Su il Velino:
A fronte dei suoi compagni di partito, il segretario Staderini e l'ex europarlamentare Marco Cappato, che ieri chiedevano a gran voce l'annullamento delle elezioni in tutte le regioni, le dichiarazioni di Emma Bonino lasciano intravedere una candidata tutta proiettata verso il voto, in pieno "flirt" con una possibile vittoria a tavolino. «Dura lex, sed lex», è la risposta pronta alle recriminazioni della sua avversaria. È comprensibile la difficoltà della Bonino, stretta tra una "battaglia di legalità" che portata alle estreme conseguenze, come fanno i dirigenti del suo partito, non può che condurre ad una autodenuncia dell'intero sistema politico, e quindi all'annullamento delle elezioni, e una campagna elettorale che se non altro per rispetto della coalizione che sostiene la sua candidatura va portata avanti, nonostante quanto sta accadendo e magari puntando l'indice sulla sciatteria e l'incapacità dei propri avversari.
Già l'iniziativa dello sciopero della fame e della sete aveva messo in luce le contraddizioni. «Assolutamente no», gli elettori del Lazio «non possono avere la certezza di poter votare Emma», avvertiva Pannella a la Repubblica, adombrando un possibile ritiro, coerente dal suo punto di vista con la totale mancanza di legalità, ma suscitando allarme e disappunto nelle file del centrosinistra. La stessa Bonino è dovuta intervenire, smentendo il suo leader, per rassicurare Bersani ricordandogli di essere «persona leale» («se prendo un impegno lo porto a termine»).
L'analisi che fanno i Radicali della realtà del nostro Paese, e quindi la loro linea politica, l'intransigenza della loro denuncia dell'illegalità, fino all'ultimo timbro, e della non-democrazia italiana, è difficilmente compatibile con la traiettoria della carriera politica di Emma Bonino, oggi arrivata ad un punto particolarmente stridente: commissaria europea con Berlusconi, ministro del governo Prodi, ora vicepresidente del Senato e candidata del centrosinistra alla presidenza della regione Lazio. Difficile ottenere tutto ciò in un "regime". Che non sia un "regime"? Non si spiega come Emma Bonino possa starsene tranquillamente a fare campagna elettorale in un Paese da cui Pannella minaccia di fuggire in esilio restituendo il passaporto. C'è qualcosa di stonato e l'iniziativa dello sciopero della sete non può bastare alla Bonino per conciliare l'anima di lotta "partigiana" (così la definisce Pannella) e l'ambizione di governo.
Una contraddizione che infatti riemerge anche in queste ore...
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