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Friday, March 10, 2006

La laicità, non la tradizione, per dire no all'Ucoii

Marcello Pera consegna il suo libro a Papa RatzingerPera (il teocon) dice no all'ora di religione islamica nelle scuole, ma non perché contraria alla laicità dello stato, bensì per difendere la nostra identità cattolica. Messori invece (il credente) è contrario anche all'ora di religione cattolica, in difesa della vera libertà religiosa

E' uno degli scrittori cattolici che furono più vicini a Papa Giovanni Paolo II. Insomma, non proprio un laicista. Vittorio Messori, su La Stampa di ieri, ci sorprende esprimendosi contro l'ora di religione islamica chiesta dall'Ucoii e accolta con favore dal cardinale Martino. Non solo, fa di questa richiesta un'occasione per mettere in discussione anche l'ora di religione cattolica: «L'ora di Islam è un'assurdità. Nelle scuole vanno impedite le lezioni di qualunque fede».

«Altro che insegnare anche l'Islam - dice senza troppi giri di parole - fosse per me cancellerei pure un vecchio relitto concordatario come l'attuale ora di religione. In una prospettiva cattolica la formazione religiosa può solo essere una catechesi e nelle scuole statali, che sono pagate da tutti, non si può e non si deve insegnare il catechismo. Lo facciano le parrocchie a spese dei fedeli».

Parole laiche, che molti non esiterebbero a definire laiciste. E poi la proposta: «Ritiriamo i professori di religione dalle scuole pubbliche e assumiamoli nelle parrocchie tassandoci noi credenti». Invece di «infilare altre fedi nelle classi, facciamo il contrario. Togliamole tutte, a cominciare dal cattolicesimo. Come negli Stati Uniti, dove lo Stato non ostacola né favorisce nessuna religione e lascia la libertà a qualsiasi confessione di organizzarsi in proprio». La chiarezza del modello americano attrae il cattolico liberale, non solo i radicali laicisti.

Si riconosca, aggiunge Messori - e da laici e liberali dovremmo concordare anche su questo - che ogni scuola privata, di qualunque confessione o atea, «consente di risparmiare denaro pubblico» e di conseguenza lo Stato conceda degli «sgravi fiscali». Ma non come finanziamento pubblico alle scuole private, bensì solo come «mero riconoscimento di un alleggerimento della spesa statale per l'istruzione. Niente di più». Proprio «noi cattolici», conclude Messori, dovremmo «togliere i crocifissi dai luoghi pubblici e il finto insegnamento della nostra dottrina nelle scuole».

Il vero credente è laico. Di confessione in confessione, identico l'approccio di Mario Scialoja, rappresentante in Italia della Lega Musulmana mondiale: «L'Italia è uno stato laico, la scuola è laica, e nei programmi scolastici dovrebbe essere prevista un'ora di storia delle religioni. Non possiamo cominciare a chiedere un'ora di religione islamica, i buddisti farebbero lo stesso, gli induisti lo stesso, e così via... Diventerebbe un caos. Penso che l'insegnamento della religione islamica per gli studenti musulmani, spetti alle famiglie ed eventualmente a scuole private islamiche riconosciute e parificate».

Il vero credente è laico. Proprio i credenti infatti dimostrano di opporre all'ora di religione, islamica o cattolica, l'argomento della laicità. Invece, contro la richiesta dell'Ucoii l'ateo devoto utilizza ben altro argomento: la Tradizione. La richiesta di un'ora di religione islamica nelle scuole non va accolta, ma non perché contraria alla laicità dello stato e persino alla libertà religiosa, bensì per difendere la nostra identità cattolica. «Io non metto sullo stesso piano, in Italia, religione cattolica e Islam. Perché il cattolicesimo fa parte della mia identità di italiano, perfino se non sono un credente», ha risposto oggi Marcello Pera a La Stampa. «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», recita l'art. 8 della Costituzione. Cosicché, a voler essere rispettosi della costituzione, o si concede a tutti i culti una propria ora o a nessuno di essi. Che i nostri teocon all'amatriciana, a differenza che in America, non siano credenti, è senz'altro un problema.

Singolare poi l'idea che ha Pera dell'ora di religione: «No. Sarebbe inaccettabile. Noi stiamo malamente insegnando la religione cristiana nelle nostre scuole, proprio in omaggio al relativismo che ha trasformato l'ora di catechismo in un'ora di generica cultura religiosa. Vogliamo pure introdurne un'altra? Davvero si pensa di integrare meglio i cittadini musulmani creando una comunità autonoma dentro la nostra società?» Ora di catechismo nelle scuole? Ho sempre saputo che si tratta proprio di un'ora di cultura religiosa.

Come previsto anche Magdi Allam risponde al cardinale Martino: «Ciò che manca in Italia non è la libertà religiosa bensì l'integrazione». E, sul Corriere, Ernesto Galli Della Loggia, che mi pare faccia un solo errore. Di vedere nella parole del cardinale Martino «una posizione nettamente antitetica a quella ormai più volte delineata, e con forza, da Benedetto XVI», il rispetto della reciprocità. Addirittura un «manifesto antiratzingeriano». Per il suo irenismo, per le sue posizioni "pacifiste" e aperte senza riserve al dialogo interreligioso, Martino si becca del "sinistro", del "disobbediente", rispetto ai "conservatori" Ratzinger e Ruini, ma sono i termini corretti per interpretare ciò che si muove oltretevere?

Da una parte infatti c'è il politically correct di Martino nel mostrarsi tollerante e avverso allo scontro di civiltà, non direi «antitetico», ma certo con toni ben diversi da quelli ratzingeriani, dall'altra però includere altri membri nel club dei privilegiati rafforza il proprio privilegio. In altre parole, Martino e Ratzinger sembrano accomunati nel tentativo, seppur declinato in modi diversi, di trovare un punto di incontro, ovviamente a spese della cultura laica e liberale, tra islamismo radicale e cattolicesimo. Scendendo a compromessi che guarda caso sacrificano sempre i principi laici, pur di rinsaldare i propri privilegi. La Chiesa, benché molti la ritengano una valida alleata, pensa più a difendere se stessa dalla modernità che l'Occidente dall'integralismo islamico.

Ratzinger non ne fa mistero, da molto prima di diventare Papa: «La vera contrapposizione che caratterizza il mondo di oggi non è quella tra diverse culture religiose, ma quella tra la radicale emancipazione dell'uomo da Dio, dalle radici della vita, da una parte, e le grandi culture religiose dall'altra. Se si arriverà ad uno scontro delle culture, non sarà per lo scontro delle grandi religioni – da sempre in lotta le une contro le altre ma che, alla fine, hanno anche sempre saputo vivere le une con le altre –, ma sarà per lo scontro tra questa radicale emancipazione dell'uomo e le grandi culture storiche»

Ma l'editoriale più puntuale di oggi è quello di Emanuele Ottolenghi su il Riformista, di cui avevamo già riportato ieri questo passaggio: «Si può capire la posizione vaticana: per difendere il proprio privilegio - conquistato nel ventennio e gelosamente custodito fino ad oggi - la Chiesa deve estenderne parte anche ad altri, ora che i musulmani sono troppo visibili per essere ignorati».

Ottolenghi ci pone davanti alla domanda corretta: «Possiamo dunque continuare a privilegiare la Chiesa cattolica, in virtù della storia patria e dell'inerzia costituzionale che ci vincola ancora al Concordato e ai privilegi che ne discendono, o bisogna estendere alcuni di quei privilegi - magari non subito, magari non tutti - anche a quella che si appresta a diventare la seconda religione del paese, e così facendo salvaguardare quelli di cui gode la Chiesa? La risposta è né l'uno né l'altro. Occorre invece aprire un dibattito su come promuovere una separazione finale e definitiva tra stato e confessioni religiose. La religione è una cosa troppo seria per permettere che lo stato s'immischi. E la libertà che uno stato laico, liberale e democratico garantisce ai cittadini è troppo preziosa per rischiare che sia condizionata dalla religione.

5 comments:

Anonymous said...

Pera rimpiange il catechismo di stato. Quello che lui chiama "relativismo che ha trasformato l'ora di catechismo in un'ora di generica cultura religiosa" sarebbe in pratica il logos, il metodo scientifico, lo studio serio, sui libri e sulle fonti storiche. Quello che distingue la CIVILTA' OCCIDENTALE dal resto del mondo (leggere ad esempio G. Reale, platonico e cattolico).

Ma Pera non era laico? Non ea intellettualmente onesto? Non era quello che aveva preso una posizione coraggiosa sul referendum? Non era quello che, nel disaccordo, non si vergognava di dialogare con la fede?

Ai teoconucci di casa nostra che ci scassano continuamente l'anima con questi intellettuali "laici ma non laicisti" voglio solo dire: babbei!

Anonymous said...

Mi ricordo bene l'ora di religione (o meglio, di "sesso droga e rock'n'roll").
E ricordo la mia "ora alternativa": alle medie, l'esilio.
Poi, a ragioneria:
I - confinato da solo nell'aula di chimica
II - entro un'ora dopo
III - esco un'ora prima
IV - confinato in biblioteca
V - faccio il culo al Preside e riesco a farmi dare un computer per scrivere il giornalino scolastico.
Dopo otto anni, un bel risultato.

E qualcuno mi può spiegare chi dovrebbe insegnare l'islam a scuola? Un imam?

Mamma mia come si starebbe bene senza l'ingombro delle religioni!

Anonymous said...

tema spinoso sul quale non ho una posizione precisa perchè ne so molto poco.

In generale quello che scrivi è condivisibile. Quando abbandonerai i toni da crociata [:)] scriverò "sottoscrivo". Secondo me non è che perchè Pera è uno pseudo teo-con allora ha torto. Pera può avere ragione o torto a prescindere da quello che è o pensa. Tutto qui: lo stesso vale per gli altri. Leggendo i tuoi post non sempre si ha questa impressione.

aussie aa

ps: rileggendo un mio commento di qualche giorno fa, mi sono reso conto del fatto che le mie affermazioni possono essere risultate offensive nei tuoi confronti e non solo (temo anche nei confronti di Mario). Se è vero che io ti volevo stanare, è altrettanto vero che la mia intenzione non era di offenderti. Quindi se così, come penso, è stato. Ti chiedo scusa. (aa)

JimMomo said...

Ok.

ciao

Anonymous said...

Sottoscrivo il no all'ora di religione nelle scuole: è inutile per i ragazzi (che infatti si annoiano, non seguono, e spesso rinunciano) e dannoso per le casse pubbliche. Quindi mi auguro che ci sia una larga maggioranza in Parlamento per abolirla, senza crociate nè da una parte (non ci sarà bisogno di mettere a ferro e fuoco il Vaticano...), nè dall'altra (che i preti facciano i preti, senza pretendere che lo Stato li paghi due volte...).
Quanto alla richiesta dell'Ucoi, per carità!
Non ricordo chi lo abbia proposto, ma è molto meglio insegnare Storia delle religioni: quantomeno ci si farà un'idea su quella più vicina alle proprie idee ed aspirazioni, se proprio si sente il bisogno di averne una.
p.s. Per completezza di informazione e trasparenza: sono un agnostico (tendente all'ateismo), liberale-liberista, di centrodestra.