Nella notte, precisamente verso le 2:02 (ore italiane), quindi a poche ore dalla scadenza dell'ultimatum posto ieri dai mediatori, maggioranza parlamentare anti-siriana e opposizione guidata da Hezbollah, riunite da cinque giorni a Doha, in Qatar, hanno raggiunto un accordo per una tregua istituzionale, non si può dire quanto durevole, che come primo immediato effetto dovrebbe sbloccare l'elezione del nuovo presidente. Lo ha annunciato stamattina il primo ministro del Qatar nel corso di una cerimonia ufficiale. Già nei prossimi giorni (probabilmente domenica) verrà eletto presidente dal Parlamento libanese il comandante dell'esercito, generale Suleiman, ritenuto vicino ai partiti di maggioranza, ma che nell'ultima crisi ha assunto una posizione di cedimento nei confronti di Hezbollah disobbedendo al premier Siniora e arrogandosi il diritto di ribaltare le legittime decisioni politiche del governo.
Hezbollah ottiene ciò che ha cercato in questi 18 mesi di ostruzionismo e, in ultimo, con il "coup de force" della settimana scorsa a Beirut: il potere di veto in seno a un nuovo governo di unità nazionale. Il nuovo esecutivo, infatti, sarà composto in tutto da 30 membri: 16 ministri della maggioranza, 11 dell'opposizione e 3 scelti dal nuovo presidente, come prevedeva l'ultima proposta che abbiamo anticipato ieri. Dunque, l'opposizione è in grado di impedire il raggiungimento del quorum dei 2/3 necessario per l'approvazione di ogni provvedimento del governo.
In cambio, Hezbollah dovrebbe aver concesso qualcosa sulla legge elettorale, accettando modifiche più favorevoli al partito sunnita di Hariri. Si sarebbe deciso, nello specifico, di adottare per una sola volta la legge elettorale del 1960, che divide Beirut in tre circoscrizioni. Uno scambio che però, ieri, era stato bocciato dal cristiano maronita Aoun, alleato di Hezbollah.
Com'era prevedibile, dell'accordo fa parte anche il divieto del ricorso alle armi per motivi politici. Hezbollah in sostanza garantisce di non usare le sue armi contro le altre fazioni libanesi. Ma la questione del disarmo delle milizie sciite, in ottemperanza alle risoluzioni dell'Onu, non è stata nemmeno posta in discussione, nonostante rimanga il nodo reale, che rende Hezbollah "uno stato nello stato" libanese.
Soddisfazione espressa dalla Francia. "Una tappa essenziale nella restaurazione completa dell'unità, della stabilità e dell'indipendenza del Libano", per il ministro degli Esteri Bernard Kouchner. "Un grande successo per il Libano e per tutti i libanesi", per Sarkozy, il quale auspica che "questo accordo sia messo in opera integralmente, per garantire il suo successo e gettare le basi per una vera riconciliazione nazionale".
Desta qualche sospetto il fatto che lo stesso accordo ottiene il "sostegno pieno" della Siria. "Spero che questa intesa sia un preludio alla risoluzione della crisi politica in Libano", ha dichiarato il ministro degli Esteri siriano. Gli interessi di Siria e Francia nella regione sono divenuti d'un tratto convergenti? Qualcuno non ha ben compreso i termini dell'accordo, oppure non può che fare buon viso a cattivo gioco?
1 comment:
Ma tanto Sarko è il neoconservatore europeo d'eccellenza, che rivoluzionerà la politica estera francese.
Si vede,... la ha rivoluzionata talmente tanto da portarla esattamente dove era prima. :D
saluti, ag.
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