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Tuesday, September 21, 2010

Scuola, le solite macerie

Come ogni anno, circa due settimane fa l'Ocse ha pubblicato il rapporto Education at glance che mette a confronto i principali indicatori dei sistemi educativi dei Paesi dell'area. E come al solito, anche quest'anno, emerge il solito sfacelo della scuola italiana. Sono anni che ci torno ogni volta, ma sempre più svogliatamente. Quest'anno avevo deciso di soprassedere, ma un'analisi ben fatta su noiseFromAmeriKa mi offre l'occasione di riparlarne. Sarà perché quest'anno la pubblicazione è coincisa con le polemiche sui precari e sulla riforma Gelmini, ma i media mainstream hanno posto in modo ancor più marcato l'accento sul luogo comune dell'Italia che "investe poco in istruzione". Una lettura superficiale e "comoda" del rapporto, che legittima il piagnisteo continuo e generalizzato del settore e degli osservatori esterni.

Ad una lettura più attenta, il rapporto Ocse ci ricorda che a) è falso che l'Italia spenda poco per la scuola; b) spende tanto, più degli altri Paesi, ma spende male, perché la maggior parte delle risorse servono a pagare troppi insegnanti che lavorano poche ore e sono pagati male. Come spiega l'analisi di noiseFromAmeriKa, infatti, l'indicatore spesa/Pil è «una buona misura di quanto "sforzo" il Paese compie in educazione», in percentuale alla ricchezza che produce ogni anno, ma per vari motivi «non è una buona misura di quante risorse abbiano a disposizione scuole ed insegnanti per insegnare». A questo scopo l'indicatore «più adeguato è la spesa per studente», considerando che nel confronto con gli altri Paesi dovremmo aspettarci una spesa per studente «proporzionale al Pil pro-capite». Leggi tutto.

Purtroppo, in Italia le varie riforme si susseguono con le migliori intenzioni pretendendo di migliorare la qualità della scuola a "strutture" invariate, e ogni volta sentiamo ripartire l'ipocrita cantilena per cui "va bene la riforma, ma va accompagnata con più risorse". Una lezione utile si ricava invece dal libro di Memorie di Tony Blair, il quale racconta di come - per dirla in breve - si sia reso conto solo con il tempo e per esperienza diretta che se si vogliono migliorare sensibilmente gli standard di un servizio pubblico, scuola in primis, non si può fare a meno di modificare anche le strutture. Ma ci tornerò presto.

3 comments:

Erika said...

E' da tempo che io non posso immaginare nemmeno lontanamente i miei figli inseriti nel contesto scolastico odierno. La situazione è drammatica e la maggior parte delle persone si lamenta senza però fare nulla di costruttivo. In un sistema di questo tipo io, mamma di 3, ho deciso di fare homeschooling/scuola a casa.NEgli USA il 10% degli studenenti è educato a casa, qui ti senti un marziano. Per aiutare i genitori a prendere questa scelta (o almeno sapere che esiste una legale alternativa) ho aperto
http://www.controscuola.it/
Network per genitori infelici.

Anonymous said...

bene, la gelmini ha quindi tagliato dove siamo già al penultimo posto per spesa invece di fare una riforma vera eliminando lo spreco vero.

complimenti

Anonymous said...

leggendo tutto il documento si evince esattamente il contrario di quello che vuoi dimostrare. in Italia si spende troppo poco per la scuola in confronto con gli altri paesi.

JL