Alcuni giorni fa La Stampa si è occupata del dossier radicale sull'assenteismo dei parlamentari, suscitando un certo entusiasmo in quel di Torre Argentina. Carte e dati che alcuni deputati radicali si erano adoperati per far finire nelle mani dei giornalisti finalmente venivano pubblicati.
Entusiasmo un po' fuori luogo, visto che La Stampa si è ben guardata dal cavalcare i bassi istinti anti-capezzoniani di quel dossier. Anzi, per gli autori del dossieraggio si è trattato di un buco nell'acqua, se non di un boomerang.
Ecco come l'ha messa La Stampa. Innanzitutto, una doverosa - e significativa - premessa: «La pentola è stata scoperchiata, come spesso accade, dai Radicali per nobili motivi e (va detto) anche per consumare una piccola vendetta... Una questione alta di trasparenza, insomma. E poi, en passant, intendevano dimostrare che la perdita di Daniele Capezzone, entrato in rotta con Marco Pannella, non è poi così grave dal momento che l'ex segretario del partito in aula si vede solo ogni tanto».
Poi è lo stesso giornalista a spiegare che alla Camera la maggioranza è blindata - 71 voti di margine - e da ciò «discende un'organizzazione del lavoro dove ad alcuni tocca fare la guardia al bidone. Mentre quelli che possono, cioè i grandi capi e gli aspiranti tali, con una giustificazione o con l'altra si sottraggono alla frustrazione dell'atto di presenza».
Ministri, vice-ministri e sottosegretari (Bonino compresa, dunque) hanno «una scusa eccellente: gli affari di governo». «Anche per i massimi leader si tende a fare eccezione, in passato non è che i Moro, i Berlinguer, i Nenni fossero sempre lì a votare». Piero Fassino, per esempio, è risultato assente nel 91% dei casi: «Ora, tutto si può dire a Fassino tranne che sia un lavativo... Lo stesso Capezzone, uno che letteralmente vive di politica, presiede la Commissione Attività produttive. Insomma, fanno dell'altro: riunioni, incontri, conferenze spesso autorizzate. Dunque, prima di bollarli come "imboscati" occorre controllare se fossero in missione o meno».
Così La Stampa. Ma emblematico anche il fatto che il Corriere, che pure è impegnato da mesi in una campagna contro i costi della politica, quei dati e - soprattutto - quel taglio non li abbia fatti propri.
Intanto, ieri, sul forum di Radicali.it, ha destato qualche agitazione (e questo la dice lunga sul clima in casa radicale) un intervento del direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin, in polemica con Bandinelli: «Caro prof. penso che presto potrà confortarsi nell'ascoltare nella rassegna stampa qualcuno più disposto a seguire i suoi consigli. La cosa conforta anche me».
Semplicemente in vacanza o fatto fuori anche lui? Di questi tempi a qualcuno il dubbio è venuto, ma il direttore non è intervenuto a chiarire. Dopo la perdita di Capezzone la domenica mattina (approdato a Radio24), privarsi anche di Bordin significherebbe gettare nel fiume il più prezioso gioiello di famiglia. La sua lettura dei giornali è ormai una bussola irrinunciabile per orientarsi nella caotica politica italiana. Non credo che ci sarà alcuna "deposizione", ma solo un temporaneo avvicendamento agostano per dar modo al direttore di rifiatare e, con l'occasione, magari per allenare colui che è annunciato da gennaio, quel «qualcuno più disposto a seguire i consigli» di Bandinelli: Marco Cappato.
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