Storia di un cadavere che scotta
Ricordate quel film, "Week end con il morto"? Era spiritoso. Mi è venuto in mente guardando un film molto meno divertente. Ancor di più dopo la batosta di queste elezioni amministrative si ripropone per i Ds e per la Margherita il problema di come liberarsi del cadavere politico di Romano Prodi. E ho come l'impressione che siano costretti ancora per un po' a fingere che sia politicamente vivo. Un po' più a lungo che per un week end.
Rutelli pensa di cominciare a risolvere il problema designando subito un leader per il nascituro Partito democratico. Prodi, ovviamente, non è d'accordo, si barrica e avverte di non accelerare, perché un leader diverso dal premier in carica alla guida del Pd sarebbe come sfiduciarlo di fatto: «Il problema della leadership verrà dopo. Chi vuole accelerare rischia di mettere in difficoltà l'attuale leader e il governo».
I Ds sembrano orientati a far accettare al professore una sorta di commissariamento, ma non sarà facile, perché quello è capace anche di buttare tutto all'aria dimettendosi, mentre il Pd è ancora tutto da fare. Insomma, l'imbarazzo è totale. I principali azionisti della maggioranza non sanno come sbarazzarsi dell'unico personaggio che finora, più nel male che nel bene, ha saputo svolgere la funzione di sintesi tra i post-Pci e i post-Dc, portandoli per ben due volte al governo ma dimostrando di essere un autentico incapace.
Una soluzione potrebbe essere quella di far lavorare il Senato, dove si potrebbe fare in modo che sembri un incidente. Ma il centrodestra è in agguato e una nuova caduta del Governo Prodi potrebbe portare non a un governo istituzionale, a un semplice cambio di cavallo o a un rimpasto, ma direttamente a nuove elezioni, cogliendoli impreparati. Si prefigura, nei prossimi mesi, una vera e propria corsa a non rimanere sotto le macerie del "prodismo". Chi si salverà?
Il guaio di quello che doveva essere il "motore riformista" (Ds e Margherita) della coalizione, ma che si è ingolfato in partenza, e ora anche del Partito democratico, nonostante occupi tutte le posizioni chiave del governo, è stato ben individuato da un editoriale su Il Foglio di oggi: «... senza una guida riconoscibile che ne valorizzi le autonome posizioni, finisce col subire tutti i danni delle mediazioni indispensabili in una coalizione tanto variegata, senza ottenere alcun vantaggio dall'esercizio di tutte le principali cariche pubbliche».
Non hanno un convinto approccio riformatore, né una visione chiara della società, né coraggio e statura da leader, quindi passano il tempo a sopravvivere al potere e a preservare l'unità del centrosinistra, costi quel che costi, non accorgendosi che la sfida di un Partito democratico dovrebbe essere quella di proporsi come forza di governo capace di fare a meno della sinistra conservatrice e neocomunista.
2 comments:
Giusta e ponderata analisi.
ma lasciamoli lavorare...!!!
così, noi poveri elettori, ce li togliamo di torno per sempre...
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