Il sondaggio Ipsos/Sole 24 Ore sulle intenzioni di voto pubblicato domenica scorsa non fa che confermare le tendenze emerse dalle ultime elezioni politiche (e anticipate su questo blog addirittura nel maggio 2007). Dal 1994 al 2006 - cioè da quando l'Italia è entrata nella cosiddetta "Seconda Repubblica" e le competizioni elettorali sono dominate da due grandi coalizioni (il centrodestra berlusconiano e il centrosinistra ulivista) - le elezioni politiche erano state decise sostanzialmente dagli astensionisti. Di volta in volta, elettori di destra o di sinistra delusi dalla performance della propria coalizione al governo decidevano di fatto, rimanendo a casa, la vittoria dell'altra.
Ma il 12 e 13 aprile del 2008 abbiamo assistito ad un fatto del tutto nuovo, puntualmente registrato dal rapporto Itanes sui flussi elettorali, uno dei più autorevoli, pubblicato nel novembre scorso da Il Mulino: per la prima volta dal 1994 si è verificato un significativo spostamento di consensi da sinistra a destra. Secondo Itanes, infatti, oltre ad un 4% fisiologico di elettori delusi del vecchio centrosinistra che hanno manifestato il proprio malcontento astenendosi, «le formazioni di centrosinistra – così scrivono gli autori – accusano un saldo negativo tra i flussi di mobilitazione e smobilitazione pari a circa il 4% dell'elettorato... mentre il Pd perde a favore dei partiti di centrodestra circa il 10% di coloro che avevano votato nel 2006 per l'Ulivo» (cioè la lista unitaria di Ds e Margherita). Ciò significa che un 3% abbondante dell'intero elettorato (circa un milione di voti) ha cambiato schieramento, passando dal Pd al PdL, o alla Lega, e determinando così la vittoria di questi ultimi.
Ma c'è di più. Come conferma anche il sondaggio Ipsos/Sole 24 Ore, questo spostamento da sinistra a destra ha coinvolto anche i ceti che tradizionalmente hanno sempre sostenuto i partiti di sinistra: oggi «oltre il 43% dei lavoratori di basso profilo (gli operai-esecutivi) dichiara di voler votare PdL e quasi il 15% Lega. Solo il 22% preferisce il Pd» (-5,9% rispetto all'aprile 2008). A PdL e Lega finirebbe quindi quasi il 60% dei voti degli operai. A questi vanno aggiunte le preferenze dei disoccupati: 39,8% per il PdL, 14,8% per la Lega e solo il 19,3% per il Pd. Cifre emblematiche del progressivo «distacco tra la sinistra e i settori più deboli della popolazione italiana».
Da una parte, c'è un partito, il PdL, che si rivela «sempre più interclassista», capace di raccogliere i voti dei lavoratori autonomi (il 57,2%) e dei professionisti (il 42,9%), ma anche quelli degli operai, dei disoccupati e delle casalinghe; ricchi e poveri, laureati e non, lavoratori protetti e lavoratori precari. Dall'altra c'è il Pd, «nel cui blocco elettorale prevalgono impiegati pubblici, insegnanti, studenti e pensionati».
Questo sondaggio mostra una fotografia che avevo già scattato esattamente due anni fa e che dovrebbe allarmare i leader e i simpatizzanti del Pd. Il Pd non è solo incapace di rappresentare il mondo dell'impresa. Non è neanche più in grado di parlare a chiunque si guadagni da vivere con il sudore della fronte, ai lavoratori dipendenti, che mostrano di cominciare a capire che i costi dello statalismo e del deficit di meritocrazia deprimono lo sviluppo e danneggiano le loro stesse possibilità di migliorare il proprio status socio-economico.
La grande divisione interclassista dell'elettorato italiano tra ceti produttivi (impresa e lavoro) e ceti improduttivi (parassitari e burocratico-corporativi), cioè tra chi fa o vorrebbe fare (indipendentemente dal reddito e dalla ricchezza), e i "nullafacenti" (ma non "nullatenenti"), iper-garantititi e privilegiati, c'è sempre stata. Ma la novità è che mai come oggi i primi tendono a riconoscersi nel PdL e nella Lega e i secondi nel Pd e negli altri partiti di sinistra.
I "produttori", cioè chi lavora e sta sul mercato rischiando in proprio, da imprenditore, più o meno ricco, o da dipendente, e persino da operaio, nella piccola e media impresa, e chi nel mondo del lavoro cerca di entrarci scontrandosi con le incertezze della flessibilità e le mille barriere corporative, il familismo e il clientelismo - i cosiddetti outsider - si sentono sempre più rappresentati dal PdL; mentre i "nullafacenti" (intellettuali, impiegati pubblici, insegnanti, studenti e pensionati - ovviamente generalizzando) si sentono ben tutelati dalla conservazione e dall'immobilismo socio-economico-istituzionale della sinistra.
Ma attenzione, perché se gli elettori hanno dimostrato di sapersi spostare da sinistra a destra, allora possono benissimo invertire la rotta e muoversi nella direzione opposta. Il PdL non deve deludere le aspettative di questo elettorato, ormai pragmatico e de-ideologizzato, capace di votare per qualsiasi parte politica che in un dato momento sembri più credibile come interprete delle sue istanze.
6 comments:
tutto bene Fede, ma se posso permettermi per una volta un po' di pepe: il sudore della fronte ce lo mettono più gli imprenditori degli operai. in generale, eh. poi ci sono eccezioni in un senso e nell'altro. un abbraccio
E lei crede di cavarsela con quel "ovviamente generalizzando"? Lei si diverte a sparare delle assolute corbellerie, contento lei... non credo mi prenderò più la briga di leggerla.
Giacomo
Perché, lei come se l'è cavata, Giacomo? Con "assolute corbellerie"? Ah, capisco: una controanalisi ben argomentata.
Woody
Beh, io mi preoccuperei un tantino di più per gente che si fa il mazzo e vota Schifani e Bondi e Calderoli supportati da Carlo Rossella.Ma la politica ha le sue leggi, che ce voi fa'.
Luigi
parole, parole, parole...
la verità è che ai geni di sinistra...brucia il culo e tutta la preparazione h che c'è in circolazione, non basta a lenire i dolori alle chiappe.
che vedano se ce ne è rimasta altra, sui banconi delle coop.
magari, lì...costa pure meno!!!
non fosse altro che la coop, per garantirla a tutti i culi urlanti di sinistra...ne deve ordinà a camionate.
io ero tzunami
Beh, io mi preoccuperei un tantino di più per gente che si fa il mazzo e vota Schifani e Bondi e Calderoli supportati da Carlo Rossella.Ma la politica ha le sue leggi, che ce voi fa'.
Luigi
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Infatti, mi preoccuperei davvero molto... il segnale sembra chiaro: vorrà mica significare che ai nasi di molti elettori la parte sx della cacca ha un odore ancora più sgradevole della parte dx? Se l'è mai chiesto?
Insomma, per dirla con un detto popolare, "uno puzza e l'altro feta".
Se ognuno guardasse in casa propria forse ne guadagneremmo tutti.
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