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Wednesday, March 17, 2010

Comunque vada, alle mid-term saranno guai

Che la riforma sanitaria rappresenti o meno il "momento" che definirà la presidenza Obama, come ogni presidenza Usa ha avuto il suo, è certo che questa settimana importanti nodi sia di politica interna che estera stanno venendo al pettine. La Casa Bianca e la speaker della Camera, Nancy Pelosi, confidano di ottenere il via libera definitivo al testo di riforma già approvato dal Senato, ma è ancora aperta (e incerta) la caccia ai 216 voti necessari e a ben vedere neanche un esito positivo è del tutto privo di rischi per il presidente e i Democratici.

Se passa e diventa legge, potranno sì vantare un successo che sarà celebrato come una pietra miliare nella politica progressista americana. Tuttavia, la riforma non incontra il favore dell'opinione pubblica conservatrice e moderata, mentre l'ala liberal, più di sinistra, del partito e dell'elettorato, è comunque delusa per il sacrificio, in nome del pragmatismo, della public option, l'elemento più innovativo, cioè il "pilastro" assicurativo pubblico da affiancare alle assicurazioni private.

Peggio ancora se la riforma dovesse naufragare, perché sia la presidenza che la maggioranza democratica al Congresso, oltre che deludere le aspettative di riforma del proprio elettorato, e trovarsi di fronte alle accuse di "tradimento" dell'ala liberal, darebbero prova di incapacità di governo. Insomma, in entrambi i casi le elezioni di mid-term del prossimo novembre rimangono a rischio e Obama potrebbe ritrovarsi azzoppato nei prossimi anni fino alla corsa per un secondo mandato.

Il principale ostacolo è costituito dai deputati democratici, molto più preoccupati della loro rielezione che delle sorti politiche del presidente. Votando a favore, infatti, temono di perdere consensi nei loro collegi in vista del voto di novembre. C'è la ritrosia da parte di alcuni a finanziare l'aborto con soldi pubblici, sia pure indirettamente, ma soprattutto pesano gli enormi costi - stimati in 875 miliardi di dollari - della riforma, che graveranno su un debito pubblico già insopportabilmente alto per gli standard Usa e richiederanno probabilmente, come paventano i Repubblicani, nuove tasse.

Sarebbero loro, i deputati che avranno votato sì, i primi ad essere sanzionati dall'elettorato. I sondaggi mostrano che nei collegi in bilico circa il 60% degli elettori voterà per un candidato contrario alla riforma. Per questo si affaccia l'ipotesi di far passare la riforma senza un vero e proprio voto formale. Nancy Pelosi pensa a un pacchetto di "aggiustamenti" non sostanziali, che in base ai regolamenti in vigore alla Camera può valere come un sì automatico al testo del Senato, risparmiando così ai singoli deputati l'imbarazzo di un voto esplicito.

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