Forse in pochi lo sanno, ma non è la prima volta che i libici sparano contro i nostri pescherecci. Eppure, né le precedenti mitragliate, né i numerosi sequestri illegittimi hanno mai scatenato un putiferio politico e mediatico come in questi giorni. Ciò non significa che quanto sia accaduto non sia grave e che il governo attuale non meriti qualche critica, ma mettiamo agli atti quei precedenti passati sotto silenzio, tanto per avere un'idea della strumentalità politica che muove molti di coloro che si scandalizzano in queste ore. Mi sembra evidente che da parte italiana tutti i governi, dalla Prima Repubblica alla seconda, di centrodestra come di centrosinistra, sono rimasti colpevolmente passivi sulle rivendicazioni territoriali della Libia.
Tuttavia, basta con le ipocrisie! Nessuno sforzo o abilità diplomatica, né tanto meno fare la voce grossa, potrà mai porci al riparo dai ricatti di Gheddafi, che oggi è infinitamente meno pericoloso degli anni '80 e '90, ma ancora insopportabilmente molesto. Tutti sappiamo che la soluzione davvero definitiva al "problema Libia" è una sola: è il cambio di regime. Purtroppo, però, per quell'opzione siamo fuori tempo massimo. E di parecchi anni. Anche se ci fosse da parte italiana una volontà in tal senso (e non c'è mai stata, come non c'è adesso e non ci sarebbe mai, a partire da chi fa la voce più grossa in questi giorni - gente che non si scandalizzò quando il leader libico chiese e ottenne le dimissioni di un nostro ministro per una t-shirt), è mutata la posizione internazionale del regime di Gheddafi, che dopo la sua rinuncia alle armi di distruzione di massa e a sostenere il terrorismo, e dopo l'assunzione di responsabilità per l'attentato di Lockerbie, non è più isolato.
Nessun accordo con Gheddafi sarà mai "perfetto", tale cioè da non avere più problemi con il regime libico. Questo lo sappiamo benissimo tutti. Ma scartata l'unica vera soluzione definitiva (il cambio di regime), non ci rimane che affidarci pazientemente ad una diplomazia che da una parte blandisca l'ego del dittatore, e dall'altra riesca a concludere accordi che progressivamente tolgano di mezzo il maggior numero possibile di pretesti cui Gheddafi potrebbe appigliarsi per i suoi ricatti futuri.
Nel caso delle rivendicazioni libiche sulle acque territoriali, e dei rischi che quindi corrono i nostri pescherecci, è inutile sperare che le parole servano a qualcosa (probabilmente soldi, molti soldi, sortirebbero qualche effetto, beninteso fino alla successiva forma di ricatto). Anche perché non hanno a che fare con il recente trattato, ma con una posizione unilaterale da parte di Tripoli su cui semmai dovremmo coinvolgere, e portare a pronunciarsi, organismi internazionali. Il che non basterebbe comunque, temo, bisognerebbe probabilmente riportare sulla Libia una certa "pressione" da parte europea e americana. Una misura che potrebbe subito venire presa, è far scortare i nostri pescherecci da unità della marina e dell'aviazione militare. Consapevoli però che al primo incidente, Gheddafi ricomincerebbe a ricattarci con gli immigrati o con qualcos'altro. Uno scontro, una serie di scontri, potrebbe aiutarci a riportare lentamente il "dossier Gheddafi" all'attenzione delle capitali europee e magari anche di Washington.
Mi pare però che quanti oggi si scandalizzano sarebbero anche i primi a scagliarsi contro l'unico modo per riaprire davvero (non solo a parole) il "caso Gheddafi" e tutto ciò che comporterebbe, e che nessuno proponga una politica alternativa nei confronti della Libia, che ovviamente non si limiti a qualche sterile schiamazzo in più.
2 comments:
Scusa ma veramente ti stupisce tanto clamore? Cioè assistiamo a un'accoglienza da re del leader libico, ci spiegano che è tutto legato ad importanti accordi tra i nostri paesi, e due settimane dopo sparano addosso a nostri concittadini? Da una nave regalata dall'Italia alla Libia? Su cui a bordo c'erano militari italiani?
E ammesso che in passato ci sia stato eccessivo silenzio - sbagliando se le cose stanno come dici, ma non ho sufficiente memoria - gli episodi non sono paragonabili visto che la libia ce l'aveva a morte con l'italia. O meglio, sono paragonabili ma siamo su ordini di grandezza diversi.
E poi dire che il clamore è dovuto all'ennesima occasione per parlare male del governo mi pare una congettura tendenziosa.
Pino Silvestro
Per dimostrare che non ce l'abbiamo ne col governo ne con gheddafi, in segno di amicizia proporrei di regalargli un paio di missili a media gittata.
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