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Thursday, August 09, 2007

Due vigliacchi, uno da una parte e uno dall'altra

Due metà della stessa mela marcia. Perfetta fotografia della politica (e della società) italiana. Due estremisti da cui gli alleati delle rispettive coalizioni oggi si dissoceranno con forza, per tornare domani a subirne i ricatti pur di rimanere al potere o tentare di riconquistarlo.

«Tiziano Treu e Marco Biagi sono assassini», dichiara Francesco Caruso, il deputato no global di Rifondazione comunista. Li incolpa della morte sul lavoro di due giovani, sostenendo che «le loro leggi hanno armato le mani dei padroni, per permettere loro di precarizzare e sfruttare con maggior intensità la forza-lavoro e incrementare in tal modo i loro profitti, a discapito della qualità e della sicurezza del lavoro».

«Pulizia etnica contro i culattoni», grida l'ex sindaco di Treviso, oggi vicesindaco, Giancarlo Gentilini, della Lega Nord. «Darò subito disposizioni alla mia comandante [dei vigili urbani], affinché faccia pulizia etnica dei culattoni», ha detto ai microfoni di Rete Veneta, come riportato anche dai quotidiani locali. «Devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c'è nessuna possibilità per culattoni e simili».

Vedete? Miracoli di una legge elettorale proporzionale, dove a fare le liste sono i partiti. Sfido chiunque a trovarmi un collegio uninominale in cui questi due loschi figuri avrebbero qualche chance di essere rieletti.

In una situazione del genere, con le attuali coalizioni veri e propri verminai dove prosperano vecchie ideologie fallite da cui persino le anime più aperte, moderne e innovatrici non riescono a liberarsi, non serve rilanciare la panacea di un "grande centro", ma un sistema elettorale che restituisca in mano ai cittadini la scelta sul singolo individuo da eleggere come rappresentante.

Ha veramente senso parlare ancora di "destra" e di "sinistra"? Cos'è "di destra" e cosa "di sinistra" in una società post-ideologica? In un sistema politico democratico, e non bloccato, oligarchico e corporativo, vincono le elezioni coloro che mostrano di saper decidere e governare rispondendo alle esigenze dei ceti medi e produttivi, di quel "centro" pragmatico dell'elettorato per il quale non importa definire se una politica sia "di destra" o "di sinistra", basta che funzioni, che generi benessere e dinamismo.

Stare lì con il bilancino a soppesare ogni dichiarazione, per cercare di stabilire se da liberali si possa soffrire di meno da una parte o dall'altra è tempo sprecato. Faranno prima quelli ad evolvere in qualcosa di simile a Blair, o gli altri a diventare dei Rudolph Giuliani? Sembrano comunque orizzonti piuttosto lontani. E allora è meglio concentrarsi sui contenuti, laicamente, cercare di aggregare forze sulle proposte concrete, vedere chi ci sta, chi accetta di impegnarsi sul serio: Lib-, né di destra, né di centro, né di sinistra, «laicità come estraneità dalla logica delle costruzioni ideologiche. Non solo anticlericalismo, dunque (...) i liberali non sono di sinistra, non sono di destra e non sono di centro. Possono trovarsi a sinistra, a destra o al centro, ma solo a volerceli vedere, cioè ad avere gli occhi che guardano ancora dall'interno di quelle costruzioni ideologiche».

13 comments:

Anonymous said...

Il pio Casini ci dirà: Lo vedete quanto è necessario un grande Centro?

Anonymous said...

Tutti dietro a Valentino Rossi.
Marchionne, invece?

19 novembre 2006
In fuga dalle tasse
Vittorio Malagutti per “L’espresso” (ha collaborato Luigino Canal)

La Montecarlo svizzera si chiama Walchwil, 3.300 abitanti in tutto, una manciata di case arrampicate sul fianco della montagna che si specchia sul lago di Zug. Strade strette, ripide e deserte. Belle ville, tanto verde e un campanile col tetto a cipolla. Tutto qui. È vero, mancano la Costa Azzurra, i palazzoni di cemento e la mondanità del Principato, ma anche questo paesino del canton Zug, 30 chilometri a sud di Zurigo, può vantare la sua quota di immigrati di lusso, col Suv d'ordinanza, l'autista e, qualche volta, anche l'elicottero aziendale. Merito del fisco, che a Walchwil è leggero, il più leggero di tutta la Confederazione. E così imprenditori e manager, svizzeri e non, comprano casa da queste parti e si mettono in coda per ottenere la residenza.
Uno che ce l'ha fatta è Sergio Marchionne. Proprio lui, l'amministratore delegato della Fiat, uomo immagine e artefice della folgorante rimonta del gruppo torinese. All'inizio di quest'anno Marchionne ha acquistato un grande appartamento con vista lago e da allora, come confermano i documenti ufficiali, 'risiede' a Walchwil. In paese lo conoscono, anche se, comprensibilmente, da quelle parti non si è fatto vedere granché.
Gli impegni di lavoro lo tengono lontano, sempre in movimento tra Torino e il resto del mondo. E poi il suo buen retiro svizzero, dove vivono la moglie Orlandina e i due figli, si trova a Blonay, vicino a Ginevra. "Residenza? Non saprei. Io mi sento un uomo in continuo spostamento", confessò Marchionne l'anno scorso a un giornale svizzero.
In effetti, l'amministratore delegato della Fiat ha cominciato a viaggiare fin da giovanissimo. Nato in Abruzzo (classe 1952), a 13 anni si trasferì in Canada con la famiglia. Parte da lì una brillante carriera approdata in Italia solo nel 2004, con la nomina al vertice del gruppo di Torino. In Svizzera, invece, Marchionne era di casa già dalla metà degli anni Novanta. Ha guidato la Algroup di Zurigo, multinazionale dell'alluminio, e poi la Sgs di Ginevra, il colosso della certificazione e controllo legato alla famiglia Agnelli. Tra tanti spostamenti, un punto fermo a Walchwil può far comodo. Eccome.
Le imposte comunali sul reddito personale sono le più basse tra i 13 municipi del canton Zug, che, a sua volta, è considerato un paradiso fiscale. Risultato: fra tasse federali e locali un contribuente che guadagna oltre 700 mila franchi all'anno (meno di 500 mila euro) riesce a cavarsela con un'aliquota del 23 per cento circa, contro il 43 per cento richiesto dall'erario italiano.
Anche i tributi sulle proprietà immobiliari sono molto bassi, i più bassi di tutta la Confederazione, secondo una ricerca della società di consulenza Wuest & partner. C'è poco da sorprendersi, allora, se gli stranieri rappresentano circa un quarto dei 3.300 residenti ufficiali di Walchwil. Di più: i 50 abitanti più ricchi valgono da soli la metà delle entrate fiscali del paese, nel 2005 pari a 13 milioni di franchi (circa 8,5 milioni di euro). La grande maggioranza di questi immigrati d'extra lusso
lavorano come top manager nelle multinazionali con base a Zurigo e dintorni, oppure, ma è più raro, sono imprenditori. Del resto l'intero canton Zug, grazie agli sconti sulle imposte, è diventato un rifugio dorato per Paperoni in fuga dalle tasse.
Nell'elenco dei residenti vip troviamo il tedesco Otto Beisheim, fondatore della catena di supermercati Metro; il ministro svizzero Christoph Blocher, leader del partito populista di destra nonché imprenditore in proprio con il gruppo Ems Chemie; la famiglia olandese Brenninkmeijer, proprietaria dei grandi magazzini C&A; Kjeld-Kirk Kristiansen, danese, socio principale della Lego, l'azienda dei mattoncini colorati; l'austriaco Gernot Langes-Swarovski, patron della famosa griffe dei cristalli. Molti di loro possono sfruttare un'altra scorciatoia fiscale. In Svizzera, infatti, nella cerchia ristretta dei super ricchi, è abbastanza diffusa la pratica del pagamento forfettario. L'imposta viene di fatto fissata con una trattativa privata tra il contribuente e l'amministrazione finanziaria, prendendo come riferimento il valore del patrimonio e dei redditi complessivi denunciati all'erario.
Tra gli altri ha percorso questa strada anche il pilota Michael Schumacher, cittadino tedesco residente nel cantone di Vaud. E Marchionne? Anche lui paga le tasse nella Confederazione? Fonti del gruppo Fiat confermano che il numero uno del gruppo torinese è "fiscalmente residente nel canton Zug". Una scelta che potrebbe rivelarsi molto vantaggiosa. Prima di tutto perché i compensi ricevuti dalla Fiat verrebbero tassati con una ritenuta del 30 per cento anziché essere inseriti nella dichiarazione dei redditi (il 730) italiana con un prelievo marginale del 43 per cento. Un bel risparmio, se si considera che nel 2005 Marchionne ha incassato, al lordo delle tasse, 2 milioni di euro come emolumenti più altri 4,6 milioni di incentivi vari.
Poi ci sono le stock option. Nel 2005 il consiglio della Fiat ha attribuito al capoazienda 10 milioni di opzioni a 6,58 euro per azione. E nei giorni scorsi è stata varata una manovra analoga: questa volta il prezzo di esercizio è di 13,37 euro per altri 10 milioni di titoli. In totale fanno 20 milioni di azioni, un pacchetto che farebbe di Marchionne uno dei soci più importanti di Fiat con una quota vicina al 2 per cento del capitale. Se invece il manager decidesse di passare alla cassa, i proventi potrebbero rivelarsi elevatissimi.
Di questi tempi, infatti, la Fiat viaggia in Borsa oltre i 15 euro. Teoricamente, quindi, l'esercizio delle stock option, che però sarà possibile solo a partire dal 2008, frutterebbe un guadagno di oltre 100 milioni. Secondo la riforma varata in estate, anche questi proventi verrebbero trattati come reddito da lavoro. Per
Marchionne però, residente in Svizzera, l'aliquota non supera il 30 per cento. Non basta. Nell'aprile 2005, con le quotazioni ai minimi, il manager che ha rilanciato la Fiat comprò 220 mila azioni del gruppo a 4,54 euro. Una scommessa vincente che oggi, in caso di vendita dei titoli, verrebbe premiata con un guadagno di oltre 2,3 milioni. La legge elvetica però esclude la tassazione dei capital gain sulle azioni quotate. E così Marchionne, 'cittadino' di Walchwil, eviterebbe le imposte su questi guadagni. Proprio come è successo l'anno scorso, quando il manager, già al timone della Fiat, ha incassato molti milioni di franchi vendendo in Borsa a Zurigo le sue azioni Sgs, frutto di ricche stock option.

Anonymous said...

"Sfido chiunque a trovarmi un collegio uninominale in cui questi due loschi figuri avrebbero qualche chance di essere rieletti"

gentilini? a treviso prenderebbe l'80%. d'altronde qui a verona abbiamo l'emule tosi con i suoi amiconi di forza nuova (poi mi chiedono perchè ho votato il csx)

Nihil said...

A Treviso *ha preso* l'80%, come "sindaco" (risulta vicesindaco, ma il sindaco è un suo prestanome).

E immagino che da qualche parte esista un collegio (che so, Livorno) dove Caruso verrebbe acclamato dalla folla.

Anonymous said...

In Italia la situazione è grave, ma non è seria.

Purtroppo il sangue di molti innocenti smentisce quanto sopra.

Anonymous said...

Gentilini ha detto una enorme stronzata, tuttavia non lo metterei a sullo stesso piano di Caruso. A dispetto dell'atteggiamento intollerante e xenofobo, la città che Gentilini amministra è un esempio di tolleranza e integrazione. A Treviso si sta bene, l'economia della zona è fiorente, gli immigrati sono ben accolti e trovano un tessuto sociale che li integra nell'ambito di una cornice di regole che l'amministrazione pubblica fa rispettare scrupolosamente. E credo che anche la comunità gay possa concordare, per ciò che può riguardarli. Viceversa in altre zone italiane si fa della facile retorica su accoglienza, tolleranza, rispetto ma dopo la bella "predica" si razzola male.
Nonostante le puttanate che ogni tanto ritiene di dover dire Gentilini è apprezzato dai suoi concittadini per quello che concretamente fa nella sua attività di amministratore pubblico.
Per Caruso il discorso è diverso, incita alla violenza e la pratica (o almeno la favorisce attivamente). Appoggia manifestazioni violente dei no-global, organizza spese "proletarie", vive la situazione di permanente illegalità che circonda la realtà dei vari centri sociali presenti in Italia.

Anonymous said...

tutto bene insomma, è solo un simpatico nonnetto che parla come hitler, che sagoma eh!

Anonymous said...

YOSHI ,GENTILINI E' UN IMBECCILE,
CARUSO é FATTIVAMENTE IMPLICATO NELL' ILLEGALITà E NON SOLO A PAROLE. COSI DIFFICILE DA CAPIRE?
ALEX

JimMomo said...

Ciao Yoshi, siete ancora in JP? Come va?

ciao

Anonymous said...

ti sembra che io abbia sminuito quello che ha detto caruso? io neanche ho parlato di caruso. non fate il giochetto "sì però guarda cosa ha detto l'altro" per piacere dato che io non voto nè l'uno nè l'altro, ok?

io stavo parlando di gentilini che si è dimostrato un fascista, punto. pensa cosa sarebbe successo in un qualche paese veramente civile se un politico avesse detto quello che ha detto gentilini.

ora, volete parlare di caruso? d'accordissimo. secondo me dovrebbe farsi qualche settimana di carcere per istigazione al terrorismo ed essere buttato fuori a calci in culo dal parlamento. e quei mona di rifcom che l'hanno candidato dovrebbero vergognarsi

(no, siamo tornati ieri:)

pietro said...

Non sono così d'accordo sul fatto che non troverebbero consensi. C'è un ventre profondo, non vasto, piccolo, ma comunque significativo che condivide quel disprezzo e quelle idee. Questi due sono semplici megafoni, non parlano a vanvera come sembra.

Anonymous said...

Yoshi non ti scaldare, per quanto le parole in politica contino quelle di gentilini sono solo parole punto.
Parole da imbecille e ignorante.
Nessun giochino, il problema non e' quello che caruso dice ma è quello che caruso ha fatto e probabilmente continua a fare.
come l' appoggio finanziario e organizzativo agli sfasciatori vari.
Quindi caro lo scaldato yoshi non si tratta di confrontare due affermazioni imbecilli di due imebecilli, ma di distinguere tra fatti e opinioni, cosa che tu con retorica dimostri di non saper fare.
punto.
alex

Anonymous said...

Caro Fede

La tua uscita è francamente sorprendente, ma ormai, conoscendoti un po', credo che sia strumentale al tuo pensiero fazioso.
Mi spiace solo che stavolta ti sia prestato a questo giochetto miserrimo attraverso gli omosessuali.
Mettere sullo stesso piano l'uscita di Gentilini e le parole di Caruso non solo è malafede ma cinismo bieco, calcoletto da botteguccia radical chic che non incassa più nemmeno il 2% di consensi fra i borghesi à la page.
Sono davvero sconcertato. Inutile dire che ognuno può pensarla come vuole su Caruso (per me ad esempio ha pienamente ragione, anche se lui mi sta sul cazzo!), inutile anche sottolineare come per me Treu sia un ridicolo pupazzo prezzolato nelle mani del Nuovo DisOrdine Mondiale. Ma il punto non è questo. Il punto è che le due uscite non ci azzeccano nulla l'un l'altra (tanto per citare qualcun'altro). Accostarle ridicolizza te in primis. Ho capito che Hong Kong o dove cacchio sei stato ti avrà dato alla testa, ma insomma.
Guarda che agli omosessuali non gliene frega niente di Caruso tanto meno di Gentilini: né di chi li usa per i suoi biechi intentini, ini ini proprio

www.adrianoangelini.net