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Thursday, March 02, 2006

L'assolo di Berlusconi a Washington. La sinistra stecca

Berlusconi parla al Congresso degli Stati UnitiIl discorso di Berlusconi al Congresso degli Stati Uniti ha suscitato le isterie elettoralistiche di molti nel centrosinistra, ma oggi autorevoli editorialisti mi pare riescano a darci un giudizio equilibrato, per molti aspetti simile alla mia prima impressione affidata a un post di ieri. E' stato molto di più di uno spot elettorale, dice anche Stefano Folli, sul Sole24Ore. Ha saputo andare «al fondo della relazione fra Stati Uniti e Italia, nella chiave di un atlantismo coerente e privo di cedimenti».

D'altra parte, è difficile credere che Presidente e Congresso degli Stati Uniti si facciano strumentalizzare. Se a Berlusconi è stato concesso questo onore, di onore si tratta, l'opposizione, più che venir colta da irritazione, dovrebbe cogliere con lucidità il dato politico. Centrale, nel discorso di Berlusconi, è stato non a caso l'Occidente, che «è uno»: l'Europa ha bisogno dell'America e l'America dell'Europa. E' inquietante che parole così chiare abbiano ricevuto la standing ovation sia dai Repubblicani che dai Democratici, e invece le critiche di Prodi per leso europeismo. I falchi americani riconoscono del vero nelle parole di Berlusconi quando dice che l'America ha bisogno dell'Europa, ma evidentemente per Mr. Prodi non è vero il contrario. E certo non si può dire che un europeismo svincolato dall'atlantismo sia stato l'approccio della politica estera dei governi italiani democratici.

Berlusconi è criticabile per i rapporti con Putin, e perché la sua è rimasta una politica estera "di posizione", di "pacche sulle spalle", e non d'azione. Per esempio, avrebbe potuto puntare su almeno un paio di proposte "radicali": Comunità delle Democrazie e Israele nell'Ue. Il problema vero però è che ancora non si è capito che politica estera avrà il centrosinistra. Tra Prodi "seguitor" dell'asse franco-tedesco (che non c'è più) e D'Alema che non ha coltivato la sintonia del '99 con Blair, viene lasciato campo libero ai Diliberto, anti-israeliani, anti-americani, anti-promozione della democrazia. A me piacerebbe vedere formarsi una linea Bonino-Rutelli.

«Qualunque sarà il colore dell'amministrazione di Washington, repubblicana o democratica, - ha spiegato Berlusconi a una platea delle associazioni italo-americane a un cocktail party - saremo sempre alleati, fedeli ai valori di libertà che ci uniscono». Una frase che da nessun leader del centrosinistra può ancora giungere.

Sono stato criticato per aver definito stucchevole la storiella alla John Wayne che fa giurare il figlio sulle tombe dei soldati alleati, un'americanata piazzata nella sede giusta. Il problema è che a sentirla da Berlusconi, certa retorica, diviene macchietta, perché di lui sappiamo il lungo elenco di riforme promesse e non fatte. E quello è un genere di retorica che si può permettere uno statista che fa quello che dice. E' indubbio però che come zampata finale sia stata geniale per consolidare il favore della politica americana nei suoi confronti e per sottolineare qualcosa di vero, con una felice espressione di Mario Sechi, il «solco» tra sinistra e Stati Uniti. Ha usato infatti un aneddoto che in termini meno solenni di quelli esposti (il giuramento) appartiene al vissuto, o è verosimile che vi appartenga, delle famiglie italiane di cultura democratica. Quanti di noi sono stati da bambini portati dai genitori a visitare i cimiteri militari alleati? E' insomma un'esperienza che ci appartiene, ma che di tutta evidenza - ed è qui la zampata - non appartiene all'infanzia di D'Alema.

Di fronte a un dato politico che dovrebbe preoccuparla, la sinistra si riduce a pesare in termini di voti l'effetto della diretta televisiva su Canale 5 e si irrita denunciando persino la violazione della par condicio. Scandaloso piuttosto, che la diretta non sia stata predisposta dalla Rai. Ma si sa, spesso il miglior servizio pubblico è fornito dal privato. Come ha osservato Massimo Franco sul Corriere a proposito delle scomposte reazioni della sinistra, «il nervosismo degli avversari [di Berlusconi] fa riflettere».
«È l'inquietudine di chi può trovarsi presto a governare; e avrà di fronte un'America alla quale Berlusconi ha dato moltissimo. Ma c'è anche il dubbio inconfessabile che al centrodestra riesca la rimonta».
L'unica nota stonata che ho trovato nel discorso di Berlusconi al Congresso è il passaggio, accolto con freddezza, sui suoi rapporti con Putin. Venendo da un passaggio particolarmente applaudito, il premier ricordava con molta enfasi la firma di Pratica di Mare, apposta da Bush e Putin sotto i suoi auspici, all'accordo per il Consiglio Nato + Russia. Berlusconi non si è accorto però che da allora, per la Casa Bianca, e a maggior ragione per il Congresso, molte cose sono cambiate. Alcuni analisti e politici americani giudicano un errore l'ingresso della Russia nel G7, figuriamoci l'accordo di consultazione con l'Alleanza atlantica.

E' Il Foglio, oggi, a tirare fuori la questione: «Il presidente russo, Vladimir Putin, piace sempre meno (...). E la Casa Bianca sta pensando a come modificare la sua posizione, che ormai da tempo era di scontata collaborazione. La scadenza per il cambiamento è il prossimo vertice del G8, previsto per il 15 luglio a San Pietroburgo e che Putin dovrebbe presiedere».

La politica estera del Cremlino «imbocca direzioni in contrasto con quelle di Washington in troppi settori, e troppo cruciali». Offre sponda ad Hamas, sponda all'Iran, usa l'arma del gas sui paesi ex sovietici, stringe accordi di collaborazione militare con la Cina. L'impressione che si sta diffondendo nei pensatoi di Washington e nell'amministrazione è che la Russia, da paese autoritario, si trovi «a disagio con le democrazie, e a [suo] agio con i paesi autoritari come Cina e Iran». In particolare, David Satter, ex corrispondente da Mosca e analista del Wall Street Journal ricorda che i russi «sono sempre stati così. A disagio con le democrazie, e a loro agio con i paesi autoritari come Cina e Iran, perché loro stessi sono un paese autoritario. E' una cosa ovvia, che però sta emergendo soltanto ora perché la Russia sta sporgendo il capo e si è incrociata con gli interessi americani».

In America c'è chi chiede l'estromissione della Russia dal G8, chi un prevertice G7 per condannare la svolta autoritaria di Putin, chi dice che «è stato un errore farli entrare, ma ora si deve usare il vertice come strumento di pressione», e chi infine vorrebbe parole dure sulle vicende degli ostaggi (teatro Dubrovka e Beslan). Il periodo dell'alleanza americana con Putin, stretto sul fronte comune della guerra al terrorismo islamico, è al termine. Quando capirà Berlusconi che l'accordo di Pratica di Mare è destinato a venire per il momento "congelato"? Quando smetterà di vivere di ricordi e sbandierarlo ai quattro venti?

4 comments:

Anonymous said...

"Sono stato criticato per aver definito stucchevole la storiella alla John Wayne che fa giurare il figlio sulle tombe dei soldati alleati, un'americanata piazzata nella sede giusta. Il problema è che a sentirla da Berlusconi, certa retorica, diviene macchietta, perché di lui sappiamo il lungo elenco di riforme promesse e non fatte. E quello è un genere di retorica che si può permettere uno statista che fa quello che dice. E' indubbio però che come zampata finale sia stata geniale per consolidare il favore della politica americana nei suoi confronti e per sottolineare qualcosa di vero, con una felice espressione di Mario Sechi, il «solco» tra sinistra e Stati Uniti.

Dicesi: mettiamo la toppa alla toppata.

Cmq bravo: almeno hai ammesso implicitamente di aver sbagliato. Noi, ricorda, a differenza dei tuoi alleati Al-Diliberjia e al-Kossutja non ti prenderemo mai a scudisciate sulle gengive per le cose sbagliate che dici.

:)

aa

Abr said...

Ehh dài, so' ragazzi.
Di fatto però, come la mettiamo? Tu non hai mai derogato da posizioni di questo tipo lo riconosco, ma i tuoi prossimi compagni di strada nonchè padroni del vapore? Ti rendi conto con chi ti vai accompagnando?
Sei proprio sicuro che tutti uguali sono, "o palermitani o corleonesi"? Nun me pare proprio! Vedi, a un governo nazionale, tra europa e globalizzazione, rimane ben poco da dirigere; saranno pari forse sui temi economici forse, ma su quelli sociali (Biagi)? E sulla politica estera? CHe altro c'è, i simil-Pacs? Buon pro...

Una volta si diceva: dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io; ma tu sei anticleric, quindi sei nei guai, chi ti guarderà dai nuovi amichetti tua, cultori da sempre dell'uccello padulo?
;-)
ciao, Abr

JimMomo said...

Non ho sbagliato. Credevo di poter esprimere un concetto con una frase, ma ho dovuto spiegare per i malfidati che come mi muovo mi vogliono fare l'esame del sangue ;-)

Anonymous said...

Jim, sei fissato con Israele nell'UE. Si tratta di una proposta lontanissima dai desideri degli israeliani. Gli israeliani non lo hanno mai chiesto e non lo chiederanno mai, e non hanno mai fatto pressioni in tal senso. Ficcatelo in testa: non gli interessa, non gliene frega niente e fanno bene. Sanno benissimo che entrando nell'UE ne avrebbero solo danni. Il capo di stato che proponesse un tale ingresso farebbe la figura dello sprovveduto.