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Wednesday, October 27, 2010

La cattiva coscienza di chi giudica gli iracheni

Si mobilitano per Saddam e Tarek Aziz come mai si sono mobilitati per il popolo iracheno perseguitato da Saddam e Aziz. Ma non è tutta qui la cattiva coscienza di chi oggi più che voler fermare un boia che sa di non poter fermare, vuole in realtà fare la classica bella figura a costo zero, nelle comodità del proprio salotto. E l'effetto più o meno consapevole è quello di delegittimare presso l'opinione pubblica il nuovo Iraq che così faticosamente e tra mille contraddizioni sta emergendo da quarant'anni di dittatura nazionalsocialista. Letteralmente nazionalsocialista, val la pena di ricordarlo. Per chi ci crede, il giudizio ultimo su Saddam e Aziz lo darà Dio. Qui sulla terra, non c'è giustizia umana più legittimita a giudicare di quella dei tribunali iracheni. Il punto non è essere a favore o contro la pena di morte. Il punto è non giudicare gli iracheni che giudicano i loro carnefici, riconoscere agli iracheni il diritto a giudicare i responsabili delle atrocità commesse contro il loro stesso popolo sotto un regime sterminatore. Un diritto che nei Paesi di molti di coloro che oggi protestano contro la condanna di Aziz è stato esercitato in modo molto, ma molto più brutale.

Chi proprio non può salire sul pulpito della morale e del diritto è chi non ha mai pronunciato una parola critica su un antifascismo fondato sull'assassinio e sull'oltraggio al cadavere del dittatore e sul "sangue dei vinti". Non si vedono sui giornali e in tv altrettante analisi pensose e autocritiche sulla sentenza di morte che alcuni partigiani eseguirono nei confronti di Mussolini e della sua amante (immaginiamo coinvolta molto più di Aziz nei crimini del fascismo...), nonché di migliaia di fascisti senza aver prima accertato in un processo le loro responsabilità dirette. Noi italiani al nostro dittatore nemmeno una parvenza di processo abbiamo concesso, nemmeno il rispetto del suo cadavere, così come non l'abbiamo saputo garantire ai migliaia di "vinti" di cui è stato sparso il sangue nel dopoguerra. E l'Europa che oggi si indigna per Saddam e Aziz è la stessa Europa che mi pare non metta sotto accusa - e giustamente non lo fa - Norimberga come giustizia dei vinti esercitata anche con la pena di morte.

Tarek Aziz ha subìto in questi anni diversi processi per fatti diversi, con verdetti ognuno diverso dall'altro (dall'assoluzione a condanne a 7 e a 14 anni), a dimostrazione di una giustizia forse non perfetta, né completamente distaccata (e come potrebbe esserlo del tutto?), ma le cui sentenze probabilmente non sono già scritte a priori. E mentre si stringerà il cappio al collo di Aziz, di sicuro non verserò lacrime, ma rivedrò negli occhi le vergognose immagini di quando gli fu permesso - al "cristiano" Aziz (!!!) - di insozzare con la sua sacrilega presenza la basilica di San Francesco d'Assisi (in rete non si trovano foto, se non questa di "Life"), con la brutale dittatura di Saddam Hussein ancora al potere. Come allora la Chiesa non avrebbe dovuto accostarsi al "cristiano" Aziz, così oggi la legittima e condivisibile posizione contro la pena di morte non ha alcun bisogno di venire accostata ai peggiori carnefici. Non temete, si può essere contro la pena di morte anche non versando lacrime per Saddam e Aziz.

1 comment:

gio said...

Te non hai letto cosa ne pensa Odifreddi vero?
O forse si, ed concausa nella scrittura del post.