Ancora una volta è scoccata "l'ora liberal" nella politica americana, osserva il Wall Street Journal. Solo ora politici e media si accorgono che il decisionismo nell'Esecutivo è una "risorsa nazionale". "Sebbene siamo in disaccordo su molta parte dell'agenda di Obama, questa svolta ha i suoi vantaggi", scrive il WSJ. Un elettorato "preoccupato" vuole lasciarsi alle spalle le "amarezze" dell'era Bush e la fiducia di Obama ha "risollevato l'umore dell'opinione pubblica". E' "un uomo piacevole che sembra aperto alle posizioni altrui, anche se in realtà non lo è". In politica estera, secondo il WSJ, "è troppo presto per sapere se Obama si rivelerà un internazionalista liberale come Tony Blair, o un globalista naif, come Jimmy Carter".
Sul fronte interno, per il WSJ "non ci sono più dubbi: Obama parla il linguaggio del pragmatismo, ma il suo programma rivela un uomo di sinistra". Il presidente "vede nella crisi finanziaria e nella maggioranza liberal al Congresso un'occasione più unica che rara per aumentare il potere dello stato nella vita degli americani, in modo comparabile solo ad altri due momenti nell'ultimo secolo": la Great Society di Johnson, nel 1965, e il New Deal rooseveltiano, nel 1933. Obama ha tutta l'intenzione di riprendere "la marcia verso un welfare state di tipo europeo". Una delle lezioni che il WSJ ha tratto dai primi 100 giorni di Obama è che "al presidente non piace imbarcarsi in imprese politicamente difficili", come scontrarsi con il Congresso. "Obama è più popolare delle sue politiche. Per ora - conclude il WSJ - stiamo vivendo un'altra epoca di governo liberal incontrollato. La resa dei conti ci sarà quando gli americani scopriranno quanto gli costa".
No comments:
Post a Comment