Il commento più indovinato alla decisione del sindaco di Bologna Cofferati di vietare la piazza alla Fiamma Tricolore per un comizio elettorale («Sono tutte occupate») l'ho letto da Celine. «Crea un clima limaccioso». Così Pannella sul divieto: «Cofferati mi delude un po', io credevo che fosse un avversario di grande respiro. Ahimé, non mi pare».
A Padova invece una piazza che ospitasse la Fiamma s'è trovata anche se per le solite minacce dei Disobbedienti («E' nostra intenzione impedire il raduno dei fascisti») il prefetto ha deciso di sbattere i "fascisti" in periferia.
Siamo al paradosso: i dirigenti della Fiamma che denunciano «la deriva illiberale e antidemocratica» del nostro paese. Verrebbe da sorridere se non occorresse riconoscere che hanno ragione. Sono l'unico partito in Italia, ammesso alle elezioni, cui è negato il diritto civile e politico di manifestare pacificamente. Le autorità, anziché garantire la sicurezza dei manifestanti e proteggerli da eventuali aggressioni, negano le autorizzazioni, legittimando in questo modo le minacce e le azioni degli squadristi di sinistra.
Lo squadrismo di sinistra, anche i recenti fatti di Genova lo dimostrano, è dilagante. E' il frutto dell'ininterrotto collateralismo culturale e ideologico della sinistra parlamentare, che non solo continua a chiudere un occhio sui "compagni che sbagliano", ma premia i leader dell'antagonismo violento portandoli in Parlamento.
Siamo di nuovo di fronte alla possibilità concreta di una nuova guerra fra opposti estremismi, ma la novità rispetto agli anni '70 è che i "neri" chiedono di poter manifestare liberamente e pacificamente, mentre i "rossi" vogliono impedirglielo anche ricorrendo alla violenza.
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