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Monday, May 04, 2009

I primi 100 giorni di Obama/7 Il vero test per la "dottrina Obama"

Clive Crook, del Financial Times, è andato alla ricerca di una "dottrina Obama" in politica estera: "Chi non è rimasto impressionato dall'energia di Barack Obama, o colpito dalla sua fiducia in se stesso? Si può interpetarla come esuberanza retorica, ma è sempre più evidente che la sua ambizione è reale. Nel bene o nel male, Obama intende fare ciò che dice". E in politica estera si può vedere "la stessa disposizione, lo stesso appetito e la stessa volontà di adottare nuovi modi di pensare ai vecchi problemi".

Obama ha di recente aperto un nuovo corso nei confronti di Cuba e Iran, gettato le basi per dei "reset diplomatici" con il Messico, l'America Latina, la Russia, la Cina, il Medio Oriente, l'Unione europea e la Nato. Si può iniziare a parlare di "dottrina Obama"? "Certamente sì - secondo Crook - se lo stile e il temperamento - il pragmatismo e la perseveranza di Obama - costituiscono una dottrina". "Uno degli aspetti del pragmatismo di Obama - osserva Crook - è quello di costruire alleanze, rasserenare le antiche inimicizie e portare avanti gli interessi americani con la cooperazione, invece che con il confronto". Tuttavia, avverte, "il problema è che gran parte dei presidenti americani, compreso il predecessore di Obama, ha avuto lo stesso atteggiamento fino a quando il mondo non li ha presi a botte".

"Una dottrina di politica estera - spiega l'analista del Financial Times - è messa davvero alla prova solo quando la cooperazione fallisce. Sebbene sia troppo presto per giudicare le aperture di Obama, è difficile presentarle come successi. Il presidente perseverante continuerà senza dubbio a lavorare sodo e per un certo periodo è giusto che sia così. Le nuove opportunità offerte dalla sua popolarità globale meritano di essere esplorate, laddove ciò non comporti costi inaccettabili".

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