«Ora aspetto sulla riva del fiume», dice Casini al Corriere, e probabilmente pensa che il "cadavere" politico che vedrà passare quanto prima sia quello di Berlusconi, e magari pure del bipolarismo. Quel cadavere, invece, potrebbe essere il suo, se tutte le tessere non si incastrassero esattamente come auspicato.
Il terzo polo centrista è «un'idea astratta», ma ammette che «può diventare una necessità, un rimedio». La sua prospettiva è di ristrutturare il sistema politico e solo in caso di fallimento rinegoziare l'alleanza in un quadro nuovo. Con un'altra composizione, e un'altra leadership. Senza fretta...
Per vincere, i moderati non potranno prescindere dall'Udc. I moderati; non il centrodestra com'è adesso. Ma non è detto che le altre forze del centrodestra vogliano "moderarsi" sganciando, per esempio, la Lega. Non è detto che Berlusconi scenda così presto la corrente di quel fiume. E anche senza Berlusconi, non è detto che non si trovi un altro collante tra la Lega e gli altri partiti, e che quindi il centrodestra non sia in grado di competere alle elezioni così com'è, privo dell'Udc.
L'Udc rimane «alternativo alla sinistra», assicura Casini, ma l'impressione è che se la sinistra si sganciasse dal centrosinistra, l'Udc allora potrebbe dar vita a un'alleanza di centro-centrosinistra.
Resta da vedere cosa ne penseranno gli elettori dell'Udc. Per questo Casini che aspetta in riva al fiume potrebbe veder passare il suo di "cadavere" politico prima di quello di altri.
Certo, con la proporzionale sarebbe più facile per l'Udc risultare indispensabile ad ogni governo nel nuovo sistema politico post-berlusconiano e post-prodiano, ma non è detto che gli altri siano disposti a concedergli questo favore.
2 comments:
VOGLIO IL VOTO DI PREFERENZA!
VOGLIO IL VOTO DI PREFERENZA!
VOGLIO IL VOTO DI PREFERENZA!
Se no è impossibile un vero ricambio!!!
Tanto di farabutti di ogni tipo (tra i professionisti ed i mestieranti della politica) e di mafiosi di ogni famiglia il Parlamento è già stracolmo...
La maggioranza degli italiani, rispetto alla libertà, al mercato e alla competizione, in una parola, alla modernizzazione, privilegia la sicurezza, lo statalismo, l'assistenzialismo, in definitiva, lo statu quo. Che piaccia o no, ci siamo abituati a vivere alle spalle della collettività e vogliamo continuare. Chiunque si provi a cambiare è condannato a esserne punito.
In tale contesto, emergono sociologicamente e, quindi, politicamente «tre Italie».
1. La prima, (ancora) inserita nell’Unione Europea e nella competizione mondiale, è quella, assolutamente minoritaria, rappresentata dal mondo del capitale e del lavoro più dinamici e estranei alle logiche neocorporative e collettivistiche, che si aspetta dallo Stato solo buone infrastrutture e un sistema fiscale meno oppressivo.
2. La seconda, ormai fuori dall'Europa e dalla competizione mondiale, è quella della crisi della Fiat, della conversione di ciò che rimane della grande industria al protezionismo tariffario e del conseguente malessere del mondo del lavoro, rappresentata dal neocorporativismo confindustriale e dal tardo-collettivismo sindacale, che si aspetta gli aiuti dello Stato.
3. La terza Italia, da sempre lontana anni luce dall'Europa e dalla competizione mondiale, è, infine, quella rappresentata dal clientelismo pubblico e privato, che si aspetta assistenzialismo di Stato.
P.Ostellino
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