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Thursday, March 25, 2010

Lo spazio vacante nel Pdl

Sul futuro del Pdl, e del centrodestra, consiglio la lucidissima riflessione di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera, riassumibile in pochi passi: ad oggi l'unico esponente del Pdl che ha posto le basi di un «progetto che possiamo definire "post-berlusconiano", in grado, cioè, sulla carta, di andare oltre Berlusconi», è Tremonti. Al quale se non altro bisogna riconoscere la serietà di averlo fatto non con lo stillicidio dei distinguo quotidiani e strumentali (come Fini), ma con la sua «azione di governo» (coesione sociale più responsabilità fiscale), le «alleanze sociali» e la sua «proposta politico-culturale».

Una proposta politica che può «spiazzare» la sinistra (e in realtà lo ha già fatto), ma c'è una parte del partito che «non può riconoscersi nel tremontismo», quella liberista, e - sottolinea Panebianco cogliendo un punto importante ma sottovalutato - «la dismissione del programma liberista è forse il problema che più pesa sulle prospettive del Pdl». Come ci siamo sforzati di far notare ai liberali attratti dalla parabola dell'attuale presidente della Camera, «l'oppositore per antonomasia, Fini, non lo ha fin qui riconosciuto come il tema su cui costruirsi una posizione di forza per le sfide del dopo Berlusconi».

C'è, insomma, uno «spazio vacante» che né Tremonti né Fini hanno occupato e sembrano intenzionati ad occupare. «Anziché scegliere la strada, che potrebbe rivelarsi sterile, della fronda continua - riflette Panebianco - Fini avrebbe potuto contrapporsi a Tremonti (e a Bossi) in nome delle ragioni (abbandonate) del '94, diventando punto di riferimento per quella parte dell’elettorato di centrodestra non catturabile né dalla Lega né dal tremontismo. Anche la polemica con Berlusconi, in questo caso, si sarebbe dovuta concentrare sulle incoerenze, sul divario fra promesse e realizzazioni, sull'abbandono del liberismo originario». Questa strada «sarebbe stata certamente in conflitto con la formazione personale e le esperienze passate di Fini ma, a ben vedere, non più di quanto lo siano le posizioni assunte sui temi etici o sull'immigrazione». Non si vede ad oggi, purtroppo, una figura che abbia la forza politica di contrapporsi a Fini e a Tremonti investendo su quell'ampio spazio vacante all'interno del centrodestra.

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