concreti nei confronti della finanziaria (Turco dal suo posto in commissioine parla come un partitocrate qualsiasi di fiducia inevitabile, mai un cenno alla sostanza iperstatalista ed illiberale della manovra).
Conosco buona parte dell'attuale gruppetto pannelliano al comando (di Pannella) e quelle opinioni riportate dal Corriere sono la pura trascrizione di cose ascoltate e riascoltate un numero infinito di volte nell'ambiente dei pannelliani puri e duri.
Davvero, Pannella ha deciso di rinchiudersi nel recinto unico nel quale può essere tollerato, con molto fastidio, ma tollerato. Al csx servono anche i suoi (pochi) elettori e finchè non sarà senatore (e non lo sarà mai, è certo) lo terranno nella riserva indiana a fare folklore libertario.
Lui intanto può contare su una certa visibilità istituzionale ed anche con questa può risanare un bel po' le finanze disastrate del movimento ("la roba" rossiana).
Daniele sta giocando una partita rischiosa: non va via, per ora, dal partito per non perdere valore sul mercato delle proposte alternative che gli giungono ogni giorno dal cdx. Se fosse uscito subito avrebbe dovuto, in qualche modo, elemosinarle.
Il rischio però è quello di farsi delegittimare completamente in casa sua. Di diventare solo rappresentante di se stesso e perciò di essere sacrificato in caso di Prodi due. Vediamo come se la caverà. Cmq sarà un trauma.

Resta la riconferma dell'allontanamento in blocco di una buona fetta di simpatizzanti e di iscritti "capezzoniani nonostante capezzone" dalla cosa radicale.
Pannella perde ciclicamente e volontariamente alcune occasioni storiche. Ma così facendo non perde la sua cosa. Alla quale, evidentemente, tiene di più che alle sorti di chi gli ha dato fiducia e soldi. Si autolimita dopo aver cavalcato prospettive nuove che però probabilmente non ha mai compreso fino in fondo o dalle quali, alla fine, si sente estraneo.
Se non parlassimo di un movimento politico con ambizioni da partito di governo, potrebbe andare anche bene. Ma le mie attese e quelle di tanti altri che aspettavano dal 1992 e poi dal 1994 una forza di cambiamento anglosassone e modernizzatrice sono andate deluse anche in questo contenitore e penso che siano destinate oramai al riflusso più rassegnato.

Scusa la lunghezza.

Anonymous said...

Caro Jimmomo,
Per la legge condominiale quando un condomino non paga le spese condominiali (ed in attesa di recuperarle in tutto o in parte o per nulla con decreto ingiuntivo) gli altri condomini sono obbligati a pagare l'importo in mora pro quota.
Il Condominio è un ente di gestione i cui partecipanti cedono poteri e risorse per averne in cambio maggiori libertà (nel senso del massimo godimento delle parti comuni) e i servizi necessari.
Non credo si possa affermare che chi non paga le spese condominiali (e quindi fa pagare la sua quota agli altri condomini) non rubi agli altri condomini.
Lo trovi molto distante dal discorso fiscale?

Anonymous said...

permetti jim?
PER BOLINAROSSA: http://www.luigidemarchi.it/innovazioni/politica/articoli/20_moralitadisobbedienza.html

salvio said...

Mi sta bene tutto, ma affermare, come fai, che gli evasori non rubano nulla, è quantomeno azzardato.

Io - che non evado, che non voglio evadere, e per lo più non posso evadere - mi vedo costretto a subire più tasse perché molti altri che possono evadere non pagano la loro parte. Gli evasori non rubano i soldi allo stato, ma a me!

Anonymous said...

SAlvio, io come te. Non lo faccio, nè voglio farlo anche se potrei farlo.
Se il furto è a me od a te, siamo d'accordo. Ma non si venga a dire che il furto è allo Stato! Perchè ormai è chiaro a quasi tutti che "lo Stato non siamo noi"!

Anonymous said...

""""è chiaro a quasi tutti che "lo Stato non siamo noi"! """

Questa affermazione di remember la sento ripetere da almeno vent'anni. Ed oggi, entrato negli ..anta, la trovo come uno dei paraventi più sciocchi dietro ai quali schermare le verità che non ci fanno comodo.

La classe politica è quella che è, una schifezza. Ma è sempre e comunque lo specchio fedele di chi l'ha eletta.
Dagli amanti del posto fisso a produttività nulla che votano per politici-burocrati fino agli evasori incalliti e ai furbetti di ogni risma che votano per qualunquisti di ineguagliabile pochezza morale e culturale.

Cosa c'entra questo discorso col congresso radicale, non saprei dire.
L'articolo di S.Folli è molto ficcante. Ma inviterei a tener conto anche del commento sul congresso fatto da Lanfranco Turci : i radicali sono prigionieri dei lori riti.

Verissimo, secondo me.

Anonymous said...

"Guardi che l' Italia è molto più libera di quello che voi credete, grazie al mercato nero e all'evasione fiscale.
Il mercato nero, Napoli, e l'evasione fiscale, hanno salvato il vostro paese, sottraendo ingenti capitali al controllo delle burocrazie statali. E per questo che io ho più fiducia nel' Italia di quel che si possa avere dalle statistiche, che sono pessime.
Il vostro mercato nero è un modello di efficienza. Il governo un modello di inefficienza. In certe occasioni un evasore è un patriota. Ci sono tasse immorali. Non facciamo moralismi: un conto è rubare o uccidere, un conto evadere le tasse. Lei ha mai trovato qualcuno che obietta al contrabbando, se non semplicemente per il pericolo di venir catturato? (...)

prof. Milton Friedman - Premio Nobel Economia 1976
"Corriere della Sera" del 30-05-94

Anonymous said...

Son passati 30 anni...Forse è il caso di chiedere a Friedman cosa ne pensa OGGI...

Anonymous said...

Comunque, Punzi....Perché non ti dimetti?

Anonymous said...

Comunque Maria Antonietta Coscioni Farina è di una bellezza clamorosa.

Anonymous said...

PER REMEMBER

L'url è incompleto, puoi postarlo per intero, per cortesia?

Anonymous said...

http://www.luigidemarchi.it/innovazioni/politica/artico
li/20_moralitadisobbedienza.html

Anonymous said...

<< Comunque Maria Antonietta Coscioni Farina è di una bellezza clamorosa >>.




parole sante...


ciao.


io ero tzunami...