Come scrivevo un mesetto fa, l'unica arma che Berlusconi ha per sfuggire al logoramento - che probabilmente dopo il voto di domani riprenderà nelle commissioni, in aula, sui giornali e sulle tv - è portare in Parlamento riforme il più possibile di alto profilo, non accettare trattative al ribasso, alzare la posta in palio, rendendo costoso ai propri oppositori interni far cadere un governo che si mostra impegnato nel cambiamento. Se le riforme passano, per convinzione o per paura delle urne, tanto meglio per il governo (e per il Paese); se non passano, sarà crisi e voto, ma la responsabilità ricadrà su chi si sarà dissociato. Certo, portare in Parlamento riforme di alto profilo, ambiziose, organiche e qualificanti, per le quali valga la pena anche immolarsi, e sostenerle fino in fondo rimanendo compatti, non sarà facile. In questi primi due anni e mezzo il profilo riformatore del governo è stato deludente, quindi dovrà sforzarsi di cambiare passo.
Ma se è la frammentazione della politica, la dispersione del potere, come sostiene Angelo Panebianco, il male che affligge la governabilità in Italia, che rende impossibile il cambiamento e incomprensibile la politica, e se la violenta polarizzazione intorno alla figura di Berlusconi da sola non può bastare, come hanno dimostrato questi 16 anni, allora dalla palude si può uscire solo attraverso radicali riforme. Il governo ha il dovere di provarci. Allora sarebbe chiaro che chi dovesse opporsi, lo fa in nome di un malinteso senso della democrazia, e attento in realtà a conservare la propria rendita di posizione:
«... la dispersione del potere avvantaggia molti. Dove esistono tante fazioni e tanti poteri di veto, ogni detentore di rendite piccole o grandi sa di essere più protetto contro l'azione del governo. C'è sempre qualcuno, qualche fazione, a cui ci si può rivolgere per bloccare decisioni sgradite. La frammentazione rende la politica debole, tutela e garantisce lo status quo, rende difficili i cambiamenti che potrebbero fare bene al Paese ma male a certi interessi costituiti. Chi preferisce, e in questo Paese sono in tanti, un'eccessiva dispersione del potere, attribuendole virtù che non possiede, scambiandola per la variante italiana del meccanismo democratico dei pesi e contrappesi, ha il diritto di farlo. Ma non ha il diritto di lamentarsi se poi la politica risulta incomprensibile».
6 comments:
"In questi primi due anni e mezzo il profilo riformatore del governo è stato deludente"
fai anche 16 anni (al lordo dei governi di centro sin. ovviamente),
cmq sono del tutto daccordo con te anche se la compagnia di cialtroni di cui Berlusconi si è circondato rende abbastanza irrealistica la cosa :|
DICESI MINORE DEI MALI ...
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c'è poco da rammaricarsi
NON C'E' ALTERNATIVA A BERLUSCONI .
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la sinistra è minoritaria e soprattutto è un coacervo di clientela bolscevica ed ipocrita.
se non fossero così tragicamente cialtroni l'Italia sarebbe nei guai grossi.
spazio politico per pagliacci e cialtroni come quel fallito di Bersani o come il nano da circo Vendola non se ne vede. Berlusconi prima di uscire dalla scena politica definitivamente distrugga Fini con ogni mezzo,é ora che inizi a usare le sue tv per disintegrare il fascista a carico della suocera, quello è il miglior regalo che il Cavaliere può fare all'Italia.
sono daccordo su bersani e co. ma ormai sono rassegnato, è inutile continuare a votarlo, serve solo a tenere alto il suo consenso e a continuare questo immobilismo che sta ammazzando l'italia, è inutile continuare ad illudersi (non fraintendetemi, spero sinceramente di sbagliarmi e che Berlusconi mi faccia ricredere). ad oggi alle prossime elezioni piuttosto che Berlusconi voto i radicali o Guzzanti e simili
Riforme. riforme, riforme. Ce ne fosse uno che si degnasse di fare un esempio concreto.
Il mercato del lavoro, ad esempio.
Che si fa, si abolisce l'articolo 18 o lo si estende a tutti? Cosa dice la Marcegaglia e Tito Boeris?
E le pensioni? La riforma è allungare l'età pensionabile o abbassarla?
A mio parere l'equazione è abbastanza semplice: qualsiasi riforma in Italia, fosse pure la più minuscola, colpisce una corporazione privilegiata che si metterà di traverso, nel migliore dei casi strepitando e urlando -e trovando fiancheggiatori altrettanto strepitanti e urlanti sui media-, nel peggiore dei casi bloccando qualche attività o settore pubblico con il consueto procedimento del ricatto. Qualsiasi premier abbastanza debole da cedere alla prima, alla seconda e a tutte le altre resistenze non potrà mai mettere in atto alcuna riforma. Credevo che Berlusconi potesse tentare, in realtà è ovvio che ormai ha fallito. Ma a parte le questioni già note, e mai realizzate, l'Italia avrà ancora per parecchie generazioni lo spettro della cosiddetta "questione meridionale" che è, tra tutte, la riforma delle riforme, la madre di tutte le battaglie, l'impresa titanica e universale, ora come ora francamente impossibile.
Woody.
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