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Friday, May 09, 2008

L'Iran con i piedi in Libano, sotto gli occhi dell'impotente Unifil

La missione Unifil potrebbe divenire molto presto il prossimo zimbello dell'Onu. Sembra una barzelletta, ma Iran e Siria, tramite Hezbollah, potrebbero impossessarsi del Libano sotto il naso dei caschi blu, di cui fanno parte anche gli italiani, che in teoria avrebbero dovuto vigilare per impedire il riarmo dell'organizzazione terroristica eterodiretta da Teheran e Damasco.

Il governo di Beirut e la coalizione che lo sostiene parlano esplicitamente di «colpo di Stato» con l'obiettivo, contrario alle risoluzioni dell'Onu, di restaurare l'occupazione siriana e di estendere l'influenza iraniana. Alle truppe Unifil dovrebbe essere subito affidato il compito di preservare l'indipendenza del Libano, se necessario ricorrendo all'uso della forza non solo se attaccate direttamente.

Dopo avere per mesi boicottato l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, Hezbollah ha dato il via a quella che rischia di trasformarsi in un'aperta guerra civile. Dopo due giorni di scontri tra le fazioni, che hanno provocato circa 13 morti e 22 feriti, i miliziani del partito sciita controllano ormai tutta la parte occidentale della capitale, abitata in grande maggioranza da musulmani sunniti, e anche le strade dirette all'aeroporto internazionale. Mentre l'esercito libanese per ora si limita a prendere posizioni e a proteggere le sedi del Governo e del Parlamento e le abitazioni dei leader della maggioranza parlamentare.

Uomini fedeli a Hezbollah hanno anche imposto l'oscuramento dell'emittente televisiva filo-governativa Future News, di proprietà del leader della maggioranza di governo anti-siriana Saad al-Hariri.

Ieri il leader di Hezbollah, Nasrallah, aveva definito una vera e propria «dichiarazione di guerra» un provvedimento adottato dal governo che provocherebbe la chiusura della rete telefonica controllata dall'organizzazione sciita. A ben vedere è stata la sua affermazione ad essere percepita come una vera e propria «dichiarazione di guerra» contro il governo, se da quel momento i suoi militanti hanno ingaggiato violenti scontri con i sostenitori della coalizione di maggioranza, ricorrendo anche al lancio di razzi Rpg (l'Unifil doveva garantire che non fossero più in possesso di Hezbollah).

Questo pomeriggio sono arrivate le prime reazioni da parte del mondo arabo. L'Arabia Saudita ha chiesto e ottenuto un vertice straordinario dei ministri degli Esteri della Lega araba, che dovrebbe svolgersi fra due giorni, mentre l'Egitto ha affermato di non poter «permettere che il Libano venga controllato dall'Iran». Anche da Israele si accusa l'Iran di alimentare le
violenze, nel quadro di una «politica di dominazione della regione». Da Teheran ribattono accusando i complotti di Israele e Stati Uniti, mentre il presidente siriano Bashar al Assad ricorda che la crisi in corso è «una questione interna libanese».

L'analista Rami Khoury, editorialista del quotidiano libanese Daily Star, ritiene che prendendo il controllo di Beirut il leader di Hezbollah non vuole impossessarsi di tutto il Libano, bensì provocare la caduta del governo filo-occidentale di Siniora e «obbligare le forze rivali ad accettare che Hezbollah eserciti un potere più ampio nelle scelte di governo, soprattutto in politica estera».

Intanto, l'imbelle Europa si limita a invitare «tutte le parti a porre immediatamente fine agli scontri». Ma la situazione è grave. Il Libano rischia davvero di scivolare, più o meno lentamente, nelle mani di Damasco e Teheran, mentre nessuna provocazione, neanche quest'ultimo tentativo di golpe, sembra scuotere le democrazie occidentali dal loro torpore.

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