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Monday, March 27, 2006

Risveglio dagli incubi su Groningen. Gli olandesi non sono nazisti

Ritratto di Giuliano Ferrara (XVI secolo)Nazisti, bastardi, cialtroni. Parlare di nazismo ed eugenetica, usare termini come «handicappati gravi» e «razza», affrontando il tema dell'eutanasia neonatale olandese, è totalmente fuori luogo. Mi limiterò a tentare di spiegare perché l'uso di ciascuno di questi termini non è appropriato. E' a questa tattica spregiudicata e propagandistica che i laicisti cosiddetti «bastardi» hanno reagito nei giorni scorsi, prima che alla contrarietà in sé alla pratica dell'eutanasia neonatale. Dunque, non intendo discutere del merito, ma di come non si è voluto impostare un dibattito serio e intellettualmente onesto.

L'eutanasia può essere ritenuta, con argomenti più o meno condivisibili, ma comunque nel merito, finanche "incivile", a seconda della concezione che si ha della compassione, del dolore, della vita e della morte. Forse il protocollo olandese è incauto, eccessivo, spericolato, lascia perplessi su questo o quel punto, ma l'importante è partire dalle cose quali esse sono.

«Dei 200.000 bambini che nascono nei Paesi Bassi ogni anno, circa 1000 muoiono nel primo anno di vita. Per circa 600 di questi neonati, la morte è preceduta da una decisione medica relativa alla fine della vita». Con questa frase si apre un articolo del pediatra olandese Verhagen sull'autorevole New England Journal of Medicine. Il caso nasce quando Il Foglio, il 9 marzo scorso, ci fa un lungo articolo, riportando (strano), le uniche righe di abstract disponibili "in chiaro" ai non iscritti (iscrizione a pagamento).

Giovanardi abbocca e sostiene più volte che in Olanda vengono uccisi neonati handicappati, down, sordomuti o dalla spina dorsale bifida. Parole sue, letterali. E' una bugia. Nessun bambino disabile viene gettato dalla rupe. Il riferimento a quelle particolari categorie di disabilità tende a presentare agli occhi di chi ascolta, o legge, una realtà distorta della casistica cui è possibile applicare il protocollo di Groningen. Parlando di handicappati, anche di «handicappati gravi», vengono in mente condizioni di disabilità con le quali quotidianamente tutti noi siamo abituati a confrontarci. Sappiamo che sono casi molto tristi, che la qualità della vita di queste persone, spesso anche per la nostra indifferenza, è ben peggiore della nostra, ma nessuno si sognerebbe di definirle vite indegne d'essere vissute.

Quei disabili, tra l'altro, nei paesi del Nord come l'Olanda usufruiscono di un elevato standard di servizi, e di superamento delle barriere architettoniche, che in Italia i nostri concittadini si sognano. E' quindi fuorviante per i neonati cui si pratica l'eutanasia in Olanda parlare di handicappati, anche ammesso e non concesso che tecnicamente lo siano. La chiameremo prima sottile mistificazione. Si tratta invece di casi estremi - sono le cifre a dirci che sono rarissimi - con malformazioni tali da rendere la breve vita di quei neonati un inferno senza la minima speranza. La stragrande maggioranza di noi non ha mai visto probabilmente niente del genere e non ne è mai prima d'ora venuta a conoscenza. Eppure esistono autentiche beffe della natura neanche lontanamente immaginabili.

Torniamo all'articolo incriminato. Dei circa 1000 neonati che muoiono nel primo anno di vita, per 600 «la morte è preceduta da una decisione medica relativa alla fine della vita». Questi 600 si possono dividere in tre gruppi.

Nel primo, i neonati che «non hanno alcuna possibilità di sopravvivenza... che moriranno appena nati, nonostante le cure migliori disponibili. Questi bambini presentano patologie gravi, quali l'ipoplasia renale e polmonare». Nel secondo, i neonati che «sono sottoposti a terapia intensiva», «con gravi malformazioni cerebrali o con gravi ed estesi danni ad altri organi causati da ipossemia». Anche se «sopravvivono oltre il periodo di cure intensive essi hanno una prognosi estremamente negativa e una qualità di vita estremamente bassa». Le terapie intensive infatti «non rappresentano un fine in sé», diventano accanimento terapeutico se non producono miglioramenti e prospettive accettabili. Per i neonati dei primi due gruppi, che insieme fanno circa 580 casi dei 600 registrati all'anno, non si può parlare neanche di eutanasia, ma di rifiuto dell'accanimento terapeutico. Siamo qui a discuterne solo perché oggi esistono macchine di cui qualche anno fa non disponevamo.

Chiarendo questo cade la seconda mistificazione, quella grossolana. Ferrara e Meotti, nella puntata di 8 e mezzo passata alla storia, si ostinavano a ripetere che tutti quei 600 (il 60% dei neonati morti entro il primo anno di vita) fossero handicappati uccisi dai medici. Il terzo gruppo è dei neonati cui viene praticata l'eutanasia attiva, circa 20 l'anno (4 nell'ospedale di Groningen dal 2002 al 2005). Sono questi, certamente, i casi che Verhagen definisce «più difficili da definire in astratto». Talmente rari ed estremi che occorre valutare caso per caso. Questi neonati non dipendono dalle macchine, ma hanno «prognosi senza speranza», senza possibilità di alcun miglioramento. La loro aspettativa di vita è «molto limitata» e di gravi sofferenze, «continue e insopportabili», impossibili da alleviare. Di qui la «cattiva qualità di vita», ma non parliamo di un ritardato o di un sordomuto.

Neonati con idrocefalo o senza cervello. Per fare l'esempio della spina dorsale bifida, lo stesso Verhagen dice che il 99% di essi sono trattabili e possono condurre una vita soddisfacente. Nell'1% di casi si hanno le forme più gravi, in cui si aggiungono tali e tante malformazioni da rendere inutile qualsiasi trattamento. Sono tali da impedire la respirazione, da richiedere 60 interventi in un anno solo per rimediare temporaneamente alle complicazioni, e da dover tenere il paziente costantemente anestetizzato per il dolore. Sono per lo più i genitori, in lacrime, a chiedere di porre fine a tali sofferenze.

Anche in questi casi si procede con il parere unanime dell'équipe pediatrica e di uno specialista esterno, oltre che con il consenso di entrambi i genitori e il controllo dell'autorità giudiziaria. «In caso di eutanasia, la morte non può essere certificata come "naturale". Il medico deve informare il medico legale (Coroner), che esamina il cadavere e ne informa il procuratore distrettuale il quale analizza il caso alla luce della normativa e della giurisprudenza applicabile...» Finora è sempre stato deciso per la non perseguibilità dei medici.

Sono autentici drammi. Non illudiamoci che in Italia e in altri paesi non esistano. Rimangono clandestini e oggi i neonati hanno meno garanzie da noi che in Olanda, con tutte le direttive assai precise e stringenti sui comportamenti da tenere fissate dal protocollo di Groningen. Si tratta quindi di porre delle regole, dei paletti, dei limiti appunto. E se è per questo le proposte radicali sono ancora più garantiste delle leggi olandesi.

Siamo alla terza e alla quarta mistificazione. L'accusa di nazismo è facilmente confutabile, visto che handicappati, omosessuali e persone appartenenti a razze ritenute "inferiori" venivano soppressi contro la volontà loro e dei loro genitori.

Ma lo è anche quella di eugenetica. C'è da dire, come prima cosa, che non tutte le malattie e le malformazioni che portano all'eutanasia neonatale in Olanda sono provocate da fattori genetici. Poi, qualsiasi programma eugenetico deve innanzitututto essere imposto dallo Stato, basarsi sulla coercizione, e non su una libera scelta della famiglia, non potendosi permettere che il minimo gene sfugga al controllo. Deve altresì riguardare anche la procreazione. Non basta infatti sopprimere l'handicappato o il malato. Occorre assicurarsi che i portatori dei geni difettosi, i genitori, non procreino; neanche figli sani. Anche per questi motivi l'eugenetica come l'avevano teorizzata i nazisti, prima che raccapricciante dal punto di vista umano, è ridicola, un assurdo, dal punto di vista scientifico.

Sono argomenti serviti, in questo scorcio di dibattito su un tema così doloroso e drammatico, a offrire un ritratto disumanizzante del proprio avversario politico e culturale. Ma con questi argomenti si finisce con l'avvicinarsi troppo a chi, in nome del valore supremo della Vita, fa presto a definire nazisti gli americani per Guantanamo, la guerra in Iraq, o la pena di morte. E ce ne sono già troppi in giro che ragionano così.

17 comments:

Anonymous said...

Di la verità non hai letto il post!

PieroS

Anonymous said...

L'unica discussione da chiudere è con il giovanardismo, e presto, prima di finire in una guerra civile.

Nota: quando un chirurgo apre la pancia a una persona si prende un grossa responsabilità, ha in mano una vita, deve fare scelte, e le scelte possono anche essere sbagliate. Lo stesso si può dire per un architetto, per un giudice, per un legislatore, per un carabiniere e così via. Dovremmo chiudere le discussioni con 3/4 delle attività umane.

Anonymous said...

Ogni ideologia chiude sempre il dialogo, la discussione argomentata. E quando può lo rifiuta a priori e lo vieta. Purtroppo la religione sta diventando ideologia, certezza indiscutibile, dogma senza se e senza ma. Qui da noi come in altre ben note parti del mondo. Non c'è più religione, ma spesso è ridotta a semplice instrumentum regni. E purtroppo sono sempre regni autoritari ed intrallazzatori. Comunque, complimenti per il bel post! Andrea

P.S.: a capire che piega avrebbe preso Tocqueville... non ci voleva molto. Dai!

Ciao

Anonymous said...

Io adoro voi radicali. Lo giuro. Siete in grado contemporaneamente di dire tutto ed il contrario di tutto, restando nella vostra posizione. Veniamo ai fatti : le parole del protocollo di Groening, giustamente riportate da Rocca, sono cazzambumbole? Rocca, che non esattamente un porporato della Santa Sede, è rimasto vittima dei complotti delle gerarchie vaticane? E' tutta una bugia organizzata da qualche terribile prelato che conta nella stanza dei bottoni?
Che tenerezza!Lo dico con rispetto : somigliate, vagamente, a quei democratici americani che sostengono l'ombra sionista su tutte le guerre amerikane. Ne prendo atto, a malincuore.
"L'accusa di nazismo è facilmente confutabile, visto che handicappati, omosessuali e persone appartenenti a razze ritenute "inferiori" venivano soppressi contro la volontà loro e dei loro genitori".
Wow, ora abbiamo l'approvazione dei genitori, ma non quella dei soppressi, cioé di chi è colpito - e soggetto passivo - dalla decisione. Vedo che la differenza, per quanto strumentalizzata nelle tue parole, non sfugge neanche a te. Miracoli della scienza e dell'evoluzionismo tocquevilliano verrebbe da dire...
Concludi il tuo post con una postilla :
"Ma con questi argomenti si finisce con l'avvicinarsi troppo a chi, in nome del valore supremo della Vita, fa presto a definire nazisti gli americani per Guantanamo, la guerra in Iraq, o la pena di morte. E ce ne sono già troppi in giro che ragionano così".
A chi ti riferisci? Fuori i nomi, non gettiamo il sasso ritraendo la mano...
P.S. Ricordo ancora le parole di Daniele Capezzone prima del referendum, che rifiutava l'etichetta di abortista. E' singolare però notare che siete pro-eutanasia olandese, pro-aborto, pro-manipolazione (che, secondo il bon ton del politically correct, non si dovrebbe definire così)delle staminali embrionali. Aveva ragione Capezzone a dire di non essere abortista; aveva torto quando parlava di diritti civili; diciamo che siete contro la Vita tout-court...
Cordiali saluti.

Anonymous said...

E pensate che se ci fosse stato il Protocollo dei savi di Groningen già in vigore Van Basten non sarebbe mai nato perchè aveva le caviglie fragili

Anonymous said...

Ma secondo voi Ferrara e Giovanardi ci sono o ci fanno ? davvero è credibile che non sappiano che la mortalità infantile in Olanda è identica a quella italiana e che questo dato smentisce la possibilità di uno sterminio di innocenti in atto ? perchè falsare i dati di partenza della discussione ? se si è convinti di avere ragione nel merito non si falsicano i dati sui quali ragionare...allora perchè? e pensare che un tempo si parlava della mistificazione staliniana....
Per zittire definitivamente Rocca, Giovanardi e Ferrara bisognerebbe documentare uno ad uno i venti casi di cui stiamo parlando, con tanto di foto ed intervista ai genitori, poi ne riparliamo...

JimMomo said...

Beh, caro anonimo, forse dovrebbe essere loro a dimostrarci che si tratta di handicappati, visto che in Olanda su quei casi c'è già stato il giudizio di una Corte.

Chiaramente se venisse dimostrato che sono casi di handicappati sarei il primo a ricredermi. Ma per ora mi fido più del dottor Verhagen e del New England che di Giovanardi.

Anonymous said...

Verissimo e sacrosanto, dovrebbero essere loro. Ma sai, da gente che si presenta in TV affermando senza vergogna che ogni anno in Olanda 600 bambini malati sono sterminati senza alcuna pietà, è molto difficile aspettarsi un comportamento corretto...
Scusa per l'anonimato di prima. Ciao.
Paolo.

Giuseppe Regalzi said...

Complimenti a Federico per il post: se ne sentiva veramente il bisogno, in mezzo a tante farneticazioni. Ho provato a fare qualcosa di analogo qui, dove parlo tra l'altro dell'articolo di Rocca e dell'ennesimo editoriale (di Meotti?) sullo stesso numero del Foglio. Ho concluso il post con la stessa domanda del commentatore di poco fa: ci sono o ci fanno?

Anonymous said...

Complimenti proprio un bel pezzo.
Finalmente qualcuno che conosce le rudimentali basi della genetica per spiegare correttamente il significato della parola EUGENETICA.
PS Chissà perchè!!!!

Luca said...

Ho delle perplessità sull'eutanasia attiva nei confronti dei bambini (il cosiddetto terzo caso). Non è che in questi casi c'è il rischio di venir meno all'autodeterminazione? E se un giorno si potrà fare qualcosa per questi bambini? Non sono stati rari nella storia della medicina i casi in cui la cura appena trovata salva delle persone all'ultimo momento.
Lo so, questi sono casi gravissimi (addirittura parli di acefalia) per cui una cura è quasi impensabile. Tuttavia con le battaglie di Luca e di tutti i radicali ho imparato che bisogna lottare per la dignità delle persone e per la possibilità di autodeterminazione.

Sono radicale perché adoro la loro fermezza teorica: questo mi sembra un leggero sbandamento.

JimMomo said...

Luca, parliamo di neonati con aspettative di vita molto brevi, ma certo queste sono frontiere delicate.

Che io sappia la proposta radicale su testamento biologico ed eutanasia non ha ancora affrontato quella neonatale. Qui premeva soprattutto, e mi pare che siamo d'accordo, ribadire che condividendo o meno il protocollo olandese, comunque non si tratta di nazismo e eugenetica.

ciao

Anonymous said...

Mi hanno indicato il tuo post da Malvino, quando ho chiesto di capirne di più.Anche perchè ieri sera nuovamente Giovanardi ribadiva il concetto e Mentana taceva, ovviamente disinformato.
Almeno adesso ho capito di che si parla.grazie.
Condivido le perplessità di Luca, dato che sono confini molto fragili.Ma quello che io non sopporto davvero in Italia è che ci siano degli argomenti tabù.Ci sono delle famiglie intere lasciate sole con problemi enormi, come crescere un figlio che non è in grado di essere autonomo.Problemi lasciati al buon cuore e alla speranza del volontariato.E quando tu hai il cuore a pezzi arriva un giovanardi qualsiasi a chiamarti assassino.
Vorrei ricordare a chi parla di nazismo con leggerezza che gli handicappati erano rastrellati e uccisi in nome di una razza superiore.il punto non è davvero il consenso o meno dei genitori.ma il piano diverso su cui si ragiona.
Ma perdinci ragioniamoci una buona volta.

Anonymous said...

Simon Wiesenthal: “Quando, oggigiorno,
sento nuovamente i medici discutere di eutanasia,
parlando di ‘uccisioni compassionevoli’,
l’orrore si impadronisce di me: un
titolo accademico non è una garanzia contro
comportamenti sadici e psicopatici […].
Prima i ‘malati incurabili’, poi i ritardati e
i vecchi. Molto presto tutti coloro che avevano
un qualche genere di disabilità divennero
indegni di vivere”.

textman said...

Usando il buon senso, non mi è difficile credere che le conclusioni del Dr. Verhagen partano da premesse e volgano ad obbiettivi diversi da quelli dei nazisti. Resta un fatto che il Dr. Verhagen usa l’espressione “qualità della vita” seppur riferita a “neonati con gravi malformazioni cerebrali o con gravi ed estesi danni ad altri organi causati da ipossemia” per decidere o meno della loro soppressione. Un lapsus freudiano che dà il senso di come, preso così com’è, il relativismo neoscientista arriva a mettere su opposti piatti della bilancia valori sempre più smisuratamente incomparabili. Da qui, non dal nazismo, le preoccupazioni alla base delle prese di posizione di questi giorni.

Anonymous said...

Intervento interessante, ma vorrei osservare che le categorie elencate sono essenzialmente giuridiche, cioè servono ai magistrati per inquadrare legalmente il caso, mentre il medico basa la sua decisione principalmente sull'"insopportabile sofferenza" del bambino.

Inoltre direi che l'aspetto più pericoloso consiste nel come viene definita la prognosi:
"an overall prognosis [...] taking into account [...] the expected degree of suffering, life expectancy, the degree of distress involved in treatment, the expected ability to communicate and to be self-reliant, and dependence on the medical/care sector". Solitamente per prognosi si intende un "giudizio clinico oggettivo" non, come in questo caso, un "giudizio del medico soggettivo".
Anche lei ha usato espressioni come "prognosi senza speranza", ma immagino che si riferisse al significato classico, non quello proposto dallo stato olandese; come reagirebbe se un medico intendesse per "prognosi senza speranza" il fatto che non potrebbe mai parlare (incapacità comunicativa) o non potrebbe mai camminare (non auto-sufficiente) ?.

Se le interessa l'argomento le suggerisco di visionare il documento parlamentare olandese disponibile sul sito del ministero della sanità

textman said...

By the way, fantastica l'illustrazione di Ferrara, fatta ad hoc?