In due interviste di oggi (
Corriere e (
Sole 24 Ore),
Tony Blair torna a ribadire la sua stima e il suo apprezzamento per Berlusconi («non ha assolutamente niente del politico convenzionale. È unico. La conseguenza è che chi non si capisce finisce per non piacere. Io vado d'accordo con lui perché è diretto e leale alla parola data. L'ho sempre detto, a tutti. Ed è il motivo per cui ci intendiamo»), confermando
i giudizi contenuti nel suo libro di Memorie ("A Journey"), ma soprattutto impartisce una lezione che le sinistre europee (e quella italiana in particolare) dovrebbero imparare a memoria. Di più, assimilare. L'ex inquilino del numero 10 di Downing Street, infatti, ha le idee molto chiare sulla malattia che affligge le sinistre europee - italiana e britannica comprese - impedendo loro di vincere e governare:
«La sinistra vincerà quando deciderà di voler vincere. Deve fare una sola cosa: analizzare il mondo come il mondo è oggi, non com'era, o come vorrebbe che fosse, o come avrebbe voluto che fosse stato. Valuta il mondo com'è e troverai le risposte giuste. È ricetta buona per tutti: i partiti progressisti vincono quando sono all'avanguardia nel capire il futuro, sono sconfitti quando diventano una brutta copia dei conservatori. Quelli con la "c" minuscola».
Nel nuovo secolo «si tratta di giudicare in termini di giusto o sbagliato, non destra o sinistra». «Nessuna impostazione ideologica», dunque, e se la sinistra arretra in Europa è «perché di fronte alle incertezze del presente difende l'immobilismo. Il dovere della sinistra - sottolinea - è quello di sostenere i mutamenti, non rifiutarli e resistere». Un esempio concreto di quanto sta sostenendo Blair lo ravvisa nella reazione della sinistra alla crisi economica, dopo la quale tutti pensavano che potesse tornare ad avanzare in Europa.
«Quando la crisi finanziaria ha colpito a sinistra c'è stato un sentimento forte contro le logiche di mercato e molti si sono anche fatti scappare un "finalmente". Ma l'opinione pubblica no. Il problema di Gordon e di molti altri è stato credere che lo stato fosse tornato di moda, che le politiche sarebbero andate nella direzione pubblica e l'elettorato automaticamente a sinistra. Non poteva succedere perché i cambiamenti sociali avvenuti prima della crisi sono sopravvissuti alla crisi. Gli elettori sanno che parte del mercato ha fallito, si arrabbiano, ma non credono che la risposta sia lo Stato».
La grande intuizione di Blair, che tutti a sinistra, anche i più riformisti, rigettano, è che «se alla gente tu presenti la scelta fra uno Stato burocratico invasivo e uno Stato agile minimo, la gente opta per lo Stato minimo». A questo punto, ad una sinistra che voglia ottenere il consenso dei cittadini per governare, non rimane che «una terza via: quella di uno Stato attento alla giustizia sociale, regolatore e riformatore. Ed è quella per cui mi batto».
2 comments:
tra uno stato "invasivo" ma che fornisce davvero servizi e assistenza e uno snello i cittadini, checchè ne pensi Blair, sceglieranno sempre il primo.
Certo che un fallito come Blair,si metta a dare consigli è il colmo del ridicolo.
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