Con l'avvio del percorso fondativo del nuovo partito finiano, dell'incompatibilità di Fini con le funzioni di terza carica dello Stato sembra aver preso atto finalmente il Corriere della Sera:
«La mutazione del presidente della Camera in leader di partito gli impone però di dare alcune risposte al Paese. Alcune riguardano il passato: Fini ha bloccato il processo breve, che avrebbe mandato in fumo migliaia di processi per fermare quelli di Berlusconi; ma ha votato il lodo Alfano, il legittimo impedimento e altre numerose leggi ad personam nei sedici anni in cui è stato alleato di Berlusconi. Altre risposte riguardano il futuro, e in particolare il suo ruolo istituzionale.Ma soprattutto non è mai accaduto e rappresenta un vero scandalo politico e istituzionale - che Napolitano con il suo silenzio ha la gravissima responsabilità di legittimare - che gruppi parlamentari che fanno riferimento al presidente della Camera lavorino nell'ombra per sfilare dalla maggioranza dei senatori (altri la chiamerebbero "campagna acquisti") per rendere possibile un "ribaltone" e un governo tecnico che vedrebbe relegati all'opposizione i partiti usciti vincitori dalle elezioni del 2008 (il che sarebbe un altro inedito nell'intera storia repubblicana, persino rispetto al "ribaltone" del 1995). Ma è un disegno che ormai viene teorizzato alla luce del sole da Bocchino, e quindi riconducibile a Fini. Conclude il Corriere:
È vero, sia Casini sia Bertinotti sono stati nel contempo presidenti della Camera e capi di partito. Anche nella prima Repubblica è accaduto che sullo scranno più alto di Montecitorio sedessero leader politici, oltretutto a capo di correnti avverse alla segreteria del loro partito, dal democristiano Gronchi al comunista Ingrao. Ma non è mai accaduto che il presidente in carica si mettesse alla testa di una nuova forza, nata da una scissione del partito di maggioranza relativa, che compatto l'aveva indicato per la terza carica dello Stato».
«Ora però dovrebbe valutare se il difficile lavoro di costruire un partito, con la ragionevole prospettiva di condurlo presto in una durissima campagna elettorale, sia compatibile con la presidenza della Camera. Nessuno può obbligarlo a dimettersi; la scelta può essere soltanto sua. L'intellettuale di maggior spicco tra quelli vicini al nuovo partito, il professor Alessandro Campi, auspica che il leader si concentri sulla battaglia politica, con la piena libertà di adeguarsi alle asprezze con cui sarà combattuta nei prossimi tempi. È un consiglio su cui Fini, prima di prendere la sua decisione, farebbe bene a riflettere».
1 comment:
Non si accettano commenti non attinenti al post, insultanti o gratuitamente provocatori ad insindacabile giudizio del titolare del blog. Non è un forum, dove ognuno passa e lascia la sua pisciatina, ma un sito personale che ospita commenti e opinioni dei lettori, ai quali si richiede educazione.
Post a Comment