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Friday, September 17, 2010

Euroipocrisia

Il fossato che si è aperto tra la Commissione europea da una parte e la Francia di Sarkozy dall'altra (di cui hanno preso le difese platealmente solo Berlusconi, Zapatero e il premier ceco Necas, ma i leader che covano in silenzio la loro insofferenza verso Bruxelles sono molti di più) è totalmente il risultato dell'ipocrisia e dell'irresponsabilità politica delle istituzioni europee.

La questione, che ha scaldato gli animi dei moralisti e dei custodi del politicamente corretto, nel merito è semplice, addirittura banale. La Francia ha tutto il diritto di chiudere campi abusivi sul suo territorio. E ha tutto il diritto secondo le normative comunitarie di rimpatriare cittadini, anche comunitari, che non abbiano documenti in regola, che dopo tre mesi di permanenza non abbiano un lavoro o non possano dimostrare di avere forme legali di sostentamento e una fissa dimora. Tutto il caso nasce da uno scivolone del governo francese subito corretto, ma che ben illustra come la Commissione europea sia un'istituzione fondata sull'ipocrisia e sull'irresponsabilità politica. Una circolare del Ministero degli Interni che ordinava ai prefetti di avviare lo sgombero di campi abusivi «in priorità rom». Ecco, il riferimento ai rom non doveva esserci, si doveva parlare genericamente di campi abusivi, per evitare che la direttiva apparisse discriminatoria. Ma guardiamoci negli occhi e parliamoci onestamente: chi, oltre i rom, vive nelle nostre città in baraccopoli abusive che ospitano centinaia di famiglie, tali da costituire un problema sociale e di sicurezza?

Insomma, il Ministero francese avrebbe potuto essere più accorto, ma è del tutto evidente che non c'era alcun intento discriminatorio, bensì l'esigenza pratica, anche se politicamente inopportuna e "scorretta", di chiamare le cose con il loro nome e rendere chiaro ai prefetti il compito loro assegnato; partendo semplicemente dalla constatazione di un dato di fatto: negli accampamenti abusivi vivono i rom, non giapponesi o portoricani. Ma è ovvio che campi simili vanno smantellati, a prescindere dall'etnia da cui sono abitati. E comunque la circolare è stata immediatamente corretta.

Detto questo, c'è il problema dell'euroburocrazia irresponsabile di Bruxelles, che non dovendo dar conto ai cittadini europei si abbandona al politicamente corretto, scansando sdegnosamente o affrontando in modo retorico problemi molto avvertiti dalle popolazioni. E' frustrante per i cittadini che l'Europa non riesca ad affrontare i loro problemi e, anzi, si comporti sempre più spesso come se non esistessero. Per di più, su alcune questioni delicate, come in questo caso, ricorrendo al ricatto morale del razzismo, e spesso senza prima aver valutato attentamente quali sono le effettive politiche dei governi.

C'è molto dilettantismo nella maggior parte dei commissari, che sono diventati il fulcro di un meccanismo perverso e dannoso per l'immagine dell'Europa agli occhi dei cittadini europei. Sembra che vengano attirati su un problema solo dal clamore mediatico e quando intervengono criticamente sull'operato dei governi, si ha l'impressione che siano animati da un eccesso di protagonismo. Pressocché sconosciuti alle opinioni pubbliche, i commissari cercano di affermare la loro identità politica in contrapposizione ai governi, di apparire indipendenti - alcuni, alla guida di uffici inutili, sono bisognosi di giustificare persino la loro esistenza. Ansiosi di "esserci" e di ottenere visibilità, alzano i toni, provoncando vere e proprie tempeste in bicchieri d'acqua. E' comprensibile che la cosa non sia ben digerita da quanti invece devono rispondere ai cittadini che li hanno votati.

«I governi nazionali sono scelti dall'elettorato. I commissari di Bruxelles no. Non affrontano un'elezione e questo fa una grande differenza», spiega Ernesto Galli della Loggia su Il Foglio: «E' la differenza che passa tra la politica e la burocrazia, anche l'altissima burocrazia», per di più una burocrazia «totalmente autoreferenziale». «La sensibilità dell'elettorato è molto diversa dall'ideologia dei diritti e del politicamente corretto che è l'ideologia dell'Ue», spiega il professore, «le culture esistono, ma l'Ue ha deciso che le diversità culturali non esistono». Al fondo c'è un problema di legittimità democratica della Commissione Ue: «In una democrazia ha sempre ragione l'elettorato. Se si ammette che l'elettorato si possa sbagliare si apre un baratro: chi al posto dell'elettorato? Non c'è risposta». Anzi, dice Galli della Loggia, «le risposte rischiano di essere peggio. Se le decisioni sono prese contro il sentire comune, nascono partiti xenofobi e razzisti. Non è un caso se in molti Paesi europei il panorama politico è sconvolto da partiti schierati contro l'ideologia di Bruxelles».

2 comments:

Jean Lafitte said...

che senso ha rimpatriare chi tra 15 giorni sarà di nuovo in Francia?

solo propaganda. e spreco di soldi.

J. Lafitte

Anonymous said...

"E ha tutto il diritto secondo le normative comunitarie di rimpatriare cittadini, anche comunitari, che non abbiano documenti in regola, che dopo tre mesi di permanenza non abbiano un lavoro o non possano dimostrare di avere forme legali di sostentamento e una fissa dimora".
Leggendo rapidamente la norma non ho trovato questo passaggio. Mi puoi indicare il numero del paragrafo? Grazie
Giorgio Libretti