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Tuesday, October 26, 2010

Il caso Chirac, esempio di scudo reiterabile

Fini continua a dimostrare una strumentalità senza pudore, e senza che nessuno lo colga in contraddizione. Ultima della serie la questione della non reiterabilità del lodo, che alla fine sembra abbia imposto con successo, nonostante sia del tutto demenziale. Proprio perché lo scudo giudiziario si riferisce alla carica, e non alla persona che la ricopre in quel momento, sarebbe stato infatti coerente garantirne la reiterabilità. Se la serenità dello svolgimento delle funzioni delle alte cariche è meritevole di tutela dai processi, come più volte ribadito dalla Consulta, lo è sempre e non per un solo mandato. E' un principio che "viaggia" insieme alla carica, non alla persona, anzi una prerogativa della carica stessa. Si può non condividere il principio di una tutela temporanea per le alte cariche dai procedimenti giudiziari, ma non allo stesso tempo essere favorevoli al principio e contraddirlo con la sua non reiterabilità.

Non contento, mentre ribadisce il suo no alla reiterabilità del lodo, chi ti va a pescare Fini come esempio di scudo legato alla funzione e non alla persona? Il caso Chirac, cioè proprio il tipico esempio di scudo reiterato anche per tutta la durata del secondo mandato (consecutivo) dell'ex presidente francese. E in quel caso non fu sospeso un processo avviato (è stato rinviato a giudizio solo nel 2009), ma l'inchiesta che lo riguardava, cioè le stesse indagini.

Secondo il Corriere della Sera di oggi, tra Fini e D'Alema ci sarebbe l'intesa di andare avanti «di logoramento in logoramento», fino alle amministrative del 2011, da cui Berlusconi dovrebbe uscire «azzoppato». Soltanto a quel punto giocherebbero la carta di un governo "modello Dini". Temono però che Berlusconi potrebbe essere «tentato di rovesciare il tavolo» prima, e allora scatterebbe subito il ribaltone.

Ho i miei dubbi però che Napolitano autorizzerebbe operazioni di questo genere. Va ricordato, inoltre, che se è vero che secondo la nostra Costituzione alla caduta di un governo non seguono inevitabilmente elezioni anticipate, è anche vero che mai nella storia repubblicana è seguito un governo "tecnico" (per modo di dire) con il partito di maggioranza relativa all'opposizione. L'unico caso fu quello per cui fu coniato il termine "ribaltone", ma persino allora fu Berlusconi a indicare il nome di Dini. Questa volta dubito che indicherà qualcun altro al suo posto.

Che sia tacita o meno, tuttavia, l'intesa tra Fini e D'Alema sembra esserci, è nei fatti se non nelle intenzioni. L'unica cosa certa è che se Berlusconi arriva alle amministrative del 2011 in questo modo, accettando cioè di farsi logorare, subirà sì una pesante sconfitta, e i disegni dei suoi avversari rischieranno di compiersi. Al premier conviene giocare d'anticipo, non aspettando di cadere da sconfitto dopo le amministrative, ma obbligando il suo avversario "interno" o a ingoiare riforme per lui costose politicamente, o ad assumersi la responsabilità di portare il Paese alle urne.

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