Per chi ancora non lo avesse visto, non perdetevi il videomessaggio "postato" su YouTube da Tony Blair, in cui il premier britannico si felicita in lingua francese per l'elezione di Sarkozy, confermando così la sua sintonia e la sua affinità politica con il nuovo inquilino dell'Eliseo.
Blair definisce l'elezione di Sarkozy «una fantastica opportunità per la Francia e la Gran Bretagna di lavorare insieme».
«Ho deciso di correre il rischio di inviare questo messaggio in francese, il che può forse essere un'idea davvero cattiva. Adesso siate indulgenti se storpio un po' la vostra lingua», esordisce sorridendo. «Conosco bene Sarkozy, mi piace, lo rispetto, è un leader forte. So che vorrà forgiare una buona alleanza tra la Gran Bretagna e la Francia, per il bene delle due nazioni, dell'Europa e del resto del mondo... Al giorno d'oggi è attraverso l'alleanza con gli altri che Paesi come i nostri possono esercitare la loro influenza, in Gran Bretagna, in Francia, in Europa, e ovviamente con gli Usa».
L'autorità è una delle parole d'ordine di Sarkozy. L'autorità ha un connotato positivo? E' un valore? Sì, a patto che sia esercitata in modo legittimo. "Legittimo" vuol dire qualcosa di più che semplicemente "legale". L'autoritarismo può essere legale, ma non è legittimo; l'autorevolezza si esercita anche senza mezzi coercitivi; l'autorità trae la propria legittimità dall'essere sottoposta a controllo democratico e dal suo esercizio nei limiti del costituzionalismo. In questi termini è senz'altro un valore in democrazia, essenziale alla certezza del diritto, senza la quale sono i cittadini più deboli i primi ad essere svantaggiati. La stessa idea alla base del blairismo, che la forza della legge sia la prima forma di giustizia sociale. «Duri con il crimine, duri con le cause del crimine», fu uno dei primi slogan di Tony Blair.
In Italia qualcuno, a sinistra, ha ben compreso le parole d'ordine di Sarkozy - e non da poco tempo.
«Abbiamo bisogno di una nuova cultura della legalità», spiega al Corriere Riccardo Illy. «La vecchia ripartizione destra-sinistra ha perso la sua consistenza storica. Assistiamo a mille trasversalità, a mille intrecci», è la riflessione di Biagio de Giovanni, con la quale concordiamo pienamente da tempo.
«Se non c'è merito, allora c'è solo censo, clientela, amicizie, affiliazione», avverte il "volenteroso" Nicola Rossi.
Il merito non è in contraddizione con la solidarietà. «Se si premia il merito - spiega Illy - si consente di ottenere il miglior contributo da ogni cittadino. Se ci saranno cittadini svantaggiati saranno oggetto di interventi sociali. E valorizzando il merito si otterranno più risorse per questo scopo».
Il merito è il più democratico, il più liberale, e il più rispettoso dell'individuo, tra i fattori di disuguaglianza, posto che la disuguaglianza è un dato ineliminabile nelle società umane (e non solo) e che compito dello Stato è favorire opportunità di partenza il più possibile uguali.
Secondo Alberto Alesina, la vittoria di Sarkozy «potrebbe essere il punto di svolta verso riforme liberiste più decise e un benvenuto riavvicinamento tra Europa e Stati Uniti». Inoltre, una Francia «che si muovesse in direzione liberista avrebbe un importante effetto dimostrativo per altri Paesi, come il nostro, e anche un'influenza diretta, dato il suo ruolo cruciale» in Europa.
Tuttavia, come abbiamo osservato, il condizionale è d'obbligo. «Il condizionale è dettato dalla molta incertezza che rimane su ciò che Sarkozy vorrà e potrà fare». A partire dal suo programma elettorale, che «non è certo un coerente manifesto di liberismo economico».
Alesina individua però «almeno tre punti positivi: la convinzione che il mercato del lavoro vada cambiato, il rifiuto ad aumentare le imposte... e una visione realistica delle istituzioni europee».
La flessibilità limitata solo a chi deve entrare per la prima volta, o reinserirsi, nel mondo del lavoro, genera inevitabilmente precarietà. Estendere la flessibilità a tutto il mercato del lavoro, con meccanismi di sicurezza sociale per chi si trova in difficoltà, «faciliterebbe l'inserimento dei giovani che oggi lavorano con contratti atipici in carriere lavorative da subito più promettenti». Il neopresidente francese si ritroverà contro la carica degli «illicenziabili».
L'altra faccia della medaglia, avverte anche Alesina, è un «nazionalismo economico» che traspare dai discorsi di Sarkozy: c'è «il tipico entusiasmo francese per la politica industriale e per varie forme di sussidio pubblico all'innovazione, per i grandi progetti "strategici"... la sua difesa tout court degli interessi degli agricoltori francesi».
2 comments:
Nel nostro Paese, di Sarkozy, come già di Blair, si tenterà di prendere solo la "coscia" gradita alla sclerosi italica, solo ciò che conviene al noncambiamento.
Tutto ciò, il resto del pollo, che sarà considerato davvero pericoloso, perchè innovativo e liberale, verrà tralasciato e snobbato.
Non ho dubbi su questo.
Un altro punto di vista importante che distingue chiaramente la visione (liberista) di Sarkozy e quella (statalista) della Royal e' quello del ruolodell'individuo nella societa'.
Individuo o lavoratore?
Il discorso si puo' estendere al caso Italiano riallacciandosi alle recenti autocritiche di Giordano e Bertinotti.
Ne parlo brevemente su Orizzonte Liberale
http://orizzonteliberale.blogosfere.it/2007/05/la-sinistra-in-crisi-nel-doposarkozy-lindividuo-o-il-lavoratore.html
Ditemi che ne pensate.
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