Di Obama si è fatto un'idea meno precisa Gerald Seib: "Se i primi 100 giorni di mandato hanno dimostrato qualcosa, è che Obama è persona difficile da classificare. Gli piace un governo di grandi dimensioni e protagonista, ma non è un liberal classico. Più che un guardiano del vecchio welfare state è un ingegnere sociale. Crede nel potere del governo, ma differisce dai liberal di un tempo che vedevano nei programmi statali la soluzione a tutti i problemi. Obama sembra vedere nel governo un mezzo per promuovere i cambiamenti che vuole in economia e nella società". E' "straordinariamente popolare" presso i democratici, osserva Seib, ma "ha trovato molto sostegno in alcuni passi di politica estera anche tra i repubblicani". A volte sembra protezionista, ma per lo più ha agito in favore del libero commercio. Parla di responsabilità fiscale, eppure sta approvando un deficit da mille miliardi di dollari.
Insomma, Obama "sfugge a facili definizioni". Se Reagan voleva essere riconosciuto come un "vero conservatore", Clinton come un "new Democrat," e George W. Bush come un "conservatore compassionevole", ricorda Seib, "non c'è etichetta simile per Obama, né lui o la sua amministrazione sembrano ansiosi di crearla". Tuttavia, conclude l'editorialista, "il pericolo di non avere un'ideologia chiara è che gli altri ti definiscano nei loro termini, e certamente il rischio che il presidente sta correndo è che i repubblicani lo dipingano come un liberal vecchio stampo tassa-e-spendi".
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