Ebbene, io dico: non un centesimo di più.
So bene che ci vanno di mezzo la ricerca, tanti capaci ricercatori e studenti, ma senza una riforma profonda del sistema questi sono soldi letteralmente buttati. Si perdono in nepotismi, burocrazie, parassitismi, inefficienze, sprechi.
Versereste del vostro denaro ad un'azienda fallita?
I dati del fallimento risultano da tutte le più autorevoli ricerche. Ultima quella dell'Ocse: "Education at a glance 2006".
Del sistema educativo italiano, scuola e università, del suo fallimento, riprendendo proprio i dati dell'Ocse, ha parlato il governatore della Banca d'Italia Draghi inaugurando l'anno accademico a La Sapienza. Chissà se i presenti l'hanno ascoltato bene, perché la sua è stata una lezione radicale (non rosapugnista), e blairiana.
Ha prima spiegato come la carenza di produttività e di competitività del paese dipenda anche dal fallimento della formazione, per cui «la partecipazione al mercato del lavoro in Italia (...) è ancora molto inferiore alla media europea», e se è dimostrato che «più elevati livelli di istruzione favoriscono guadagni di produttività», in Italia ciò è vero in misura minore rispetto agli altri paesi.
Dalla ricerca dell'Ocse risulta che rispetto agli altri paesi industralizzati abbiamo meno diplomati e meno laureati, che gli abbandoni sono troppi (università di massa in entrata, ma non in uscita), e che gli studenti italiani alla fine della scuola dell'obbligo si collocano agli ultimi posti nell'apprendimento.
«Nella popolazione più giovane, compresa tra 25 e 34 anni, la quota che in Italia completa un corso di studi postsecondari (...) è ancora al di sotto della media dei principali Paesi industriali. I tassi di abbandono nell'università sono pari al 60 per cento, quasi il doppio rispetto alla media degli stessi paesi».Come sottolineato più volte su questo blog e in vari articoli, l'ultimo pubblicato all'interno del numero Welfare to Work di Diritto e Libertà, «i nostri problemi non dipendono da un ammontare inadeguato di risorse pubbliche destinate all'istruzione scolastica. La spesa per studente nella scuola dell'obbligo e in quella secondaria è anzi più elevata rispetto alla media dei Paesi dell'Ocse, per effetto non già di maggiori retribuzioni pro capite del personale docente, bensì di un più alto rapporto numerico tra docenti e studenti».
Lavorare tutti, anche fannulloni e incapaci, ma guadagnare meno, è il compromesso che gli insegnanti sindacalizzati accettano.
Quali rimedi? Draghi usa esattamente le nostre due parole chiave: merito e concorrenza. Nella scuola come nell'università «può essere utile aumentare la concorrenza fra gli istituti, sia nell'ambito pubblico sia in quello privato, con modalità di finanziamento che da un lato premino le scuole migliori e dall'altro trasferiscano risorse direttamente alle famiglie per ampliarne la possibilità di scelta». Dunque, anche il Governatore Draghi vede nell'inversione di almeno una parte del flusso di finanziamenti una possibile soluzione. Sia l'utente a indirizzare i finanziamenti, non lo Stato a pioggia, in funzione esclusivamente al numero di iscrizioni.
Anche l'informazione che guida le famiglie nella scelta è «insufficiente», distorta da percorsi formativi troppo uniformi e dalla mancanza di criteri di valutazione che permettano scelte mirate.
«La trasparenza e il pubblico accesso al processo di valutazione contribuiscono a rafforzare il confronto tra le università, accrescendo la consapevolezza delle scelte degli studenti, soprattutto di quelli meno inseriti nei circuiti informativi più ricchi. E' auspicabile che ciò costituisca il primo gradino di un'azione tesa a stimolare la concorrenza tra università, accrescendo gli incentivi all'innalzamento degli standard di qualità nella ricerca e nella didattica, nella selezione dei docenti».
4 comments:
Parole sante !
Valle a dire alla Montalcini...
Ciao Paolo ;)
Ho appena postato sullo stesso tema, citando anche questo post e inserendo un altro link che potrebbe interessarti.
Arrivi un po' tardi. Non un centesimo di piu' e' gia' la politica dello stato italiano verso l'universita' da parecchi anni.
Io l'ho sentita bene (dal vivo) e l'ho interpretata proprio come te. Chi secondo me non ha capito molto(...) è stata la stampa che ha un po' travisato...
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