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Saturday, April 07, 2007

Il Governo Prodi ha ricattato Karzai

«Non potevo fare altro. L'Italia ci ha chiesto aiuto. Il premier Romano Prodi ha telefonato con insistenza più volte per domandarmi di cooperare. Mi ha spiegato che il suo governo era in difficoltà. Rischiava di cadere sul voto di fiducia per la missione italiana in Afghanistan. Era in forse la presenza di 1.800 soldati italiani nel nostro paese. E non potevo dimenticare gli aiuti economici che arrivano da Roma...»

E poi la tradizionale amicizia... E' stato «un fatto assolutamente eccezionale, speciale, unico. Non si ripeterà mai più». Il presidente afghano Karzai si giustifica così davanti alla stampa locale per il rilascio di 5 talebani in cambio della liberazione di Mastrogiacomo, «ben consapevole che il prezzo pagato per la vita del giornalista italiano ci sarebbe costato salatissimo... ci sarebbero stati nuovi rapimenti». E infatti, in Italia non se ne sa niente, ma dalla liberazione di Mastrogiacomo i talebani hanno rapito due francesi e tre afghani e trattengono ancora l'interprete di Mastrogiacomo, la cui vita, incredibilmente - oggi lo sappiamo - non era oggetto dell'accordo concluso tra talebani, governo italiano e governo afghano ai massimi livelli, poi eseguito da Emergency.

Indirettamente, il sottosegretario Vernetti conferma. Karzai dice di conoscerlo «bene», va rispettato lui e il suo governo: «In quei giorni difficili, Karzai andò incontro a una mezza crisi di governo. Il suo ministro degli Esteri, Rajid Spanta, lo ha criticato ferocemente... Karzai decise in effetti di fare concessioni in segno di riconoscimento». «Fuor di gergo politico-diplomatico», gli fa l'intervistatore, ma è vero che a Karzai è stato fatto capire che in Italia la situazione politica stava per precipitare? «Ricordiamoci in che situazione eravamo. C'era un delicatissimo passaggio parlamentare; il Senato doveva votare il decreto di rifinanziamento alle missioni militari. E c'era una fortissima attenzione dell'opinione pubblica. Sì, un eventuale omicidio avrebbe dato il via a reazioni incontrollabili. E' stato giusto fare di tutto per salvare quella vita. E ora, anche grazie alla liberazione di Mastrogiacomo, e al voto positivo al Senato, cui si è associato l'Udc, il governo ha rafforzato le sue scelte».

La ricostruzione di Karzai ci dice innanzitutto che D'Alema ha mentito quando in televisione, a Porta a Porta, ha negato che il nostro governo avesse esercitato pressioni su Karzai per il rilascio dei 5 talebani. Prodi ha invece ricattato il governo di Kabul, facendo intendere che se Mastrogiacomo fosse morto sarebbe caduto il governo, non sarebbe stata rifinanziata la missione, e sarebbero stati negati gli aiuti.

Tutte bugie, perché sul voto del Senato l'unico che rischiava era il Governo Prodi. Sul decreto non era stata posta la fiducia, l'Udc l'avrebbe comunque votato e sarebbe passato. E in ogni caso l'avrebbe comunque potuto ripresentare un nuovo governo, tecnico, istituzionale, o di «larghe intese» che fosse. Il rischio da cui voleva mettersi al riparo Prodi era quello di andare molto al di sotto della quota dei 158 senatori della maggioranza assicurata al Capo dello Stato. In questo caso, l'Udc sarebbe stato determinante e Prodi avrebbe dovuto dimettersi.

Ecco spiegato il motivo di tanta fretta, il perché sia stato accettato un prezzo così alto, cedendo ai ricattatori quasi senza trattare. Prodi ha imposto quel prezzo altissimo agli afghani e ai nostri alleati per salvare la sua pelle, non quella di Mastrogiacomo.

1 comment:

Anonymous said...

Ed il giapponese di Prodi, ma in realtà soltanto di se stesso e della sua setta di fedeli-ssimi, che prezzo sta facendo pagare in tasse, in politiche estere invereconde, in intrallazzi statalisti antimercato, in liberalizzazioni-bufale, ecc ecc a tutti noi?