Dall'Ocse giorni fa è venuta la conferma di qualcosa che qui in Italia è vissuta come una "scorrettezza politica", cioè che abbassando le aliquote fiscali cresce il gettito. Da un recente rapporto, "Making the Most of Globalization", ripreso oggi su il Riformista nella rubrica di Giannino, "Oscar", risulta che la media del prelievo sul reddito d'impresa nei Paesi Ocse è passata dal 36% del 1996 al 29% del 2006. Eppure, il gettito fiscale è cresciuto: dal 2,7% del Pil complessivo al 3,4%.
In Germania, l'aliquota media è passata dal 57% al 39%, e il gettito in un decennio dall'1% del Pil all'1,8%; in Svizzera, il peso fiscale è sceso dal 40% al 21%, e il gettito è passato dall'1,8% del Pil al 2,5%. In Australia, l'aliquota è scesa dal 36% al 30%, e l'incasso è salito dal 4,2% del Pil al 5,7%. Nel Regno Unito, abbassando le tasse dal 33 al 30%, il gettito è cresciuto dal 2,8% al 3,4% del Pil. L'aliquota media italiana resta al 39%, la più alta d'Europa.
Parlando di assurdità fiscali, tra le tasse più assurde e odiose c'è l'Ici sulla prima casa. La prende ad esempio Piero Ostellino, avanzando una proposta che in un sol colpo riduce la pressione fiscale, aiuta i giovani e le famiglia: «Detrarre integralmente dall'Irpef il pagamento del mutuo per pagare la prima casa (il 50% delle giovani coppie non ce la fa e le banche si ingrassano)».
Non poterlo fare «determina che un debito possa essere paradossalmente considerato dalla Corte costituzionale "manifestazione di capacità contributiva"».
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