Tony, ci manchi/3 - L'11 settembre non fu un malinteso
«E' straordinario come l'animo umano riesca ad assorbire velocemente lo shock e a riacquistare il suo ritmo naturale. Accade un cataclisma: i sensi vacillano. In quel momento di assoluta nitidezza, possiamo cogliere con l'occhio della mente il profondo significato di un evento. Col passare del tempo, non è che il ricordo sbiadisca; ma la sua luce si attenua, perde forza, e la nostra attenzione si sposta altrove. Ricordiamo l'evento, ma non come ci sentivamo in quel momento. L'impatto emotivo è rimpiazzato da un sentimento che, essendo più pacato, ci sembra più razionale. Eppure, paradossalmente, può esserlo di meno, perché la calma non è il risultato di una ulteriore analisi, ma del semplice trascorrere del tempo».
«L'idea che tutto il mondo, non solo l'America, fosse messo di fronte a una violenza assassina che di fatto aveva dichiarato guerra a tutti noi non fu liquidata come un'espressione minoritaria del sentimento popolare: era il sentimento di tutti... Le opinioni erano nette, chiare e risolute, non solo in Occidente ma ovunque».
«Oggi, quasi dieci anni dopo, siamo ancora in guerra, facciamo ancora i conti con le terribili conseguenze della guerra e, guardandoci indietro, non ricordiamo quasi più come abbiamo fatto a cacciarci in questa situazione. Ma, in quel luminoso mattino newyorchese in cui neppure una nuvola solcava il cielo azzurro, capimmo esattamente cosa stava succedendo e perché».
Tony Blair ("A Journey")
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