Il bipolarismo «non si uccide», ci tranquillizzava giorni fa Giovanni Sartori, sul Corriere della Sera: il «bipolarismo è fisiologico in tutte le democrazie "normali" e non dipende, come sostiene la vulgata, dal sistema elettorale. Quasi tutti i Paesi europei sono, contemporaneamente, proporzionalisti e bipolari. Il che dimostra che non occorre un sistema maggioritario per creare e tantomeno per salvare una struttura di voto bipolare».
D'accordo, professore, conosciamo la "storia": il bipolarismo c'è sempre stato, era la conventio ad excludendum nei confronti del Partito comunista filo-sovietico che creava «l'anomalia» solo italiana di un sistema politico senza alternanza al governo. Dunque, siccome il Pci non c'è più e ora anche il maggior partito di sinistra - il Pd - è legittimato a governare il paese, il nostro bipolarismo dovrebbe essere compiuto e produrre anche l'alternanza al governo.
Fin qui ci siamo: bipolarismo e alternanza sono salvi. Ma siamo sicuri però, con il ritorno a un proporzionale puro o con il modello tedesco, di non tornare all'instabilità dei governi della Prima Repubblica? «Non è detto che ci si debba rassegnare», ci rassicura anche Giuliano Ferrara. «Siamo abituati a pensare bipolarismo, maggioritario e alternanza come tre concetti interconnessi, interdipendenti», ma è il venire meno del «bipolarismo imperfetto», con la fine della Guerra Fredda, a rendere compatibili bipolarismo e proporzionale.
La domanda di Ferrara è: senza alleanze, indicazioni del premier e premi di maggioranza, sarà ancora possibile decidere con il voto chi va al governo, «oppure la parola torna solo e soltanto al gioco dei partiti in Parlamento?». Ferrara risponde di «sì», ma aggiungendo «un cautelativo e diffidente forse».
Che i due partiti maggiori siano «entrambi abilitati a governare» è importante e le forti leadership - di Veltroni e Berlusconi - aiutano. A noi sognatori della riforma anglosassone piace sceglierci sia il Parlamento sia il governo. Non solo per gusto, ma perché funziona. Entrambi eletti direttamente dall'elettorato, ciascuno forte di una legittimità che né i partiti, né le corporazioni possono scalfire. Arrivano alla fine naturale del loro mandato e, soprattutto, decidono.
Viceversa, con una legge proporzionale, sia pure con sbarramento, i due partiti maggiori potranno ottenere il 30/35% dei voti ma essere costretti a formare governi di coalizione: abbiamo fatto tutto questo casino sul bipolarismo malato, e l'unica differenza è che gli alleati rissosi si imbarcano dopo, anziché prima? Sai che bella "coesione" che ne uscirebbe? Un vicolo cieco.
A nostro avviso vede giusto Tabacci: con un sistema proporzionale, e sbarramento fissato al 5%, ci sarebbe spazio per 6/7 partiti. I due maggiori, Lega, An, "cosa rossa" e anche "cosa bianca". E non ricatterebbero certo meno di quelli di oggi.
Del progetto "grande centro" aveva parlato giorni fa Claudio Tito, su la Repubblica, definendolo «il partito di Montezemolo», con Casini, Tabacci, Pezzotta e Mastella. Forse anche Mario Monti, anche se ci credo poco. Sembra un'ipotesi non del tutto infondata, se ne continua a parlare. A nostro avviso, per superare uno sbarramento del 5%, non essendo "trainato" dalla propria appartenenza alla CdL berlusconiana, l'Udc avrebbe bisogno di una nuova personalità che lo lanciasse verso il 7-8%. Se "cado" in politica, "cado" al centro, ha detto scherzando Montezemolo.
Un partito che per stessa ammissione di Tabacci deciderebbe solo dopo il voto, di volta in volta, con chi stare, riuscendo in un modo o nell'altro a restare sempre al governo, accumulando poteri e consensi, influenzando - forse anche ricattando - senza assumersi responsabilità, logorando, quindi, i due partiti più grossi, nell'attesa di occupare il vuoto che prima poi Berlusconi lascerà e... addio alternanza.
Oscar Giannino, su Libero, ha definito un'illusione il piano di Tabacci, non ci sarà spazio politico. Ma si fonda unicamente sulla convinzione che in fondo, sotto-sotto, Berlusconi punti alla legge che uscirebbe dal referendum o ad una con premio di maggioranza. Vorrei tanto che fosse così, che Berlusconi e Veltroni puntassero al referendum pur non potendo affermarlo.
Ma non ne sarei così sicuro. Invece, temo purtroppo che Berlusconi punti a elezioni, con qualsiasi legge, ed è comprensibile dal suo punto di vista, ma non nell'interesse del Paese. Ecco perché può esserci lo spazio per il "grande centro" sognato da Tabacci.
Tra pochi giorni sapremo se Berlusconi è davvero disposto al dialogo o ha tentato un diversivo per far dimenticare la mancata "spallata". In ogni caso, ciò che mi pare irreversibile è la decisione di mollare gli alleati - a meno di imprevedibili ripensamenti di costoro - e correre da solo, saltando l'intermediazione dei partiti e di qualsiasi ceto politico per stabilire un contatto diretto con tutto il "popolo" di centrodestra.
Diciamola tutta. La svolta di Berlusconi ha in sé tutte le potenzialità per produrre una reale novità politica. An e Udc in fondo sono i due partiti del centrodestra più legati agli interessi corporativi del pubblico impiego e del mondo delle professioni, quelli che più hanno frenato Berlusconi, quando era al governo, sulle riforme liberali, su tasse, pensioni e spesa pubblica.
E' logico che data la sua vocazione maggioritaria il PdL non potrà essere un grande partito liberale come avrebbe potuto essere Forza Italia. Tuttavia, con il proporzionale sarebbe altrettanto logico, dovendo offrire qualcosa in più dei due partiti vicini (uno post-fascista, dall'identità sempre più definita in senso conservatore, e uno moderato di ex-democristiani), che si connotasse per un approccio riformatore e politiche liberali. E però, nutriamo molti dubbi su Berlusconi: perché dovrebbe fare ora ciò che non ha saputo/voluto fare in 13 anni?
2 comments:
http://tj.splinder.com/post/14848257/Il+Partito+del+Popolo+dei+Cafo
Montezemolo ha sempre legittimamente strillato MENO TASSE PER LE IMPRESE.
Mai gli ho sentito sussurrare MENO TASSE PER I CITTADINI.
Per me basta e avanza.
Come sempre l'uomoFIAT starà con chi gli darà di più. E non credo proprio che i vari Casini, Pezzotta, Tabacci, Monti siano in grado di dargli alcunché.
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