Il Gay Pride a Gerusalemme si terrà. Non sarà una sfilata, ma un meeting all'interno di uno stadio, quello dell'Università ebraica della città. Al chiuso quindi, ufficialmente non per le proteste degli ebrei ortodossi, rigettate anche dalla Corte Suprema, ma per «problemi di sicurezza».
Per la sicurezza della marcia all'aperto la polizia avrebbe dovuto impiegare oltre 10 mila uomini, ma dopo la morte di 18 civili, ieri mattina a Beit Hanoun, a Gaza, e le conseguenti minacce di Hamas, gli stessi organizzatori di Open House hanno per senso di responsabilità optato per la soluzione al chiuso, per non sottrarre risorse alle forze dell'ordine nella prevenzione di attentati da parte palestinese.
Contro la fondamentale libertà d'espressione e di riunione le tre religioni del Libro ritrovano l'unità. Nei giorni scorsi, infatti, associazioni ebraiche, cristiane e musulmane si sono mobilitate per denunciare la parata gay e impedirne lo svolgimento. I più maneschi tra gli ebrei ultraortodossi sono passati alle vie di fatto. La decisione di trasformare la marcia in un raduno al chiuso però non ha fatto mutare posizione al Vaticano, che ieri ha espresso «viva disapprovazione» per l'evento e ha invitato le autorità civili ad una «doverosa riconsiderazione». E' nelle mani di questi monsignori che dovremmo affidare l'identità dell'Occidente?
1 comment:
Certamente !
Se non lo facciamo e al più presto, l'Occidente non avrà bisogno di alcuna identità perché già da adesso si è aggregato orgogliosamente alla schiera delle specie in via di estinzione.
E malgrado i formidabili progressi della scienza moderna non penso che i Gay orgogliosi o no, siano i soggetti più adatti a garantirne la sopravvivenza demografica.
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