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Friday, March 10, 2006

Non tutti sono Paola Binetti

Intervistata dal Corriere della Sera, Maria Antonietta Coscioni, commenta l'intervista rilasciata allo stesso quotidiano dal prof. Ignazio Marino, scienziato e cattolico, candidato Ds, in merito ai temi di bioetica e alle posizioni della Chiesa. «Non vedo differenze tra lui e la posizione della Binetti», è l'accettata un po' troppo frettolosa che Maria Antonietta riserva al professore. Può aver portato il sottotitolo dell'articolo («la Chiesa è più avanti») a un simile giudizio, ma occorre saper distinguere e non fare di tutti gli interlocutori un clerico-fascio.

Marino, almeno a leggere con attenzione la sua intervista, non è proprio come Paola Binetti, presidente di Scienza & Vita candidata con la Margherita. Dice che la Chiesa è «più avanti delle leggi», è opinabile, ma nell'intervista si riferisce all'accanimento terapeutico. Il professor Marino pensa che l'embrione sia «vita», e lo è indubitabilmente, ma non «persona». E' contrario a creare embrioni al solo scopo di ricerca, ma è favorevole a usare i sovrannumerari, quelli congelati dai programmi di procreazione assistita. Fin qui, sembrano le posizioni dei referendum.

C'è invece una differenza, che però non può portare ad assimilare Marino alla Binetti, la sua posizione a quella di Scienza & Vita, e nemmeno a Ruini e Rutelli. E' possibile, dice Marino, individuare un momento in cui questi embrioni congelati perdono le loro «capacità vitali e riproduttive». Insomma, non sono più l'inizio di quel processo che, non senza un utero che li accolga, porta a una persona. Ove vi fosse scientificamente questa possibilità, e a me pare di aver letto altri pareri scientifici in merito (si lavora a questo negli Stati Uniti, per esempio) il problema etico potrebbe essere superato. Sarei il primo, se nelle parole del professore vedessi una presa in giro, a denuciarlo, ma a oggi non posso che ritenerle sincere. Se quella indicata è una strada scientificamente percorribile, la si percorra a vantaggio della scienza.

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