Perfettamente riuscito lo show mediatico messo in piedi dal regime iraniano e da Ahmadinejad per gestire la vicenda dei 15 marinai britannici fatti prigionieri in acque irachene nel Golfo Persico. Evidente, fin dall'inizio, che l'intento fosse quello di sfruttare l'occasione propagandisticamente, soprattutto sul fronte interno. Umiliare la Gran Bretagna facendo ammettere in tv ai suoi soldati lo sconfinamento in acque territoriali iraniane. Poi il bel gesto. Quando gli inglesi l'hanno capito, si sono rilassati, facilitando la conclusione positiva ma dovendo subire il gioco molesto.
Ma l'effetto "orgoglio nazionale" è destinato a durare lo spazio di un mattino. Alla fine dei giochi ancora una volta l'Iran ha sì dimostrato di potersi permettere qualsiasi violazione della legalità internazionale rimanendo impunito, ma è anche vero che non ha tirato la corda più di tanto, sfruttando, per chiudere il caso, quella finestra di disponibilità al dialogo da parte britannica apertasi tra l'irritazione del primo momento e l'inevitabile linea dura che sarebbe seguita se Teheran avesse osato alzare il prezzo.
Prima che la tensione giungesse al culmine, ma dopo aver goduto dei volti scuri e incupiti a Londra, da Teheran è arrivato il sorriso beffardo, la pacca sulle spalle, a ridicolizzare così le preoccupazioni inglesi. «Il diabolico presidente iraniano ha fatto apparire il Regno Unito debole e sciocco», scrive oggi un quotidiano inglese. Un paese inutilmente preoccupato per i suoi ragazzi, che invece erano in "buone" mani, come dimostrano le scene che li ritraggono sorridenti e ben vestiti (!), come in gita scolastica.
Gli iraniani non avevano uno straccio di ragione con cui avrebbero potuto tirarla per le lunghe, così hanno puntato sulla sceneggiata mediatica, che gli è riuscita piuttosto bene. Un caso che in realtà rivela la debolezza del regime, che in questa mano non ha giocato carte alte, sia perché non le aveva, sia perché non era in condizioni di bluffare, nel timore di esasperare ulteriormente la sua situazione di isolamento. Hanno visto davanti a loro il vicolo cieco e hanno avuto paura. D'altra parte, a Londra sono stati astuti a non sbarrare a Teheran, irrigidendosi inutilmente, ogni via d'uscita dalla situazione. Si sono accontentati di un ammorbidimento di toni da parte inglese, di averli costretti a bussare alla loro porta, e forse di aver ottenuto una lettera, delle rassicurazioni sulle intenzioni non offensive di Londra.
Commentando il rilascio dei soldati fuori dalla sua residenza di Downing Street il premier bitannico Tony Blair ha definito possibili delle diverse relazioni con l'Iran, «se le vuole». E' «il momento giusto per riflettere sui nostri rapporti», perché la crisi ha aperto canali di comunicazione «nuovi e interessanti», ma la comunità internazionale dovrà «restare determinata», in particolare sul programma nucleare. Parole scontate, toni dialoganti, forse gli stessi dell'eventuale lettera, ma nessuna svolta favorevole ai mullah.
Un rilascio ottenuto senza negoziati e senza accordi, pare, costato solo qualche sceneggiata televisiva e la sensazione di aver giocato la parte del debole alla mercè del magnanimo Ahmadinejad. Gli iraniani parlano di una «lettera di scuse». Può darsi, o qualcosa di simile, magari un testo che promette attenzione ai confini e assicura rispetto. Forse persino la liberazione di un "diplomatico" arrestato in Iraq, Jalal Sharafi, anche se l'Iran non la rivendica.
Piuttosto, esattamente come nelle trattative sul nucleare, anche in questo caso occorre notare come il regime abbia dimostrato di saper dosare al meglio realpolitik e fanatismo, per capitalizzare il massimo dei risultati politici. Prima la forzatura dei pasdaran e i toni esasperati di Ahmadinejad, poi interviene l'azione riparatrice dei realisti, che sfruttano al massimo le debolezze, le divisioni, le smarcature da parte occidentale. Così ottiene il doppio risultato di prendersi le carote della diplomazia evitando i bastoni. Un perfetto giuoco di squadra, sembra, la vecchia e sempre efficace tattica del poliziotto buono e del poliziotto cattivo.
2 comments:
ma il sanguinario pazzo di Teheran merita qualche riflessione?
probabilmente le voci sparse dai russi e non smentite dagli americani di raid imminenti hanno contribuito a smorzare gli entusiasmi di Ahmadinejad e dei suoi seguaci e a far terminare in fretta la sceneggiata. Una cosa comunque e' sicura, dopo questo episodio gli inglesi non manderanno piu' in avanscoperta gente disarmata sui canotti ed ogni ispezione verra' condotta sotto adeguata copertura
Luigi
Post a Comment