Non ne sentivamo il bisogno, ma alle già numerose formule astruse della politica italiana, da buon democristiano Casini ne ha aggiunta un'altra, proponendo a Berlusconi un «governo di armistizio», con «le forze migliori di destra e di sinistra» (il solito pastrocchio, insomma). «Non ci fidiamo del premier e non ci piace l'egemonia della Lega» non sembrano parole da «armistizio» e le condizioni poste suonano come lievemente irricevibili (per avere l'Udc, Fli e le non meglio precisate «migliori forze di sinistra» nel governo, Berlusconi dovrebbe rinunciare alla Lega!), ma probabilmente la nuova boutade serve al leader Udc solo per recuperare un po' di scena su Fini.
L'escalation finiana, infatti - con richiesta di dimissioni di Berlusconi per aprire una crisi extraparlamentare al buio e conseguente uscita dal governo - non ha prodotto i risultati sperati e, anzi, sembra aver restituito l'iniziativa al premier e cacciato Fli e centristi in un vicolo cieco, mentre Montezemolo si gode il «cinepanettone» dalla finestra e tutto fa pensare che alla finestra ha intenzione di restare ancora per un bel po'. Consapevoli che con questi numeri, in Senato ma anche alla Camera, non c'è spazio alcuno per governi "ribaltone", dunque non c'è possibilità di far fuori Berlusconi senza venire trascinati dritti alle urne, Fli e Udc si agitano nella speranza che chissà quali manovre o sviste altrui li aiutino ad uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati. Assistiamo quindi in questi giorni ad una congerie di uscite scomposte e tra di loro contraddittorie, una cortina fumogena di chiacchiere da cui emerge una sola certezza: la modesta statura di Fini e Casini, due teatranti della vecchia politica capaci solo di piccolo cabotaggio e del tutto privi, al contrario di quanto vorrebbero far credere, del minimo barlume di serietà e senso di responsabilità.
Dai finiani i soliti segnali contrastanti. Da una parte, i più miti consigli di un Della Vedova, che dopo il mal celato tentativo di dare il benservito a Berlusconi, riapre ad un Berlusconi-bis con una maggioranza più ampia, allargata all'Udc, e un nullaosta al Cav. ancora premier. Ma per quale strano miracolo questo preteso «nuovo» centrodestra, in realtà identico al vecchio del 2001-2006, dovrebbe «rafforzare» il governo stentiamo ad afferrarlo. Dall'altra resta Bocchino, che oggi torna a gettare benzina sul fuoco aprendo una sterile querelle su nome e simbolo del Pdl. Fumo, nient'altro che fumo.
2 comments:
Il problema enorme delle clientele meridionali che rappresentano la spina dorsale dei partitini di centro da Fini a Lombardo è il FEDERALISMO FISCALE. Nonostante alcuni osservatori informati scrivano che non è poi così rivoluzionario, ma solo una buona riforma amministrativa, tuttavia è l'unico movente di tutta questa combriccola.
Lo scrivo da non leghista e da non settentrionale. Ma è talmente evidente! E' la riforma delle riforme, l'unica davvero in grsdo di cambiare qualcosa di importante: la via dei soldi.
Posso consigliarti gli articoli del Prof. Luca Ricolfi?
http://www.polena.net/it/voce-ricolfi.asp
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