Nessuna "pratica a tutela" da parte del Csm contro il ministro della Giustizia Alfano per le ispezioni disposte nei confronti della Procura di Trani. Un'iniziativa che stava assumendo i contorni di una vera e propria intimidazione preventiva da parte dell'organo di autogoverno dei magistrati contro Alfano, reo semplicemente di aver esercitato un suo potere, quello di inviare ispettori quando ne ravvisi i pressupposti. L'intervento del capo dello Stato è stato ancora una volta determinante nel riportare il Csm "all'ordine", nell'alveo cioè del suo ruolo costituzionale.
"Tale richiesta - ha infatti rilevato il Quirinale - non poteva discutersi, mancandone i presupposti, come apertura di una 'pratica a tutela'... ed è stata perciò correttamente assegnata alla VI Commissione". Se le ispezioni "non possono interferire nell'attività di indagine di qualsiasi Procura", ricorda Napolitano, il Csm "non può pronunciarsi preventivamente sullo svolgimento" delle ispezioni, ma solo esprimersi sulle "relazioni conclusive". Il Csm, spiega il presidente, "può solo richiamare gli orientamenti generali già indicati da ultimo con deliberazione del 24 luglio 2003 circa i 'rapporti fra segreto di indagine e poteri dell'Ispettorato'", che tra l'altro, osserva, sono già "ben chiari a chi svolge attività ispettiva per conto del Ministero della Giustizia e a chi dirige la Procura di Trani". "Vanno in sostanza rispettate l'autonomia delle indagini e l'autonomia degli interventi ispettivi disposti dal Ministro della Giustizia nei limiti dei suoi poteri".
Di fatto, come sempre con grande equilibrio, il presidente ha "stoppato" la pratica "preventiva" contro le ispezioni disposte da Alfano che il Csm voleva avviare probabilmente per intimidirlo e creare un nuovo caso di contrapposizione ai massimi livelli istituzionali tra magistratura e governo. La decisione del Csm (del comitato di presidenza, per la precisione) che il presidente Napolitano, come sostiene Mancino, ha "condiviso", è quella di aver assegnato alla VI Commissione la pratica sulle ispezioni alla Procura di Trani, non certo l'iniziativa di aprire una "pratica a tutela". Constatando che sono state "rimesse le questioni al loro posto", e quindi il governo dovrebbe "evitare drammatizzazioni e contrapposizioni", Mancino stesso ammette implicitamente che le questioni, prima dell'intervento del presidente, non erano affato "al loro posto", e che ci andavano "rimesse".
UPDATE 18 marzo, ore 10,28:
Il Csm conferma la marcia indietro e si adegua alle osservazioni espresse ieri dal capo dello Stato in una nota e recepite dal suo stesso comitato di presidenza con la decisione di assegnare la pratica, non più "a tutela", sull'ispezione presso la Procura di Trani alla Sesta commissione - cui non spetta di tutelare i magistrati da eventuali invasioni di campo, ma che si occupa di problemi ordinamentali - e non alla Prima come inizialmente richiesto. Nessuna istruttoria del Csm sull'ispezione disposta dal ministro della Giustizia Alfano, dunque, ma solo una risoluzione che si limiterà a ribadire i principi generali alla base dei "rapporti fra segreto di indagine e poteri dell'Ispettorato", come aveva spiegato ieri nella sua nota il presidente Napolitano.
1 comment:
la "penna migliorista più veloce del west" colpisce ancora!
Post a Comment