A prescindere da come si concluderanno i testa-a-testa in Piemonte (dove è in vantaggio Cota) e in Lazio (dove è in vantaggio Bonino), il fatto clamoroso - su cui dopo il dato dell'affluenza di ieri sera alle 22 e fino ad oggi pomeriggio alle 15 nessuno avrebbe scommesso - è che il centrodestra ha tenuto. Il pronostico della vigilia di 7 a 4 per il centrosinistra e due regioni in bilico viene rispettato, nonostante la forte astensione - in gran parte provocata dal disgusto di tanti elettori per una campagna elettorale funestata dai colpi del partito della destabilizzazione - a detta di tutti avrebbe dovuto danneggiare nella misura di tre quarti la coalizione di governo.
Non è avvenuto. Insomma, in mattinata prevaleva lo scoramento nel centrodestra. I politologi dovranno invece interrogarsi sul fenomeno di un astensionismo così forte (l'8% nelle nove regioni i cui dati sono gestiti dal Ministero dell'Interno e addirittura oltre l'11% nel Lazio) che stranamente ha risparmiato le forze di governo e ha penalizzato direi quasi in egual misura le due coalizioni. Altro, quindi, che "sindrome francese". Qui da noi la probabile vittoria di Cota in Piemonte, che sancirebbe l'espulsione del Pd dalle regioni del Nord più produttive, quella della Bonino nel Lazio, comunque di un soffio, quindi solo grazie all'assenza determinante della lista del Pdl a Roma e provincia (un danno quantificabile in 3-4 punti percentuali), nonché la buona performance di Rocco Palese in Puglia (con il 44 per cento si è avvicinato fino a tre punti da Vendola, cui solo la Poli Bortone ha evitato una sconfitta), significherebbero una ormai inattesa - rispetto a come si erano messe le cose - affermazione del centrodestra e personale di Berlusconi, che ancora una volta ha evitato il disastro rispondendo ad attacchi concentrici.
Senza considerare le vittorie "landslide" in Veneto, Lombardia, Campania e Calabria. Insomma, nel 2005, dopo quattro anni di governo Berlusconi, gli elettori erano a tal punto delusi e contrariati da decretare un 11 a 2 per la sinistra. Oggi, dopo due anni di governo Berlusconi, gli elettori mostrano una disaffezione bipartisan alla politica, ma assegnano alla coalizione di governo anche la terza grande regione del Nord e la più popolosa del Sud, la Campania, mentre il centrodestra è di fatto maggioranza anche nel Lazio e in Puglia. In particolare la tenuta del Pdl, la cui immagine e credibilità è stata messa a dura prova in questa campagna elettorale, dimostra che pur non essendo certo un partito perfetto, e pagando qualche sciatteria di troppo, non è però un partito di plastica, tanto da essere riuscito nel Lazio a spostare gran parte dei suoi voti su una lista civica in soli dieci giorni.
Il Pdl e la Lega escono da queste elezioni forti della propria identità e con un prezioso avvertimento (non deludere le aspettative di cambiamento del proprio elettorato); il Pd e il centrosinistra rimangono senza identità, se non quella del dipietrismo e dell'antiberlusconismo, comunque portentosi fattori di mobilitazione degli elettori del centrodestra.
1 comment:
Il centrodestra è di fatto maggioranza in Puglia,non mi pare la matematica dica questo :-D
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