Premesso che la campagna del senatore McCarthy, da cui l'odiato maccartismo, meriterebbe ben altri approfondimenti per farla uscire dal torpore del luogo comune in cui è stata fatta cadere, veniamo all'emozione che Eugenio Scalfari confida gli abbia suscitato rivedere su Sky il «bellissimo» film di George Clooney "Good Night and Good Luck", che narra come un giornalista della Cbs, Edward R. Murrow, si sia opposto con la sua trasmissione ai metodi da "caccia alle streghe" di McCarthy, provocandone il declino politico.
E' ovvio che Scalfari ha subito collegato quel momento di alta televisione e quella grande impresa giornalistica alla sospensione dei talk show Rai, ai cui conduttori qui da noi viene impedito di fare i "Murrow" italiani. Nel coraggio del giornalista della Cbs deve aver quindi rivisto quello con cui Santoro si batte contro Berlusconi e dev'essersi commosso per la parole conclusive del protagonista del film: «La televisione è uno strumento che può e deve contribuire a rendere le persone più consapevoli, più responsabili e più libere. Se mancano questi presupposti e questi obiettivi la televisione è soltanto una scatola piena di fili elettrici e di valvole». Aggiungendo di suo che è invece «una scatola, ma a volte molto pericolosa, se qualcuno se ne impadronisce e la controlla a proprio uso e consumo».
Opportunamente Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera, fa notare al fondatore di Repubblica che «in quel discorso così fiero risuonano altre parole, che sarebbe illecito ignorare». Dice a un certo punto Murrow: «Dobbiamo sempre ricordare che un'accusa non è una prova e che la colpevolezza dipende da prove concrete e dall'esito di un regolare processo. Non cammineremo nel timore l'uno dell'altro. Non sprofonderemo in un'epoca di irragionevolezza se ci affideremo alla nostra storia e alla nostra dottrina». «Da noi - osserva amaramente Battista - la ricerca meticolosa delle prove è considerata un'attività superflua, se non il sabotaggio di un'inchiesta» e - il caso Trani, con l'uso ancora una volta criminale e poliziesco delle intercettazioni, lo dimostra - «perché aspettare una sentenza definitiva se il tribunale mediatico del popolo ha già emesso il suo verdetto persino nelle fasi iniziali di un'inchiesta?».
Se qualche similitudine si può azzardare, è quella - anche fisica - tra McCarthy e Antonio Di Pietro, tra il maccartismo e il giustizialismo, che si avvale di tre braccia: braccio giudiziario, mediatico e politico. Se quello giocato dalla stampa e dalla tv in America fu il ruolo di guardiani democratici rispetto agli eccessi del maccartismo, qui da noi il ruolo di certa stampa è tutt'altro che "garantista", è quello di avanguardia giustizialista. E il giustizialismo italiano oggi è concentrato tutto nella lotta contro Berlusconi. Una vera e propria caccia alla "strega Berlusconi" che va avanti da sedici anni, e ora alle "streghe" che lo circondano. Come dimostrano le ultime inchieste e offensive mediatico-giudiziarie, falliti gli attacchi diretti al premier, si cerca di delegittimare chi gli è vicino, gli artefici del suo consenso, chi collabora - e persino chi parla al telefono - con lui. Da Bertolaso a Letta, da Minzolini a Innocenzi, ecco le vittime dei «nuovi maccartisti» all'italiana che sono nelle procure, nelle "gazzette delle procure" e in Parlamento.
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