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Wednesday, March 22, 2006

Le ragioni degli studenti francesi

Se la protesta degli studenti universitari francesi, che hanno occupato la Sorbona e messo a soqquadro Parigi, non fosse di quella violenza cieca ed eversiva, che trova alimento nel substrato ideologico post-neo-comunista e anti-liberale in cui quei ragazzi, nelle università francesi come in molte italiane, vengono fatti crescere, vi sarebbero le condizioni per unirsi al loro malcontento e criticare la legge sul primo impiego proposta da De Villepin.

La normativa che si vorrebbe introdurre consente a un datore di lavoro di licenziare senza giustificazione i giovani assunti con età inferiore ai 26 anni entro un periodo di due anni. Quella del governo francese è una risposta sbagliata a un problema reale. Soprattutto è una risposta che per mantenere i privilegi ai molti penalizza i pochi, i giovani. In Francia, come in Italia, la rigidità del mercato del lavoro, la mancanza della cosiddetta flessibilità in uscita, è la causa principale di una scarsa mobilità sociale e delle difficoltà per i giovani di inserirsi nel mondo del lavoro.

L'effetto della legge di De Villepin sarebbe certamente quello di incentivare le assunzioni di giovani, perché per qualsiasi motivo, entro due anni, le aziende potrebbero disfarsene. Al tempo stesso però le aziende sarebbero incentivate a sostituire, indipendentemente dalle necessità o dalle capacità individuali, i giovani che si avviano alla scadenza dei due anni con nuovi assunti. Si creano in questo modo due mercati del lavoro paralleli. Il primo, maggioritario e chiuso, riservato agli adulti, iperprotetti; il secondo, minoritario e precario, di giovani trattati da paria.

E' dello stesso avviso André Glucksmann, intervistato qualche giorno fa dal Correre della Sera: «... non è affatto un passo liberale verso l'apertura del mercato del lavoro. Al contrario, il Cpe è una misura insufficiente che non riuscirà a creare nuova occupazione ma perpetuerà le garanzie e i privilegi dei lavoratori adulti già inseriti. Sembra l'inizio di una riforma, in realtà è una mossa conservatrice. (...) dopo 30 anni di immobilismo di destra e di sinistra, all'improvviso vuole fare pagare la fattura solo ai giovani, gli unici licenziabili a piacere. Tutti gli altri lavoratori conservano i privilegi...»

Una situazione, quella francese, che ricorda da vicino quella italiana: «Successivi governi di destra e sinistra hanno ignorato una disoccupazione cronica al 10%, e ora ciascun giovane ha la prospettiva di pagare la pensione a tre 60enni, poi di saldare la montagna di debito pubblico accumulata dallo Stato, e in più potrà essere mandato a casa in ogni momento. È un' umiliazione. Occorre una riforma complessiva e organica, non scaricare solo sugli studenti tutto il peso di un fallimento».

Consapevole che i viziati studenti parigini reagirebbero con altrettanta violenza, la soluzione più efficace, e più equa oltre che liberale, è la libertà di licenziamento estesa a tutto il mercato del lavoro, senza alcuna discriminazione di età, di settore, o di anzianità.

I recenti scontri a Parigi ci mostrano quindi come spesso il conflitto generazionale, pur comprensibile, prenda una strada sbagliata, addirittura opposta a quella del cambiamento. Da un certo punto di vista è comprensibile che i giovani pretendano il posto sicuro e gli stessi privilegi che hanno i loro padri. Ma d'altra parte non si rendono conto, imbevuti come sono di cultura statalista e anti-capitalista, che così facendo svolgono essi stessi un ruolo di conservazione di un sistema sociale che non regge più, iniquo oltre che improduttivo.

4 comments:

Anonymous said...

Per capire, per arrivarci, pare che da questa parte dell'atlantico si debba sbattere la testa e farsi molto male. pare davvero non esserci altra soluzione che attendere il botto inevitabile. tutta la società europea continentale è fondamentalmente conservatrice e tronfia di sè. decadente nei fatti. almeno in questo noi italiani possiamo dirci primi. tutti assieme affasciati o fascisti dentro, oggi si dice condividenti e concertanti. e guai se un imprenditore avesse voglia di schierarsi pubblicamente! meglio rivendicare con orgoglio la propria indifferenza ed estraneità. tanto, ci fan capire, son tutti uguali. e come dargli torto?
che bello se si accettasse la regola del confronto democratico e libero. invece no, meglio stare sempre tutti uniti nella mediocritas.

Anonymous said...

"viziati studenti parigini"

Io toglierei "viziati". E' un pregiudizio qualunquista di destra.

Anonymous said...

http://www.corriere.it/gallery/Esteri/2006/03_Marzo/parigi/2/PA9.jpg

InOpera said...

ma, parlare di post-comunisti, viziati, liberal ecc., riguardo a ragazzi universitari che manifestano per una legge molto concreta ed una questione molto pragmatica lo trovo fuori luogo.

c'é una legge diretta e con effetti immediati su persone di 26 anni al primo impiego.

ragazzi che manifestano per protestare contro ció.

sará che ora qualsiasi manifestazione da noi viene vista come una guerriglia urbana, anarchici ovunque, terroristi...mah...che dovevano fare, una mail collettiva con le firme in allegato al primo ministro?

dici che poteva funzionare?