Come un sol uomo la stampa mainstream e gli esponenti del conformismo costituzionale, con il ditino alzato ricordano che non è possibile "sfiduciare" il presidente della Camera, né il presidente della Repubblica può costringerlo a dimettersi. Da un lato si tende a distorcere ciò che si contesta a Fini e ciò che Berlusconi e Bossi si aspettano dal Colle, dall'altro a deviare l'attenzione dall'oggetto della contesa (l'incompatibilità di Fini) all'«irritualità», o «analfabetismo», della loro richiesta.
Tutti sanno - compresi B&B - che Napolitano non può costringere alle dimissioni Fini e che non può esserci un voto di sfiducia nei suoi confronti. Eppure, le solite truppe cammellate di costituzionalisti - sempre gli stessi - vengono arruolate dai giornali per ricordarcelo e ridicolizzare la richiesta di Pdl e Lega. Come recitava testualmente la nota di lunedì, si tratta di «rappresentare» a Napolitano la «grave situazione». Semplificando, non si potrà costringerlo a dimettersi, ma almeno chiedere sarà ancora lecito. O no? Chiedere direttamente a Fini; e chiedere a Napolitano di chiedere a sua volta. Rispondere, come si dice, è cortesia. D'altra parte, anche Villari non voleva dimettersi dalla presidenza della Commissione di Vigilanza Rai e nessuno poteva costringerlo, neanche il presidente del Senato, ma alla fine si è dovuto dimettere... e in quel caso era il centrosinistra che ne chiedeva le dimissioni. Alla fine, si dovette arrivare al boicotaggio dei lavori della Commissione per fargli capire che non era più gradito. Ma all'epoca venne trattato più o meno come un usurpatore, e non aveva neanche assunto nei confronti del suo partito - il Pd - le posizioni che Fini sta assumento nei confronti del Pdl e del governo.
La questione dell'incompatibilità di Fini non poteva non essere sollevata (ovviamente per chi è convinto che esista). E non solo non è ridicolo o anticostituzionale, ma è persino doveroso coinvolgere il Quirinale, proprio in quanto garante dei corretti rapporti tra le istituzioni e del corretto funzionamento delle stesse. Qui bisogna capire se ce n'è una - la presidenza della Camera - che interferisce indebitamente sulla stabilità del governo. E' «irrituale» rivolgersi al capo dello Stato? Sì, come lo è nella storia repubblicana il doppio ruolo assunto da Fini. Con i suoi comportamenti destabilizza la governabilità del Paese, un valore che spetta anche al presidente Napolitano tutelare. Legittimo che Fini la "minacci" da leader politico, ma non da presidente della Camera.
Cosa si contesta quindi esattamente a Fini? Non la sua appartenenza politica o partitica, né l'essere un leader politico, né la partecipazione a manifestazioni di partito. Altri presidenti prima di lui lo erano e non hanno rinunciato all'attività politica, ma hanno saputo tenere distinti i due ruoli, cosa che lui non ha saputo e voluto fare. Né si pretende che risponda alla maggioranza che lo ha eletto. Ma non dovrebbe neanche ritagliarsi un ruolo da oppositore e usare la sua carica come un palco da comizi. Dovrebbe essere - e mostrarsi - super partes, garante dei ruoli di tutti i gruppi presenti nell'assemblea che presiede. E alla luce delle posizioni che ha assunto, è lecito dubitare che possa farlo serenamente.
A Mirabello è arrivato addirittura a disconoscere l'esistenza del maggiore partito rappresentato alla Camera, e a definire «sudditi» quasi la metà dei deputati, dimostrando palesemente di svolgere ormai un ruolo di parte, del tutto incompatibile con quello di garante. L'ho scritto più volte: cosa sarebbe accaduto se Fanfani, Nilde Jotti, o Luciano Violante, avessero costituito loro gruppi autonomi in dissenso col loro partito, e avessero negato persino la sua esistenza? Nel '69, in seguito alla scissione del PSU, il presidente della Camera Pertini, nonostante non ne fosse minimamente il protagonista, si dimise. La Camera lo rielesse, ma lui dimostrò almeno la correttezza di rimettere il mandato.
Dunque, presidenti della Camera al tempo stesso leader politici si sono visti. Mai nessuno però ha costituito "suoi" gruppi parlamentari e, di fatto, un nuovo partito; mai nessuno ha utilizzato la carica per condurre la sua personale lotta politica all'interno del partito e per affermare la sua leadership in modo ostile alla maggioranza; mai nessuno (neanche Casini e Bertinotti in tale misura) ha rivolto continue critiche e attacchi al governo e personalmente al presidente del Consiglio; ed è certamente scorretto per un presidente della Camera esprimersi nel merito di provvedimenti ancora all'esame del Parlamento, come ha fatto Fini numerose volte, sia presiedendo l'assemblea sia durante conferenze ed incontri organizzati dalla Camera stessa. E anche nella proposta di «nuovo patto di legislatura» che Berlusconi e Bossi dovrebbero negoziare con lui, Fini reclama un ruolo non suo. Non si è mai visto. Mai un presidente della Camera si era permesso di rivendicare per sé un ruolo di vero e proprio indirizzo politico nell'azione di governo.
Con la riforma dei regolamenti parlamentari, tra l'altro, il presidente della Camera ha poteri rilevantissimi sull'agenda dei lavori, e quindi sull'attuazione del programma di governo. Se i due gruppi di maggioranza alla Camera non si sentono più garantiti dal presidente dell'assemblea e se ciò minaccia il corretto funzionamento del potere legislativo, come fa Napolitano a ignorare la situazione? Insomma, ci troviamo di fronte ad una conclamata e inedita anomalia istituzionale, di cui ben rende l'idea una semplice domanda: in che veste, in caso di crisi di governo e quindi di consultazioni al Quirinale, Gianfranco Fini esprimerebbe il suo parere al presidente della Repubblica? Riuscirebbe a essere neutrale, come la carica che riveste gli imporrebbe, o a parlare sarebbe il Fini di Mirabello? Tutti problemi che guarda caso i custodi della Costituzione preferiscono non porsi, finché di mezzo ci sarà Berlusconi.
6 comments:
Molto corretto, lo condivido su FB.
"Dovrebbe dimettersi perché ha dato prova di non essere abbastanza super partes. E che ha fatto? Ha dato prova di ingratitudine nei confronti del partito che l’ha voluto presidente della Camera, mostrando d’essere in più occasioni troppo super partes. In più, mostra franca ostilità verso il Pdl. Sarà perché, pur essendone cofondatore, il Pdl lo ha espulso non tollerandone le critiche sul modo in cui era gestito il partito? Non importa, questa sua ostilità è intollerabile: dovrebbe essere al di sopra delle parti mostrando un occhio di riguardo nei confronti di quella che dovrebbe sentire sua. Pure se non ne fa più parte, e non per sua volontà? Pure. Se non la sente sua, è troppo super partes e con ciò dimostra di non essere abbastanza super partes."
Da Malvino.
ora se non si è filoberlusconiani non si è più super partes?
un'ipotesi molto interessante, da manuale del berlusconismo, però.
ma far entrare nella maggioranza gente che il popolo ha votato per essere all'opposizione, quella non è una cosa anticostituzionale?
Bravo, ora non ti resta che spiegarlo a Schifani :)
Schiocchino, Schifani fa il suo mestiere e si mostra - lui sì - istituzionalmente corretto.
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