Il Gran Muftì turco è una delle rare autorità religiose del mondo islamico che condanna senza ambiguità il terrorismo e il concetto violento di jihad. Talmente raro, che l'Occidente dovrebbe averne cura come di una pietra preziosa.
«Condanniamo ogni terrorismo, nessuna causa può giustificarlo. La parola jihad, spesso esaltata nel Corano, non può giustificare la violenza. Bisogna che tutto il mondo islamico ne prenda coscienza. L'Islam è via di pace e amore. Il significato principale di jihad nell'Islam è quello di lotta interiore contro le tendenze malvage della natura umana. La nostra fede vuole conquistare i cuori con la verità non con la forza. Dio non approva le conversioni forzate, la religione nasce dal cuore».Non si sbilancia in valutazioni politiche, non è il suo ruolo, dice, ma meglio di molti politici e polemisti europei ha chiara l'idea che l'Europa non si possa fondare sull'identità religiosa, ma sulla democrazia e la tolleranza: «Non credo che l'Europa sia un club cristiano. Bisogna trovare una via comune: se si comincia dalla religione allora ci si dividerà su tutto».
E cosa dire della legge che in Francia qualcuno vuole approvare per sanzionare chi nega il genocidio armeno? «Non si può stabilire se una cosa sia vera oppure no con una legge». Ancora una lezione di laicità e libertà d'espressione. L'Europa di questa Turchia ha bisogno, a livello politico, economico, geostrategico. Il percorso sarà lungo e le difficoltà devono essere superate, non nascoste, ma l'obiettivo dev'essere perseguito da tutti con determinazione.
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