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Tuesday, August 28, 2007

Veltroni ha voglia di "decidere"

Avete notato l'intervista di Veltroni al Corriere? E' tutta un decidere.

«Chi lavora con me sa che sono abbastanza tosto, molto più di quanto dicano. Non odio nessuno, ho rispetto e curiosità per gli altri, preferisco unire anziché dividere. Ma non ho mai avuto timore di esprimere idee controcorrente; a cominciare, dieci anni fa, dall'idea del Partito Democratico. E non ho timore di decidere... Si ascolta, si consulta, si tratta; ma, alla fine, si decide».

E' chiaro il tentativo del sindaco di scrollarsi di dosso l'immagine di buonista, talmente ecumenico da includere nelle sue coalizioni tutto e il contrario di tutto, senza mai scontentare nessuno; del politico che fa appello a valori meravigliosi, impossibili da non condividere, mentre scansa, elude il momento della decisione che ha un costo.

Veltroni «concilia, usa la formula magica del coniugare, è il sindaco juventino che si mette la sciarpa giallorossa, è la suggestione che unisce e mai la scelta che divide», scriveva tempo fa Pierluigi Battista. Deve averlo letto, Veltroni, e sta cercando di far sbiadire il ritratto del Veltroni come finora lo abbiamo conosciuto.

La politica fatta di scelte rischiose, sfide ideali, responsabilità, è estranea al veltronismo, ma ora forse Walter ha capito che se vuole davvero convincere gli italiani deve abbandonare lui per primo il veltronismo. Ha fiuto e avverte che in questo momento gli italiani aspettano il politico d'azione, il decisionista.

«L'Italia rischia di morire di vecchiaia. Di parole. Di occasioni perdute. Di veti. Di conservatorismi». Si dice a favore di «un'idea di democrazia che non è veto e non è "mors tua vita mea". Tanti italiani si ribellano all'incapacità della politica di decidere, e ne trovano insopportabili i toni».

Il programma di governo? Non di 280 cartelle, ma di «10 punti, chiari, netti, identificabili». Al paese serve un «grande choc di innovazione. Una semplificazione della vita pubblica. Il rilancio delle infrastrutture. Una sterzata profonda verso la formazione, la ricerca, l'innovazione. E una riforma del patto fiscale». Le proposte al riguardo seguiranno tra breve. Preferisce il sistema elettorale francese, maggioritario a doppio turno, e mette in guardia la sinistra: guai a lasciare il tema della sicurezza alla destra.

Poi la solita retorica anti-individualista: «Combatto una società che fa carta straccia dei valori... Si è voluta la società dell'io, in cui il prossimo è solo un concorrente; eccone i risultati. E non accetto prediche da chi ha alimentato questo Zeitgeist, questo spirito del tempo». E la caduta nel luogo comune: è tutta colpa della tv.

Sarà vera svolta o, come ha scritto Andrea Romano, è «la dissimulazione elevata a metodo politico, il familismo come strategia, la tutela da ogni rischio come cifra della propria stagione».

1 comment:

Anonymous said...

La butto là perchè penso male e faccio peccato, ma potrei indovinare...

Ma non è che per caso tra le 100 personalità di Veltroni sia arrivata una proposta pure a Capezzone?
Che ci sia stato un abboccamento?
Magari è solo un'operazione di facciata, anzi lo è, ma...
non c'è dubbio che in questo momento Capezz stia giocando a tutto campo perchè sta rischiando il posto, ma non c'è dubbio che un certo pacchetto di voti certi ce l'abbia e che quel pacchetto sia un ottimo specchietto per le allodole sia per l'elettore moderno di csx che di cdx.