L'Iran si sta facendo aiutare dai suoi alleati in Sud America per aggirare le sanzioni economiche del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. E' quanto emerge da un rapporto ufficiale del Ministero degli Esteri israeliano - di cui Ynetnews ha ottenuto una copia - secondo cui Venezuela e Bolivia forniscono uranio a Teheran per il suo programma nucleare. Si sospetta anche che Hezbollah stia fondando cellule terroristiche nel nord del paese di Chavez e sull'isola Margarita, anch'essa territorio venezuelano. Si tratta di un «dettagliato dossier sulle attività iraniane in Sud America», spiega il sito del quotidiano israeliano in un articolo del 25 maggio. E' stato preparato in vista della visita del ministro degli Esteri Lieberman nella regione e si basa su informazioni provenienti da fonti di intelligence e diplomatiche israeliane e straniere.
L'Iran ha iniziato la sua «infiltrazione» dell'America Latina nel 1982, stringendo legami con Cuba. Poi, negli anni, ha aperto ambasciate in Messico, Brasile, Colombia, Argentina, Cile, Venezuela e Uruguay. Nel rapporto si ricorda il coinvolgimento dell'Iran negli attacchi terroristici all'ambasciata israeliana a Buenos Aires nel 1992 e all'AMIA Jewish Community Center nel 1994, sempre nella capitale argentina.
«Da quando il presidente iraniano Ahmadinejad è arrivato al potere - si legge nel dossier - Teheran ha cominciato a promuovere una politica aggressiva mirata a rafforzare i suoi legami con i paesi dell'America Latina, con lo scopo dichiarato di mettere l'America in ginocchio» e comunque di allentare il suo isolamento internazionale. Ahmadinejad e Chavez hanno in comune la volontà di sfidare gli Stati Uniti. I due paesi hanno già siglato oltre 200 accordi, istituito un volo diretto che serve regolarmente i «tecnici iraniani» e un fondo di 200 miliardi di dollari per guadagnare il sostegno di altri paesi dell'America Latina alla causa della «liberazione dall'imperialismo Usa». Il presidente Chavez in persona, secondo il dossier, ha contribuito a rafforzare i legami tra l'Iran e la Bolivia, l'Ecuador e il Nicaragua, invitando Ahmadinejad alle cerimonie di insediamento dei presidenti tenute in quei paesi.
Il dossier riporta anche lo stato dei rapporti commerciali tra l'Iran e i paesi del Sud America. Il commercio con il Brasile equivale a un miliardo di dollari; l'Uruguay vende riso a Teheran per 100 milioni di dollari; mentre il Cile acquista petrolio iraniano. Anche paesi filo-americani come Honduras, Repubblica Domenicana e Guatemala, che ricevono aiuti dal Venezuela, possono essere soggetti all'influenza iraniana, e persino l'Argentina sta costantemente accrescendo le sue relazioni commerciali con Teheran. Durante la sua prossima visita nel continente, il ministro degli Esteri israeliano intende informare i paesi dell'America Latina delle violazioni dei diritti umani di cui è responsabile il regime iraniano.
Anche l'Associated Press ha ottenuto una copia del dossier israeliano che «per la prima volta accusa Venezuela e Boliva di essere coinvolti nello sviluppo dell'atomica iraniana». Mentre la Bolivia ha depositi di uranio, a quanto risulta il Venezuela non sta estraendo uranio dalle sue riserve, che vengono stimate in 50 mila tonnellate da un'analisi pubblicata nel dicembre scorso dal Carnegie Endowment for International Peace. Secondo il rapporto del Carnegie, tuttavia, la recente collaborazione con l'Iran sui «minerali strategici» ha sollevato sospetti. In effetti, il Venezuela potrebbe estrarre uranio per l'Iran.
L'agenzia di stampa ricorda anche che il Venezuela ha espulso l'ambasciatore israeliano durante l'ultima offensiva a Gaza e Israele ha risposto espellendo a sua volta l'incaricato venezuelano. Anche la Bolivia ha tagliato i suoi legami con Israele dopo l'offensiva contro Hamas.
Il ruolo dell'Iran in America Latina è ben noto anche agli Stati Uniti. Il segretario alla Difesa, Robert Gates, nel gennaio scorso ha espresso le sue preoccupazioni circa le attività iraniane nella regione: «Sono preoccupato per il livello di un'attività francamente sovversiva che gli iraniani stanno conducendo in molti luoghi dell'America Latina. Stanno aprendo molti uffici e molte attività di facciata dietro cui interferiscono negli affari di alcuni di questi paesi», ha dichiarato Gates al Senato.
In "Iran Global Ambition", un paper del marzo 2008, Michael Rubin, dell'American Enterprise Institute, metteva in guardia l'amministrazione Usa sull'influenza iraniana in America Latina e in Africa, ravvisando un'«ambizione globale» da parte dell'Iran. «Mentre gli Stati Uniti hanno concentrato la loro attenzione sulle attività iraniane nel Grande Medio Oriente, l'Iran ha lavorato assiduamente per espandere la sua influenza in America Latina e in Africa». Solo con il presidente Ahmadinejad ha fatto significativi passi avanti nel tentativo di rafforzare il blocco anti-americano costituito da Venezuela, Bolivia e Nicaragua. E anche in Africa sta stringendo forti legami. Questi sforzi, secondo Rubin, suggeriscono che la Repubblica Islamica «sta cercando di divenire una potenza globale» e di mettere un piede sulla «soglia di casa» degli Stati Uniti.
Per espandere l'influenza iraniana in quei continenti, Ahmadinejad ha dato impulso a una «coordinata strategia diplomatica, economica e militare, che ha avuto successo non solo in Venezuela, Nicaragua, e Bolivia, ma anche in Senegal, Zimbabwe, e Sud Africa». Queste nuove alleanze sono in grado di «sfidare gli interessi americani in questi paesi e nelle rispettive regioni». La pietra angolare della politica latinoamericana di Ahmadinejad è la formazione di un asse anti-americano con il Venezuela. Mentre i rapporti con gli altri paesi poveri si basano su aiuti economici più che su una comune visione strategica, Iran e Venezuela sono ricchi di petrolio e la loro relazione è più cooperativa e strategica, e insieme hanno usato i loro petroldollari per coinvolgere altre nazioni latinoamericane e africane in iniziative contro gli interessi degli Stati Uniti.
Mentre Stati Uniti ed Europa per lo più ignorano l'Africa, l'Iran è interessato ad ogni stato africano – musulmano o no – in rotta con l'Occidente in generale e con gli Stati Uniti in particolare. Appena Sudan e Zimbabwe sono stati isolati, Teheran ha subito cercato di riempire il vuoto. L'Iran, conclude Rubin, ha una «strategia globale che Washington è stata incapace di fronteggiare: per ogni tre viaggi di Ahmadinejad in America Latina, Bush ne ha compiuto uno». Le possibilità di un successo iraniano di lunga durata sono poche, essendo i rapporti con i paesi latinoamericani e africani basati per la maggior parte su aiuti economici e non su una «solidarietà ideologica».
Tuttavia, come minimo, i nuovi alleati consentono a Teheran di mitigare l'isolamento in cui si trova e potrebbero ospitare programmi militari segreti. Nella peggiore delle ipotesi, Teheran potrebbe cooperare con Caracas per destabilizzare la Colombia di Uribe o lanciare attacchi terroristici contro gli interessi americani. Il Pentagono può aver rafforzato le difese nel Golfo Persico, ma l'Iran e i suoi alleati potrebbero colpire nel centroamerica, è lo scenario evocato da Rubin. Nel frattempo, è spuntato questo dossier israeliano secondo cui Venezuela e Bolivia forniscono all'Iran l'uranio necessario per dotarsi di armi nucleari.
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