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Tuesday, October 12, 2010

Il "complesso" militare

Come mai il governo di centrosinistra presieduto da Massimo D'Alema nel 1999 ha potuto far partecipare i nostri aerei ai bombardamenti contro la Serbia di Milosevic, anche sulla capitale Belgrado, senza neanche informare prima il Parlamento, mentre il ministro La Russa, per una missione sotto l'ombrello dell'Onu, autorizzata e rifinanziata più volte dal Parlamento, si rivolge alle commissioni Difesa per una scelta tecnico-militare come quella di armare (come hanno fatto tutti i nostri alleati) o meno con bombe e missili i nostri aerei già impiegati in Afghanistan?

Che la responsabilità di una scelta simile spetti al governo, sentite le autorità militari, mi pare fuor di dubbio. Stefano Folli, sul Sole 24 Ore, è stato l'unico a sottolinearlo: il Parlamento «non deve, salvo casi eccezionali, sostituirsi al governo nelle scelte operative». Il motivo è evidente: perché si rischia di piegare alle esigenze di posizionamento e di dialettica politica dei partiti decisioni che dovrebbero essere guidate solo dalla maggior efficacia possibile dell'azione militare e dalle esigenze - tattiche e "politiche" - delle nostre truppe sul campo.

Purtroppo, il fatto che La Russa abbia deciso diversamente - magari credendosi furbo nel crearsi in ogni caso un alibi parlamentare - dimostra quanto sia radicato il complesso d'inferiorità culturale del centrodestra quando si tratta di assumere importanti decisioni di governo di cui si teme che qualcuno contesti la legittimità costituzionale. Giusto procedere con cautela, ma rimettendosi al Parlamento per una scelta operativa come questa, si attribuisce di fatto alla tipologia di armi in dotazione ai nostri aerei - quando dovrebbe meravigliare, semmai, che siano stati mandati in Afghanistan "disarmati" - la definizione ultima della natura della missione, se "di guerra" o "di pace" (distinzione di per sé vacua e politichese), e implicitamente si finisce con l'aderire all'interpretazione restrittiva e francamente senza senso che la sinistra pacifista propaganda dell'articolo 11 della Costituzione.

L'esito di questa malintesa concezione del controllo parlamentare è sotto gli occhi di tutti: ogni passo dei nostri militari in missione dev'essere attentamente vagliato e autorizzato da Roma, con i costi (anche in termini di vite umane) che ciò comporta; quindi, spesso le nostre forze armate sono i "paria" delle coalizioni internazionali, costrette a combattere con le mani legate e a districarsi in regole d'ingaggio troppo burocratiche perché rispondono alle logiche dei politici a Roma.

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